MESSER E MADONNA SI DANZA

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“La qual virtute del danzare è un’azione dimostrativa di fuori di movimenti spirituali li quali si ànno a concordare colla misurata e perfetta consonanza d’essa armonia, che per lo nostro audito alle parti intellettive trai i sensi cordiali con diletto discende, dove poi si genera cierti conmovimenti dolci, i quali, come contra sua natura rinchiusi, si sforzano quando possono, di uscire fuori e farsi manifesti”  Da Trattato dell’arte del ballo.

Sabato 15 ottobre, nel castello di Santa Severa, Giovanni Cernicchiaro ha presentato e diretto un concerto musicale corale dedicato alla musica e alla danza medievale e rinascimentale. Musicista, compositore, orchestratore, nonché arrangiatore di fama nazionale ed internazionale, il maestro Giovanni Cernicchiaro ci ha raccontato di come, nel Medioevo, la mancanza di comunicazione letteraria spingeva l’uomo a rivolgersi ai gesti simbolici. Questi gesti rimasero senza ordine fino alla metà del ‘400, quando la figura del Maestro di Danza introdusse nuove regole. Si cominciarono a separare le Danze popolari da quelle di corte. La regina delle Danze era la Bassadanza, una Danza senza salti e movimenti vivaci, legata al sentimento di dignità umana. Durante il Rinascimento, i balli dettati dai maestri di Danza cominciarono ad acquisire sempre più delle strutture drammatiche, proponendo i personaggi della Mitologia classica. L’evoluzione della musica e della danza ed il mescolarsi di danze contadine con danze più nobili sono stati i protagonisti del concerto. Il ballo diviene da manifestazione popolare a segno distintivo delle classi nobili. I ritmi ed i passi si modificano per adeguarli a ricevimenti di sala, al suono di liuti, flauti e vielle; la danza diviene espressione di cultura e magnificenza della corte.

Le Danze si svolgevano in grandi saloni tra i banchetti e tra una portata e l’altra. Il ballo diventa prerogativa delle classi borghesi e mercantili per distinguersi e acquisire prestigio. La Bassadanza, bassa perché a contatto con il suolo, dal portamento nobile, senza salti e dall’incedere grave e misurato e altri tre balli con passi saltati: la quaternaria, il saltarello e la piva. Il concerto ha aperto le danze con la “Gagliarda” spesso citata da scrittori e poeti; ballo molto popolare. Nella gagliarda i ballerini facevano animo con voce alle danzatrici affinché si ingagliardissero a fare bei trotti, salti leggiadri e artificiosi fioretti.

Nel “Ballo del cappello” il ballerino poneva la sua berretta sopra la testa di lei che si sentiva, con questo oggetto maschile, più importante dell’uomo. Stupenda l’interpretazione musicale di “L’Homme Armé” di Josquin Desprez, messa polifonica sulla melodia popolare dell’anonima canzone l’homme armé (l’uomo armato). È probabile che il testo si riferisca a qualche campagna d’armi contro i turchi. È possibile che i governanti condottieri della seconda metà del ‘400 abbiano interpretato il motivo come un riflesso del loro ruolo di uomini d’arme, dediti alla difesa della fede e della loro gente.

“Il Canario” di Gaspar Sanz o danza delle Canarie era ispirato a un canto degli indigeni delle Isole Canarie; si trattava di una danza di corteggiamento, si disponevano in cerchio o in due file che si fronteggiavano. A seconda di questa distinzione c’erano: le danze competitive dove si usavano dei bastoni, le danze rituali (che servivano per evocare la pioggia) oppure dei riti religiosi si svolgevano in

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cerchio con al centro un simbolo religioso, oppure le danze festive di corteggiamento dove due file di ballerini si avvicinavano e si allontanavano contemporaneamente.

Sublime l’esordio della solista mezzo soprano Francesca Romana Iorio con “Fuggi, fuggi, fuggi da questo cielo” di Giuseppino Del Biabo; è il ballo di Mantova, ovvero la mantovana, nota nella bassa padana sul finire del ‘500.

Tra i pezzi ascoltati ricordo con piacere “El Grillo” di Josquin Desprez.
Tra il 1480 e il 1520 si individua l’epoca della Frottola, la forma poetica è detta barzelletta.

Notevoli sono state le interpretazioni di “Biancofiore” di Cesare Negri, “O bellissimi capelli” di Andrea Falconieri e “La follia” di Gaspar Sanz, (folle di divertimento) quest’ultima è stata utilizzata da oltre 150 compositori come base per comporre una serie di variazioni altamente virtuosistiche, “Greensleeves” di Josquin Desprez, la leggenda narra che questo pezzo sia stato dedicato da Enrico VIII alla sua futura moglie, Anna Bolena, che a causa di una malformazione alla mano era costretta a portare vestiti con maniche lunghe da cui potrebbe derivare il titolo di Greensleeves – “maniche verdi”. Sono stati inoltre eseguiti i pezzi di “Ciaccona” di Maurizio Cazzati e il “Tourdion” di Pierre Attaignant, ballo di coppia alla moda nella Francia del ‘500, “Belle qui tiens ma vie” di Thinot Arbeau, “Sonata detta la gallina” di Torquato Merula, “Schiarazula Marazula” di Giorgio Mainiero, dove nel periodo dell’inquisizione (1624) veniva cantata da dame e cavalieri per evocare la pioggia che avrebbe impedito di effettuare roghi per giustiziare le streghe, “The Earl of Essex Gaillard” di John Dowland, “A chi più l’arco tendere” di Stefano Landi ed infine, a conclusione del concerto, “Antidotum Tarantulae” di Athanasius Kircher, musica di valore terapeutico per curare gli effetti del morso della Tarantola.

Un coro altamente tecnico e preparato (Soprani: Peixoto Rosalia, Roberta Carlucci, Andreoli Mirella, Enza Obertis, De Andrade Rute, Simonetta Ili, Manuela Marsili, Raffaella Venturini; Contralti: Aurelia Realgar, Emanuela Pelosi, Paola Cavallini, Angela Arnaldino, Beatrice Bernardi, Lucia Li volsi, Gabriella Valentini, Susanna Agutoli, Maria Teresa Fracassa, Donella Baccini, Silvia De Clementi, Viviani Magda Luisa, Rose Hayden, Stefania Di Francesco Tenori: Teo Filippone, Fernando Ferluga; Bassi: Franco Padovano, Francesco Ruda, Carlo incoronato;), costumi d’epoca e danzatrici ci hanno trasportato indietro nel tempo facendoci apprezzare e vivere il divertimento ai tempi del Medioevo e del Rinascimento.