L’IMPORTANZA DELLA MEDICINA TERRITORIALE NEL COVID19

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Dottor Professor Aldo Ercoli
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Credevo, anzi speravo, che la pandemia del covid-19 rallentasse con l’arrivo dell’autunno. La “coda della curva a campana” sta registrando invece un incremento del numero dei contagi e, seppur, in maniera più contenuta, anche quello dei ricoveri ospedalieri e dei decessi (passati da una decina a due decine ma saranno tutti per il Covid o con altre patologie più Covid?).

L’Istat e il Ministero della Salute aveva sottostimato i contagi. Uno studio elaborato dai dati sierologici relativi al periodo che va dal 25 maggio al 15 luglio, riportava una cifra epidemica di poco meno di un milione e mezzo di casi. In realtà il numero dei contagiati era di gran lunga maggiore. Gli esperti, ora innalzano i contagi di molto: quattro, sei, persino dodici milioni. I miei dubbi sui falsi negativi li ho sempre avuti.

Quando a giugno-luglio i laboratori basati sui test sierologici erano pari a 4-5% di positivi non ci ho creduto. Possibile, mi sono chiesto, che pur circolando il virus da ben prima di natale 2019 il 95% dei soggetti, pur con differenze territoriali, non fosse mai venuto a contatto col virus? Lo stesso dubbio che aveva il prof. Bassetti: i sierologici positivi erano solo la punta dell’icerberg di un contagio ben più diffuso. Il test sierologico per rintracciare gli anticorpi IgG anticovid19 è, come del resto sono i tamponi naso-faringei, solo una fotografia, un’istantanea della pandemia attuale.
Gli anticorpi specifici scompaiono dal sangue dopo solo pochi mesi. E’ dunque molto probabile che gran parte della popolazione sia venuta a contatto, in maniera del tutto asintomatica o paucintomatica, in passato. E’ altrettanto probabile che altrettanti soggetti, forti del duplice sistema autoimmune, quello acquisito che produce gli anticorpi e quello innato che non li produce, abbiano messo in circolo anticorpi specifici. Per quanto concerne invece i tamponi maso faringei stesso discorso. I soggetti asintomatici risultati negativi possono solo dopo pochi giorni positivizzarsi (il periodo di incubazione del covid.19 è di circa 4-6 giorni).
Affidarci esclusivamente ai test di laboratorio (sia sierologici che nasofaringei) ci ha portato fuori strada. Il virus è stato certamente contenuto, tenuto a freno, grazie alla chiusura totale ma, con le vacanze estive, ed il “liberi tutti”, è ritornato a farsi sentire. Adolescenti e giovani tornati dalla vacanze (discoteche, movida, rapporti sessuali) sono tornati a casa, seppur asintomatici, contagiando persone più fragili dal punto di vista immunitario: immunodepressi, cardiopatici severi, soggetti oncologici, anziani con più malattie.

I protagonisti della pandemia sono due : il virus e il paziente. Si può essere più o meno resistenti, se si è sani ad una carica virale modesta ma tutti possono seriamente contagiarsi in condizioni nella quale la carica virale è notevole (malati in sala rianimazione, residenze per anziani etc). E’ come se si entrasse in una camera a gas. Premesso tutto ciò credo che più che affidarsi solamente agli strumenti di laboratorio occorre tornare a fare i medici clinici. La medicina territoriale, quella che amo definire “medicina di frontiera”, deve essere assolutamente rafforzata. Nella stragrande maggioranza dei casi il morbo se individuato nelle prime fasi può essere curato efficacemente a domicilio grazie ai dati clinici del malato sintomatico in associazione con il tampone nasofaringeo. Le medicine, poco costose (vedi idrossiclorochina), in associazione con un antibiotico macrolide e lavaggi nasofaringei con soluzioni saline o altri preparati naturali possono stroncare sul nascere la diffusione del virus impedendogli di raggiungere i polmoni evitando cosi le pericolose polmoniti interstiziali. Se necessario è bene anche utilizzare anche i cortisonici. Questo è almeno il mio parere.

Per quanto riguarda il resto valgono le raccomandazioni di sempre; uso della mascherina (non alle elementari), distanziamento fisico e lavaggio delle mani. C’è però chi si contagia più facilmente di altri.
Così al ristorante o nelle feste conviviali i soggetti immunologicamente più fragili vanno distanziati e ancora più protetti. Chi per professione è a contatto con una moltitudine di persone (ove le cariche virali si sommano) quali attori, presentatori, cantanti, politici, manager etc abbiamo visto che si contagiano più facilmente anche di forme gravi.

Quando registriamo l’aumento dei ricoverati dei pazienti in terapia intensiva e soprattutto dei decessi (seppur in numero molto limitato rispetto ai mesi primaverili) dobbiamo sempre domandarci chi sono, quanti anni e quante malattie avevano. Ora dopo il ritorno dalle vacanze un altro pericolo può insorgere dalla riapertura delle scuole liceali e universitarie (non quelle delle elementari perché i piccini sono praticamente immuni).
Possiamo grazie ad una efficiente medicina territoriale (di frontiera) diagnosticare rapidamente i soggetti più a rischio? Io credo di si. Quando uno stato febbrile superi i 38° C per tre giorni, specie se accompagnata da una tossetta secca stizzosa, un tampone va fatto anche a domicilio evitando di intasare i pronto soccorsi con rischio di contagiare altri. Una accurata visita con un Rx del torace sono a mio avviso indispensabili, assieme al tampone, per giustificare o meno un ricovero ospedaliero. Il vaccino antinfluenzale, specie per gli over 65, è utile ma la sua protezione non è completa (è pari al 60-70%). La clinica è più importante.

Esistono varie cure farmacologiche per sconfiggere il Covid-19. Sono diverse a seconda dello stato clinico del paziente contagiato.

Negli asintomatici nessun farmaco a parte gli immunomodulanti.
Nei sintomatici con febbre da alcuni giorni, tosse secca stizzosa il trattamento con idrossiclorochina, antibiotico macrolide (azitromicina), fermenti lattici e soluzioni nasali idrosaline va effettuato prima possibile. In alcuni casi sono necessari anche i cortisonici.
Nei pazienti con sintomi più rilevanti con anche difficoltà respiratorie, specie in coloro che hanno sottovalutato i sintomi precedenti, è necessaria spesso l’ossigenoterapia associata ad antivirali (remsidevir), cortisonici, anticorpi monoclonali specifici, eparina. Questa terapia necessità di ricovero ospedaliero onde evitare la sala rianimazione.

A queste linee guida personali (in cui è basilare la diagnosi precoce) suggerirei che oltre alla indispensabile visita medica, vada eseguita anche una radiografia del torace. Il Covid-19 è spessissimo “muto” all’ascoltazione dei polmoni.

Aldo Ercoli
Broncopneumologo, già docente in Microbiologia Ambientale.