UN’OPPORTUNITÀ IN PIÙ NELL’INSUFFICIENZA VENOLINFATICA.
di Aldo Ercoli
Quale drenante linfovenoso ho già parlato e scritto riguardo delle gemme della Castanea vesca (Noce): 50 gtt di MG 1 DH la mattina prima di colazione oppure la sera prima di coricarsi.
Nel mondo vegetale c’è però un’altra pianta, questa volta erbacea, il Melilotus officinalis, dal fusto eretto, foglie alterne e fiori gialli raccolti in spighe, che in fitoterapia (T.M. 30 gtt 3 volte al giorno lontano dai pasti (10 – 15- 19) che è altrettanto valida in questa tipologia di patologie linfatiche, insufficienza venosa (varici, emorroidi, ulcera fleboprotica).
Il meliloto protegge il microcircolo, facilità il ritorno venoso e la circolazione linfatica.
Quali sono i suoi principi attivi?
Direi soprattutto i benzopironi di tipo cumarinico (7-idrossi – cumarina), poi i benzopironi di tipo flavonoidico e gli acidi fenolici (caffeinico, salicilico). E’ per queste proprietà che il Melilota viene giustamente considerato un rimedio specifico nella sintomatologia dell’insufficienza venolinfatico.
Ciò si deve alla cumarina che, se viene solubilizzata in alcol, perde la sua capacità anticoagulante, stimolando invece il Sistema Reticolo Endoteliale (SRE) e la capacità proteilitica de macrofagi (j.Bruneton Pharmacognosie. Technique documentation. Lavoisier Paris 1993). <>(E. Campanini Dizionario di fitoterapia piante medicinali. Tecniche Nuove Milano 1998).
Qual è il rovescio della medaglia?
Il Melilotus officinalis è una pianta foraggiera per i bovini. Qualora lo stoccaggio non sia realizzato in condizioni idonee, la pianta si “ammuffisce”, si deteriora, e può provocare emorragie, anche fatali, a carico del bestiame. Questo avviene in quanto la cumarina, ripeto conservato non correttamente, si trasforma in idrossi – 4 – cumarina, ossia in dicumarolo (utilizzato in allopatia come anticoagulante in quanto agisce diminuendo la sintesi di protrombina: basti pensare al Sintrom oppure all’omonimo Coumadin).
L’indicazione clinica nel trattamento di edemi di natura infiammatoria o comunque da ristagno linfovenoso, con miglioramento della fragilità capillare cutanea, è stato anche documentato dalle sperimentazioni effettuate da M. Rombi. (Tinture Madri in fitoterapia Milano 1992).
Gli estratti di meliloto aumentano la resistenza capillare, diminuiscono la permeabilità della parete vascolare, migliorano il ritorno venoso e la circolazione linfatica, in virtù della sua azione sia antinfiammatoria che antiedematosa.
L’impiego terapeutico fitoterapico è esteso anche nel trattamento, solo sintomatico, nelle turbe digestive minori e nelle forme lievi di insonnia su base neurodistonica. In effetti la dicumarina, sempre quando non è alterata, vanta un azione, seppur blanda, antispasmodica.
Specie negli anziani e nei bambini l’infuso al 5% ha spesso fornito eccellenti risultati. Una proprietà sedativa che, secondo H. Lequerque, (Precis de phytothérapie. Massion. Paris 1976) è utile quando l’ansia si accompagna ad sensazioni angosciose con vergini.
Quali sono gli effetti secondari?
Quale la tossicologia?
Alle dose terapeutiche (T.M., 40 gtt 3 volte al giorno) la letteratura non segnala effetti secondari tossici. Forti dosaggi oppure somministrazioni prolungate (oltre i due mesi) possono provocare un lieve effetto narcotico (nausea, cefalea). Aggiungerei con B.Brigo (L’uomo, la Fitoterpica, la Gemmoterapia. Tecniche Nuove 1996) che la presenza di cumarina del meliloto può provocare danni al fegato (a forti dosaggi).
Talora possono insorgere anche lievi disturbi gastrointestinali. In conclusione le indicazioni terapeutiche principali sono i disturbi della circolazione venolinfatica con azione profilattica sulle tromboflebiti e la stasi linfatica.
Nell’insufficienza venolinfatica utilizzo la seguente associazione. Castanea vesca mg 1 DH 50 gtt la mattina prima di colazione Meliloto officinalis T.M. 30 gtt tre volte al giorno (10-15-19) lontano dai pasti.
N.B. In tutti i casi è sempre consigliabile un esame ecodoppler degli arti inferiori e visiva angiologia.