LE NUOVE FRONTIERE DELLA MICOTERAPIA (FUNGHI MEDICINALI)

0
1806

A cura del Dottor Professor Aldo Ercoli

Dottor Professor
Aldo Ercoli

Se fino a pochi anni fa i funghi erano ritenuti appartenenti al mondo vegetale, attualmente sono riconosciuti (sia i funghi che le muffe) alla stregua di organismi che fanno parte di un mondo a sé, direi intermedio tra il regno vegetale e quello animale. Addirittura funghi ed animali sono più strettamente affini tra loro rispetto a quanto lo siano con le piante.

I funghi non hanno clorofilla e non conoscono la fotosintesi; la loro parete cellulare è formata da chitina (come nei crostacei) e non da cellulosa; si riproducono attraverso spore e non con i semi; sono eterotrofi (organismi che si nutrono di sostanze organiche che siano state già elaborate da organismi viventi); sono composti di filamenti chiamati ife.

Dal punto di vista evolutivo i funghi si sono diversificati dalle piante 460 milioni di anni fa e le malattie che colpiscono le piante non affliggono gli esseri umani a differenza di quelle da funghi. Poiché umani e funghi condividono analoghi antagonisti microbici, quali escherichia coli, staphylococcus aureus, pseudomonas aeruginosa, gli umani possono beneficiare delle strategie difensive naturali dei funghi che producono antibiotici per combattere i microrganismi” (Flavio Limido– Introduzione alla micoterapia, Cahiers de biotherapie, sett. 2015).

Le muffe sono dei funghi. Basti pensare alla ‘casuale’ scoperta della penicillina da Fleming al Saint Mary Hospital di Londra. Le muffe verdi o azzurrastre portano ad un deterioramento di frutta e derrate alimentari. Si tratta di veri e propri funghi (hanno un proprio micelio superficiale e feltroso) che trovano le loro condizioni favorevoli, al fine del loro sviluppo, laddove esistano sostanze organiche, oscurità ed alta umidità.

Sono però le stesse condizioni che favoriscono gli attacchi da parte di batteri, con i quali le muffe si trovano spesso “a guerreggiare”. Molto spesso riescono vincitrici da questi scontri grazie alla secrezione di sostanze ad azione batteriostatica (antibiotici). Già una decina di anni fa mi occupai di questo argomento (sulle stesse pagine de L’Ortica) sottolineando che a livello submicroscopico vi è una lotta perenne tra batteri e virus contro muffe, actinomiceti, nocardie.

La muffa inserendosi su un tessuto organico, animale o vegetale, morto forma una specie di “pietra tombale” per chi è defunto, ma è lei a rinascere a nuova vita. Nel fungo il micelio (costituito da un intreccio di ife, sottili filamenti microscopici spesso invisibili e nascosti sotto terra) ha bisogno di nutrirsi di sostanze organiche per vivere.

Quello che noi vediamo non è altro che il corpo fruttifero del fungo stesso; quello che cresce al di sopra del suolo e ha il precipuo scopo di rilasciare le spore che rappresentano la parte fondamentale del ciclo riproduttivo. Il micelio nasce e si espande soprattutto su legno in decomposizione (carbo vegetabilis in omeopatia). Poi, una volta compattata, si forma il corpo fruttifero che si espande fuori dal terreno, specie in primavera ed in autunno, dopo le piogge stagionali.

Le sostanze organiche morte, in decomposizione, vengono degradate dal micelio fungino in virtù di enzimi digestivi, inattivando contemporaneamente tossine e opponendosi ad agenti patogeni. In questa “vita mea-morte tua” vi è un segnale naturale (già studiato da Paracelso) in cui bene e male (vita e morte) si incontrano come il sole e la luna.

Vi sono funghi velenosi che portano a morte se ingeriti (ad es. Amanita phalloides e virosa oppure il Porcino malefico, detto anche Boletus satanas dal gambo rosso) ma molti sono commestibili (il porcino nero, elegante, giallo, baio, bovino, rosso; l’ovulo buono, i prataioli, il gallinaccio, i chiodini detti anche pioppini etc) e altri non commestibili ma nemmeno tossici.

La ricerca moderna, dopo un’attenta revisione della letteratura mondiale sui funghi medicinali (specie esperienze scientifiche che si riferiscono all’estrazione di sostanze fungine con acqua calda: funghi Coriolus, Shiitake etc) ha evidenziato numerose proprietà terapeutiche, in gran parte ancora sconosciute, del fungo stesso.

I funghi non velenosi possono essere non solo semplici alimenti ma di valido aiuto in svariate patologie in cui la medicina ufficiale non ha proposte terapeutiche efficaci.

Pensate alle malattie organiche degenerative; alle virosi conclamate; a quelle legate a deficit immunitari; alle patologie infiammatorie e/o allergiche; addirittura forse, anche alle neoplasie. Il Prof. Ivo Bianchi e altri hanno studiato e approfondito il tema dei funghi medicinali nella pratica clinica sin dal 2008.

Ma siamo solo all’inizio, c’è ancora molto da scoprire.