Playmastermovie: “Non siamo più invisibili”

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Il GIP di Civitavecchia rinvia a giudizio Brindisi e Bacco per diffamazione aggravata.

Un segnale importante, atteso, incoraggiante.

Il documentario Invisibili non è stato solo un’opera cinematografica: è stato un atto di verità. E oggi, grazie a una decisione storica del GIP del Tribunale di Civitavecchia, possiamo dirlo con forza: non siamo più invisibili.

Il giudice ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e ha disposto il rinvio a giudizio per Giuseppe Brindisi e Pasquale Bacco, imputati per diffamazione aggravata a mezzo stampa. Una decisione che riconosce quanto accaduto non come semplice critica, ma come un attacco denigratorio e immotivato, oltre i limiti del lecito.

Si tratta di un primo, concreto spiraglio di giustizia dopo anni di silenzi, delegittimazioni e attacchi mediatici contro chi, con coraggio, ha scelto di raccontare una verità scomoda.

L’episodio risale al 26 marzo 2023, durante la trasmissione Zona Bianca in onda su Rete 4 e condotta da Giuseppe Brindisi. In quell’occasione venne trasmesso un frammento di due minuti del documentario Invisibili, prodotto da Playmastermovie e diretto da Paolo Cassina.

Quel breve estratto, privo di contesto e selezionato ad arte, fu utilizzato come pretesto per liquidare l’opera come una “farsa”, “fantascienza”,  “un prodotto dell’ala più estrema dei no-vax”

Nessuna replica, nessun contraddittorio, nessuna verifica. Le testimonianze delle persone danneggiate dal vaccino furono definite “presunte”, perché nei titoli non comparivano i cognomi: una scelta deliberata, volta a tutelare i testimoni in un clima di forte ostilità. Una scelta che, invece, è stata strumentalizzata come arma di delegittimazione.

In diretta televisiva, il conduttore Brindisi ironizzò perfino sulla musica, mentre Pasquale Bacco arrivò a dichiarare falsamente di essere stato contattato per partecipare al documentario.

Alessandro Amori, produttore del documentario e fondatore di Playmastermovie insieme al regista Paolo Cassina, con il supporto degli avvocati Roberto Martina e Antonietta Veneziano, hanno presentato denuncia per diffamazione aggravata, con l’obiettivo di difendere non solo la propria reputazione ma soprattutto la dignità di chi ha condiviso la propria sofferenza attraverso Invisibili.

La Procura aveva chiesto l’archiviazione, riducendo i fatti a “libertà di espressione”. Ma l’opposizione ha portato il giudice a una decisione netta: non si trattava di critica giornalistica, bensì di dichiarazioni offensive e prive di fondamento.

Anche Alessandra Riggio e Roberto Stracuzzi, protagonisti del documentario, hanno sporto denuncia: i procedimenti verranno unificati e il processo si aprirà. Sarà, finalmente, il momento della verità.

“Non è solo una nostra vittoria, sottolinea Alessandro Amori, ma un riscatto per tutti coloro che hanno avuto il coraggio di testimoniare in Invisibili. Le loro storie vere, documentate e drammatiche non meritavano di essere ridicolizzate in diretta televisiva”

Questa decisione rappresenta un primo segnale di giustizia: stabilisce che la libertà di stampa non equivale a licenza di insulto e che il giornalismo, per essere tale, deve rispettare il principio della verifica e della dignità delle persone coinvolte.

“Quando abbiamo fondato Playmastermovie, conclude Amori, eravamo consapevoli che l’informazione indipendente avrebbe attirato critiche. Ma ciò che è accaduto in quella puntata di Zona Bianca non è stata critica: è stato un abuso di potere mediatico. Oggi la giustizia ci dice che non tutto può essere detto senza conseguenze. Non siamo più invisibili.”
Alessandro Amori
Play Master Movie