L’Omosessualità nel dibattito scientifico contemporaneo – 3° parte

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omosessualità
Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta

Nei precedenti articoli ho descritto le posizioni contrapposte nel mondo scientifico circa le cause dell’omosessualità, sottolineando come la tendenza generale sia quella di considerare l’omosessualità semplicemente una scelta sessuale, un modo di stare al mondo tra tanti modi possibili. Nel 2° articolo ho descritto come la psicoanalisi freudiana di inizio ‘900 abbia contribuito a rafforzare l’idea che l’omosessualità fosse una problematica psicologica da curare con un percorso di analisi che “risolvesse” l’angoscia di castrazione sottesa. Ho sottolineato poi come la psicoanalisi contemporanea abbia preso le distanze da questa posizione, spostando il suo interesse sull’analizzare non le cause dell’omosessualità, ma il perché da secoli ci sia un tale astioso accanimento religioso, politico e socio-culturale in diverse parti del mondo contro l’omosessualità. La teoria psicoanalitica a tal proposito ci dice che le persone maggiormente ostili verso gli omosessuali, così come le persone che hanno forte il bisogno di “normare” i vari comportamenti in generale, hanno una struttura di personalità rigida e fortemente controllante rispetto alle loro stesse pulsioni, di cui avrebbero imparato ad avere timore. E qui ovviamente il timore si estende anche al timore di poter scoprire in se stessi una bisessualità e/o delle pulsioni omosessuali. A tal proposito ho trovato molto interessante il film “American beauty”, con Kevin Spacey. In questo film viene descritta brillantemente la dinamica di cui sto parlando, poiché viene mostrato come uno dei personaggi fosse inconsapevole della sua omosessualità e fosse al contempo invece molto intollerante verso l’omosessualità degli altri, timoroso che il figlio potesse essere gay. Il suo odio violento contro gli omosessuali cresceva con il crescere della sua attrazione per il vicino, mentre lo vedeva allenarsi nudo. Queste pulsioni però gli creavano angoscia, se ne difendeva, non le poteva minimamente accettare in se stesso e allora le rimuoveva e le proiettava sugli altri, “gli sporchi omosessuali” da odiare e combattere. Ma la battaglia era dentro di lui. Ora naturalmente questa è una caratterizzazione cinematografica, nel senso che non tutti quelli che sono intolleranti verso i gay sono inconsciamente gay essi stessi senza saperlo, tuttavia probabilmente hanno una personalità autoritaria e rigida, orientata a definire cosa sia giusto e cosa sbagliato, cosa sia socialmente accettabile e cosa non vada bene, con un bisogno forte di controllare l’ambiente, ma anche le sensazioni e le emozioni che arrivano da dentro di loro, che inconsciamente temono, anche perché non le conoscono bene, non ne hanno confidenza. Questo perché hanno ricevuto probabilmente un’educazione rigida o perché si sono messi in testa fin da piccoli che essere accettati dai loro genitori significasse diventare come si immaginavano loro volessero che fossero. E probabilmente si sono immaginati li volessero perfetti, controllati, molto educati ed hanno ottenuto questo controllo sul proprio corpo e i loro desideri attraverso un’autodisciplina molto severa che li ha allontanati da una confidenza con le proprie ambivalenze emotive, con le loro pulsioni. La psicoterapia può in tali casi essere di grande aiuto nel diminuire queste rigidità caratteriali e permettere un alleggerimento del modo di vivere se stessi dapprima e poi gli altri.

Dottor Riccardo Coco
Psicologo – Psicoterapeuta

Psicoterapie individuali, di coppia e familiari

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