LITORALE, L’EROSIONE COLPISCE ANCORA

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A LADISPOLI PERÒ IL SINDACO ANNUNCIA L’ARRIVO DEI FONDI PER LE SCOGLIERE: «ABBIAMO AVVIATO L’ITER»

Il mare avanza e non concede tempo a chi è chiamato a proteggersi dal nubifragio dell’ultimo periodo. Sulla costa di Cerveteri e Ladispoli l’erosione continua ad inghiottire ampi tratti di spiaggia gestita dai balneari ma anche le porzioni libere, un danno consistente. E se nella terra etrusca non si intravedono all’orizzonte piani finanziati dagli enti sovracomunali per proteggersi dalle forti mareggiate, spiragli al contrario ce ne sono nella città ladispolana. Un discorso affrontato già mille altre volte con gli ormai tanto discussi 6 milioni di euro della Regione Lazio che dovevano arrivare già 10 anni fa ma che furono bloccati per via di un contenzioso tra le parti. L’annuncio del sindaco. «I fondi delle scogliere in parte sono arrivati, – afferma Alessandro Grando – circa un milione di euro. Stiamo per affidare l’incarico affinchè venga rivisto il vecchio progetto definitivo per andare avanti con gli studi di valutazione impatto ambientali».

È davvero una corsa contro il tempo per riuscire ad avviare i cantieri che però, a quanto pare, non partiranno prima della prossima estate. «L’iter purtroppo è lunghissimo – prosegue Grando – però con dei lavori ad opera d’arte, concordati con la Regione naturalmente, riusciremo a coprire il tratto che fa da Torre Flavia fino al fiume Sanguinara, quindi occupandoci anche della fascia centrale con barriere a forma di “T” parzialmente sommerse. Al momento opportuno illustreremo il piano ai balneari».
Simboli sotto attacco. Come dicevamo però le onde, inesorabilmente, proseguono il suo corso. La natura è più veloce insomma della burocrazia. Basta recarsi nella Palude di Torre Flavia, area a rischio, nonostante sia meta di turisti e studenti dei vari istituti del comprensorio. L’acqua marina è ormai a contatto con quella paludosa di Torre Flavia, fenomeno che potrebbe compromettere il futuro dell’habitat naturale pieno di uccelli, anfibi e rettili. «La situazione è drammatica, la Palude è a rischio – lancia l’appello Corrado Battisti, responsabile del sito per Città Metropolitana – servirebbero al più presto delle protezioni su questo versante – prosegue Battisti – le condizioni delle Palude sono peggiorate tantissimo e in settimana effettueremo un sopralluogo per capire la portata dei danni. Per fortuna che il maltempo in questi ultimi giorni ha concesso una tregua».
La replica. «In queste ore mi recherò sul posto, – sostiene Filippo Moretti, delegato delle Aree protette di Ladispoli – allo stato attuale bisognerebbe subito creare un argine per impedire al mare di contaminare l’acqua dolce e renderla salmastra. Significherebbe modificare in modo permanente la flora e la fauna oltre a veder morire diverse specie di animali. Non c’è tempo da perdere. Le falle sono evidenti e ognuno deve fare la sua parte. La Palude è di proprietà dell’Arsial e la gestione è di Città Metropolitana. Vanno benissimo le iniziative ambientali solo che adesso ci vuole un impegno concreto».

Intanto i privati stanno correndo ai ripari in questi giorni con interventi fai-da-te, in attesa delle tanto promesse barriere protettive. È il caso ad esempio dello stabilimento “Scorpion Bay Beach” di via Fregene, punto messo a duro prova dalle mareggiate. I titolari hanno posizionato delle tavole di legno per impedire alle onde di portarsi via gli arredi (stesso scenario al “Molto” su via Regina Elena). A nord divorate anche le spiagge libere di via Santa Severa e l’area della Palude di Torre Flavia. E nell’immediato c’è pure da rimboccarsi le maniche per l’enorme quantità di rifiuti che i canali e il mare hanno depositato in queste ore sull’arenile, da nord a sud passando per il lungomare centrale. Disperati i pescatori professionisti di Porto Pidocchio.