La tecno-dittatura del 5g

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Imposto dall’unione europea su iniziativa privata, appresi i rischi molti comuni rifiutano la nuova tecnologia. Mentre la stampa censura le notizie sulla cancerogenesi da elettrosmog. Perché?

di Maurizio Martucci

Nessuno ce lo ha chiesto. Non ci hanno chiesto di aderire alla Rivoluzione Digitale, se siamo pronti a fare un salto nel buio, in quell’inesplorato limbo dove (come ha ben detto Di Maio) “nulla sarà più come prima”. Non ci hanno chiesto il permesso di cambiare le nostre automobili e tutti gli elettrodomestici per connettere simultaneamente un milione di oggetti ogni chilometro quadro, trasformando le nostre dimore in case domotiche. Non ci hanno detto che un posto di lavoro su due potrebbe essere sostituito da un ibrido cyber-uomo, creature robotiche vere, tutt’altro che fantascientifiche. Non ci hanno chiesto il consenso di salire a bordo di un’automobile senza conducente. Se vogliamo partecipare ad una sperimentazione senza precedenti nella storia dell’umanità. Se vogliamo fare da cavie umane per provare sulla nostra pelle un’immersione elettromagnetica che, dicono gli esperti, viola il codice di Norimberga. Non abbiamo mica dato il nostro consenso informato per subire tutto questo dall’oggi al domani: ma insomma, perché il 5G? Chi lo vuole?

CHI VUOLE IL 5G?
Voluto dagli americani della Next Generation Mobile Network (lobby privata di operatori, venditori e produttori di telecomunicazioni), nel 2012 l’Unione Europea approva il 5G Action Plan invitando gli stati membri a recepire il colossale progetto del wireless di quinta generazione.

LA COMPLICITA’ DI GOVERNO E PARLAMENTO
Privo di studi preliminari sui rischiosi effetti per ecosistema e salute umana, con disinvoltura il 5G viene adottato dal Parlamento italiano nella futuristica idea di offrire servizi d’innovazione tecnologica all’intera popolazione, coprendo tutto il territorio nazionale di inesplorate radiofrequenze, microonde millimetriche supportate da milioni di nuove antenne senza alcun consulto medico-scientifico né coinvolgimento di Sindaci e istituzioni sul territorio. Oltre le Smart City, nel 2018 l’Agenzia delle Comunicazioni individua d’imperio 120 piccoli Comuni d’Italia per programmare un’adozione più capillare del 5G anche nei centri scarsamente abitati, pesino frazioni con pochi abitanti.

SINDACI TENUTI ALL’OSCURO
Sindaci 5G a loro insaputa (tenuti all’oscuro, perché?), interpellati dall’alleanza italiana Stop 5G alla fine realizzano l’inganno sulle possibili ricadute sanitarie. Nei consigli comunali di una quarantina di municipi, Regioni e Province una dopo l’altra fioccano mozioni Stop 5G, mentre le giunte comunali più avvedute e consapevoli (l’ultima, la castellana Rocca di Papa) senza tergiversare deliberano una moratoria per scongiurare un asserragliamento elettromagnetico che il Governo s’ostina ad attuare.

LA MOBILITAZIONE STOP 5G
Solo a Febbraio, e ancora su proposta dell’alleanza italiana Stop 5G, dopo ben quattro audizioni consecutive, la commissione parlamentare Telecomunicazioni ascolta i pareri dei medici di ISDE Italia e degli scienziati dell’Istituto Ramazzini: valutate le evidenze più aggiornate della letteratura biomedica, in nome del principio di precauzione a Montecitorio viene ratificata una richiesta di moratoria nazionale, ribadita in conferenza stampa alla Camera dei Deputati dopo una campagna pubblicitaria prodotta dal basso col crowdfunding dei cittadini. Il 5G non è sicuro! Tra le proteste e le mobilitazioni degli attivisti Stop 5G di mezza Europa, in via cautelare l’Internet delle cose viene bloccato a Bruxelles e in quattro cantoni svizzeri, mentre Olanda e Germania pretendono test che possano scongiurare un’overdose da elettrosmog e il Comune di Ravensburg progetta zone Free (cioè senza irradiazioni del 5G) per proteggere malati e categoria più a rischio. Motivo per cui Malta non ha messo all’asta le nuove bande, al contrario dell’Italia, che s’è spinta molto più in là.

IL SILENZIO DEGLI ORGANI DI INFORMAZIONE
Nella Risoluzione di Vicovaro approvata a Marzo dopo il 1° Meeeting Nazionale Stop 5G, è stata invitata la “Commissione Vigilanza Rai a valutare il livello d’informazione sinora offerto nei servizi di radiotelevisione pubblica circa i pericoli sanitari del 5G”. Perché in mezzo a tutto questo tira e molla, l’opinione pubblica è il vero anello debole della catena: il cittadino inerme resta spiazzato, tra ammiccanti spot pubblicitari che rivendicano il business e l’assenza di un’informazione sui pericoli. Le inchieste sul lato oscuro del 5G sono merce rara, solo Il Fatto Quotidiano, Report, Petrolio e TG3 Leonardo hanno detto ciò che molti censurano. Perché le altre redazioni tacciono, sbeffeggiando il caso parlando persino di complottismo allarmista come ha fatto Striscia la Notizia: a stampa e Tv non sembra interessare chiarire un aspetto tutt’altro che marginale, che investirà la salute di ognuno di noi (nessuno escluso). Eppure solo negli ultimi giorni è stato un susseguirsi di notizie da copertina, lanci da sbattere in prima pagina, roba da apertura di telegiornale, da speciali in radio e talk show in prima serata (come avviene in America, dove il dibattito esiste eccome!). L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Organizzazione Mondiale della Sanità, cioè il massimo ente pubblico sanitario del pianeta) ha ufficializzato la rivalutazione della classificazione della cancerogenesi delle onde non ionizzanti, radiofrequenze presto rivalutate in Classe 2A (probabili cancerogeni) se non addirittura in Classe 1 (cancerogeni certi). Non solo. In favore di un lavoratore aeroportuale milanese danneggiato da pervadenti campi elettromagnetici, il Tribunale di Monza ha emesso l’ennesima sentenza (primo grado) che attesta il nesso elettrosmog=cancro, mentre l’Alleanza Contro il Cancro (fondata dal Ministero della Salute, ne fa parte pure l’Istituto Superiore di Sanità) sta studiando le cause di un tumore maligno al cervello (glioblastoma) puntando sull’invisibile inquinamento dei cellulari. Per sfatare tabù e tesi negazioniste (fondate su studi di dubbia imparzialità al centro di scandali sui conflitti d’interessi con le aziende), l’alleanza italiana Stop 5G ha portato in Senato malati oncologici ed elettrosensibili, cercando in queste agghiaccianti testimonianze la mossavincente per rompere il muro di gomma, alla luce del sole.

LA MINISTRA DELLA SALUTE COME PONZIO PILATO
Non è più possibile perseverare, ignorando nell’evidenza una certezza ormai assodata anche dalle compagine assicurative più prestigiose al mondo: se anche la Swiss Re e Lloyds non coprono più il danno biologico da elettrosmog, significa che il Re è nudo! Ma allora perché il Governo continua a far finta di nulla? E il ponziopilatesco Ministro della Salute Giulia Grillo, perché continua a mettere la testa sotto la sabbia? E il mainstream, i grandi mezzi di informazione: perché tradiscono di investigare sui rischi e non informano l’opinione pubblica che si ritroverà a vivere 24 ore al giorno dentro un grande forno a microonde a cielo aperto?