Overdose da elettrosmog: non bastava il 5G, adesso arriva “Piazza Wi-Fi Italia”

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Le azzardate politiche ipertecnologiche del Governo espongono i cittadini ai pericoli di un eccesso di campi elettromagnetici: nel nome del progresso, svenduta la salute pubblica?

di Maurizio Martucci

Esposti ad un’overdose di radiofrequenze, vivremo come in un grande forno a microonde a cielo aperto. Prima del cervellotico 6G, sull’Italia sta per abbattersi un’ennesima ondata elettromagnetica. Previsti sempre più Wi-Fi per tutti, ovunque, in piena corsa al 5G, mentre svettanti sui tetti dei palazzi restano in funzione le antenne 2G, 3G e 4G. L’invasione tecnologica multipla e cumulativa promossa dal ‘Governo del cambiamento’ stride però con la cronaca, le ricerche più aggiornate sui rischi sanitari e un susseguirsi di casi anomali che non si possono ignorare. L’ultimo arriva da Sacramento (California): fa tremare la notizia di una scuola elementare da incubo. Elettrizzata l’aria dall’ennesima antenna di telefonia mobile piazzata in mezzo alle aule scolastiche, uno dopo l’altro ben quattro bambini di 10 anni si sono ammalati di cancro. I telegiornali americani s’interrogano sulle cause oncogene mentre i genitori, inferociti contro l’impennata d’elettrosmog, accusano proprio l’antenna oltre ogni ragionevole misurazione (il ripetitore è infatti legale e i valori registrati sono nei parametri di legge). Mascherato il rischio negli inascoltati appelli medici per la precauzione e nelle snobbate ricerche scientifiche (non finanziate dalla lobby) che invece propendono per una più marcata cancerogenesi delle radiofrequenze, l’ultimo azzardo è nel progetto ‘Piazza Wi-Fi Italia’. L’obiettivo è irradiare tutti i 7.917 comuni italiani col Wi-Fi, iniziando da 3.407 piccoli centri. “Nell’era del 5G la connessione a Internet deve essere considerata un diritto fondamentale di ogni cittadino alla stregua dell’acqua”, sostiene Luigi Di Maio, promotore senza freni di spericolati progetti hi-tech. Passi pure la bontà del Web nell’accezione originaria di libera informazione circolare (se usato nella connessione via cavo, Internet è sicuro per la salute umana oltre che utilissimo per chiunque, ci mancherebbe pure!), ma l’accostamento del wireless, cioè delle radiofrequenze (possibili cancerogene dal 2011 per l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ad un bene primario come l’acqua e ai diritti fondamentali del cittadino, magari pure quelli costituzionali, beh… allora il sillogismo più che azzardato risuona oltraggioso, uno schiaffo in faccia per quanti si battono in difesa della salute pubblica.

Incurante della richiesta di moratoria avanzata dall’alleanza italiana STOP 5G anche in sede parlamentare (supportata da pareri medici, di ricercatori e scienziati), dimentico della recente condanna dello Stato per mano dei giudici amministrativi del TAR Lazio che obbligano i dicasteri del premier Conte ad attuare una corretta informazione sui rischi sanitari da elettrosmog, in questi giorni il ministro dello sviluppo economico Di Maio ha inviato una lettera ai Sindaci italiani, offrendo parte dell’appetibile torta da 45 milioni di euro in cambio di decine di migliaia di nuovi Wi-Fi da installare lungo corsi e piazze municipale. Mèta dell’irradiazione sono soprattutto i 138 comuni colpiti dal terremoto nel 2016 (Abruzzo, Umbria, Lazio e Marche) e quelli con popolazione sotto i 2.000 abitanti.  Ricalcando l’azzardo già nel decreto ‘salva Genova’ (crollato il Ponte Morandi, stanziati 2 milioni di euro per Genova 5G come se il wireless fosse la soluzione per sisma e catastrofici cedimenti d’infrastruttura), col progetto ‘Piazza Wi-Fi Italia’ si continua a perseverare nel minacciare la qualità dell’aria, sempre più compromessa, sempre più elettrizzata e inquinata, già puntellata dal temuto tsunami del wireless di quinta generazione, oggetto pure di contestazioni nell’ultima mobilitazione ecologista del Friday for future.  Invisibili, inodori e tutt’altro che sicure, le onde elettromagnetiche del Wi-Fi sono una struttura composta da microonde e radiofrequenze. Livelli allarmanti di radiazioni sono stati misurati nelle vicinanze di router, punti di accesso Wi-Fi e vicino a computer portatili connessi, mentre un accreditato studio internazionale ha poi misurato 27,000 μW/m² a 0,5 metri di distanza da un computer portatile in modalità wireless. Secondo ‘Le Linee Guida della Building Biology Evaluation’, questi livelli (oltre 1,000 μW/m²) sono classificati come una “estrema preoccupazione” per la salute, perché ciascuna di queste frequenze comporta una tossicità, stimolando la produzione di radicali liberi, interferendo con i geni responsabili della vitalità cellulare e con il corretto funzionamento di diversi organi, come il sistema nervoso centrale e quello riproduttivo. L’interazione di queste frequenze con i sistemi viventi è grave quando avviene a basse dosi: la loro pulsazione causa un costante cambiamento di potenziale elettrico a livello cellulare. Non solo. Di recente condannato dai tribunali di Roma e Firenze che ne hanno disposto lo spegnimento in alcune scuole per tutelare la salute dei bambini, il Wi-Fi è un segnale sempre attivo, continua cioè ad irradiare quanti, ignari o meno, ne sono investiti sul suo raggio d’azione, indipendentemente da una connessione Internet o da una trasmissioni dati attraverso cellulari, Smartphone o Tablet. Quando poi il segnale Wi-Fi è in uso, l’irraggiamento colpisce in modo più acuto chi lo sta usando, perché il suo dispositivo mobile diventa a sua volta un’antenna, esponendo l’utente ad un vicino campo in radiofrequenza. La domanda, allora, sorge spontanea: non bastava lo spauracchio del già discusso 5G, per il quale oltre cento diffide sottoscritte da cittadini contrari all’adozione sono finite sui tavoli dei sindaci Grando e Pascucci? Perché, col Wi-Fi nelle piazze italiane, la politica continua ad esporci ad un’overdose da radiofrequenze? Con quali conseguenze? E se ci saranno danni, come anche alcuni organi istituzionali ammettono, chi ne pagherà i danni?