QUANDO VIENE SOTTOVALUTATO L’INFARTO INFERIORE ACUTO DEL MIOCARDIO?

0
17

Un dolore in zona precordiale, dietro lo sterno, dalla durata superiore ai 15 minuti, di tipo anginoso ma ben più intenso, non completamente reversibile con il riposo o con la somministrazione di nitroglicerina, spesso accompagnato da nausea sudorazione fredda, dispnea e stato ansioso.

Tutto ciò deve farci sospettare un infarto del miocardio. Dalla zona precordiale vi possono essere, abbastanza frequentemente delle irradiazioni al collo, alla mascella, alla spalla, ai polsi ed al braccio sinistro. Il dolore è tipicamente lancinante, compressivo, bruciante, oppressivo.

La durata varia da soggetto a soggetto; può durare da mezzora ad alcune ore o più. Ben il 20-25% dei pazienti non accusa alcun dolore (infarto silente). Ciò si verifica soprattutto nei soggetti diabetici oppure anziani. Non di rado l’infarto silente provoca delle gravi complicanze come lo scompenso cardiocircolatorio. Durante un episodio di dolore toracico la frequenza cardiaca di solito aumenta anche per lo stato ansioso, sebbene possa presentarsi bradicardia secondaria ad un incremento del tono vagale oppure ad un transitorio blocco AV, più comunemente con un’ischemia o un infarto della parete inferiore.

Una frequenza cardiaca normale indica di solito l’assenza di compromissione emodinamica significativa. Se vi è una tachicardia sinusale persistente, oltre le 12-24 ore iniziali, la prognosi non è affatto buona perché predittiva di elevata mortalità. Purtroppo più del 20% degli infarti miocardici non viene scoperta dai pazienti o dal medico per il mancato riconoscimento di sintomi atipici. Non includerei nel dolore toracico atipico (sudorazione fredda, dispnea, nausea, vomito) l’epigastralgia che mi fa sospettare invece un infarto inferiore.

Vi sono sintomi prodromici che precedono l’infarto miocardico acuto?
E’ necessario interrogare il paziente perché <<almeno il 60% di loro accusa sintomi anginosi o simil – anginosi>> (Hurt. Il Cuore. Dec. Ed. 1991). Si può affermare che l’evento infartuale, se si prendono in considerazione i sintomi generali quali stato di malessere mal definito e di astenia marcata, assai raramente si manifesta senza segni premonitori.

Il dolore dell’infarto nella maggior parte dei pazienti si localizza nella parte anteriore del torace e lungo il braccio sinistro o entrambe le braccia, specie nella porzione mediale, oppure, al collo, ai polsi, alla mandibola. Molto di rado viene localizzato tra le due scapole a livello della schiena. Inoltre talvolta nel quadro sintomatologico, il dolore può essere presente solo nelle aree di irradiazione.

Questa sintomatologia prolungata, oltre i 15 minuti, e sia costante dopo un iniziale crescendo, poi talvolta si osserva un andamento intermittente. La riduzione , anche improvvisa, del dolore può tranne in inganno, come se ci fosse una benefica fase di riperfusione cardiaca.

E’ sempre bene eseguire un ECG e gli esami ematologici più opportuni: Troponina I e T, (CPK (MB), LDH, GOT.L’epigastralgia, a mio avviso, non è affatto una variante sintomatologica dell’infarto cardiaco. E’ bene ricordare che la superficie inferiore (diaframmatica) del cuore, come si deduce dalla sua stessa denominazione, si trova appoggiata alla sommità del diaframma.

Non è affatto raro, anzi direi piuttosto comune, che i pazienti colpiti da infarto inferiore acuto si presentino dal medico di famiglia, oppure al pronto soccorso, accusando solamente dolori epigastrici (“alla bocca dello stomaco”) con talora bruciori e/o eruttazioni.

Tali sintomi sono sovente attribuiti ad “ingestione” o meteoritmo gastrico. Per tale motivo vengono sottovalutati, somministrando farmaci gastroprotettivi, senza pertanto eseguire alcun ECG ne altri accertamenti sierologici del caso. Purtroppo, dopo uno – due giorni, ritornano i dolori epigastrici, segnali sempre di un infarto inferiore che è particolarmente devastante.

di Aldo Ercoli

Alzheimer
rubrica-Aldo-Ercoli