AGGIORNAMENTI SULLA DISTOPICA TRANSIZIONE DIGITALE.
BALESTRATE, IL PARCO GIOCHI TECNO SOCIAL FREE
Più sociali e socializzanti dal vivo, meno social digitali. L’esperimento apripista, l’esempio, oppure, per dirle alla Dante…lasciate ogni Smartphone o voi ch’entrate. Siamo nel Comune di Balestrate, provincia di Palermo, oltre 6.000 abitanti. Qui dal 2019 il primo parco giochi d’Italia e forse nel mondo tecno-social free, cioè vietato ai telefonini per la socializzazione dal vivo, prima inaugurato, poi distrutto dai vandali e infine riaperto, di questi tempi. A due passi dalla scuola Aldo Moro grazie a due finanziamenti da 49 e 54mila euro. Mica bruscolini. Niente WhatsApp, niente Facebook, niente Instagram. All’ingresso un cronometro che conta il tempo senza smanettare sulla tastiera. Multa simbolica per i trasgressori a sostenere le casse dell’associazione dei Genitori balestratesi, ideatori del parco.
“Siamo riusciti a costruire una vera realtà nonostante le tante critiche, pensieri, polemiche ecc… e siamo stanchi di sterili polemiche”, affermano i promotori. Di mezzo l’ostruzionismo e la perfidia locale. Alla fine il Paro sociale e contrario ai social ha vinto.
L’idea, vincente e tutt’altro che retrograda, mi ricorda quella nel Parco del Carnè, Parco della Vena del Gesso nel Comune di Brisighella, Ravenna, qui anni fa aprì un B&B free elettrosmog, cioè senza inquinamento elettromagnetico e con divieto di uso di cellulari e Smartphone. Anche come ristoro per le persone elettrosensibili. Fu costretto a chiudere, montata un’antenna nelle vicinanze. Che smacco. Uno sfrontato attacco alla libertà di vivere una vita disconnessa e nell’autodeterminazione digitale. I nuovi diritti da rivendicare nel terzo millennio della TecnoGabbia.
MICROCHIP PER COLLEGARE IL CERVELLO ALL’IPHONE
A mani libere e senza voce, cioè senza bisogno di movimenti fisici o comandi vocali, ma solo col pensiero del cervello, così si potrà controllare il digitale nell’interfaccia uomo-computer con iPhone, iPad e Apple Vision Pro: in questi giorni la nuova frontiera delle connessioni neurali è stata annunciata da Synchron in collaborazione con Apple, “questo segna un momento decisivo per l’interazione uomodispositivo, è più di uno strumento di accessibilità, è un livello di interfaccia di nuova generazione”, dicono da Synchron, concorrente di Neuralink di Musk, “Apple sta contribuendo a creare un nuovo paradigma di interfaccia, in cui i segnali cerebrali vengono formalmente riconosciuti insieme al tocco, alla voce e alla digitazione.”
Traduco in parole semplici per i meno avvezzi: la creazione del TecnoUomo ambita per la postumanità nella Quarta rivoluzione industriale è praticamente realtà, gli esperimenti su cavie seguiti da investimenti e annunci sensazionalistici, testimoniano come l’ibrido è già tra noi. Nel silenzio tombale sostenuto da chi della visione tecnottimistica né fa fulcro di potere. Perché se il cervello potrà controllare un computer, per la più classica delle proprietà transitive nessuno può escludere che a breve un computer potrà controllare un cervello, passato dalle reti delle cellule nervose a quelle degli algoritmi per Intelligenza artificiale. I dispositivi di interfaccia umana bidirezionali segnano quindi la linea di demarcazione di un progetto contro natura che procede spedito. Mentre c’è ancora chi si interroga sulla funzionalità e l’uso delle nuove tecnologie, dimenticandosi l’assenza di neutralità e che la fusione del fisico col biologico e il digitale sta aprendo nuovi scenari in assenza di consapevolezza e dibattito pubblico.
Ne “L’uomo è antiquato”, ai tempi della seconda rivoluzione industriale il filosofo Günther Anders teorizzava il dislivello prometeico uomomacchina sostenendo che a rivendicare una superiorità ontologica sull’uomo oggi non siano più le divinità ma le macchine. Da Zeus ad Apple, mi viene da dire: ormai è chiaro, nel processo di disumanizzazione i transumanisti stanno categorizzando l’uomo ad oggetto difettoso. E per non restarne travolti, è sempre più impellente la necessità di una nuova resistenza, umana e spirituale. Da tecnoribelli.
BILL GATES: TRA UN DECENNIO L’IA RENDERÀ GLI ESSERI UMANI INUTILI
L’uomo delle profezie ha parlato ancora. Quattro o cinque giorni a settimana senza fare nulla, perché entro i prossimi 10 anni, cioè il 2035, al posto nostro lavorerà l’Intelligenza artificiale, resi inutili gli esseri umani. Si chiama disoccupazione tecnologica e la previsione è, manco a farlo apposta, ancora una volta di Bill Gates, il filantropo dei virus informatici e delle pandemie, parole nei giorni scorsi rilanciate anche dall’ex presidente americano Barack Obama: milioni di posti di lavoro scompariranno, la Quarta Rivoluzione Industriale nella transizione digitale instaurerà il regime della singolarità nel sorpasso delle macchine a danno dell’umanità. E’ la visione transumanista per la post-umanità nel TecnoUomo. Lavoreremo quindi solo due giorni a settimana, una figata no?
Qualcuno s’è lasciato abbindolare, azzardando il paragone con le ‘Lettere dalla Kirghisia’ del poeta e filosofo Silvano Agosti, pagine in cui ognuno sembra gestire il proprio destino e la serenità permanente non è affatto un’utopia. Tipo lavorare meno, lavorare e riposare tutti. Solo che potrebbe succedere il contrario. Perché l’instaurazione della Repubblica dei Gigabyte non è altro che la consacrazione della TecnoGabbia, dove gli algoritmi dell’IA trasformeranno lavoro, diritti e libertà in concessioni gestite da remoto coi software. Il punto di non ritorno è già qui.
di Maurizio Martucci