“L’esercizio della medicina è fondato sulla libertà e sull’indipendenza della professione”, così recita l’articolo 4 del Codice di Deontologia Medica a dispetto della ragnatela di normative, lacci e lacciuoli con cui sono costretti a convivere i medici.
Una ragnatela tessuta anno dopo anno in nome dell’ interesse assistenziale, quando invece a predominare sono gli interessi finanziari. Mastodontici interessi per i quali il processo di disumanizzazione della medicina rappresenta il passaggio necessario per raggiungere il vero obiettivo, quello di una “medicina senza medici” e senz’anima.
Ciò che vediamo in atto è una vera e propria guerra contro l’essere umano ed il suo fondamento, la libertà, e in primis la libertà di cura, una guerra che è esplosa in tutta la sua ferocia negli anni della pandemia: è il prezzo che si paga per una medicina caduta nelle mani dell’industria farmaceutica.
In siffatto contesto non desta meraviglia la grancassa mediatica a favore della riforma del MMG che dal 2012 si sta cercando di introdurre, in base alla quale si vorrebbero trasformare i medici di base da liberi professionisti convenzionati in dipendenti pubblici nonché creare aggregazioni di dottori che assistono fino a 30.000 abitanti, in modo tale che il paziente non abbia più un solo medico ma un gruppo di medici di riferimento, in un sistema straniante in cui ogni volta il paziente si ritrova davanti ad un medico diverso, che non conosce né lui, né la storia clinica, un medico che non può far altro che obbedire, con burocratica ottusità, alle linee guida dettate.
Secondo Milena Gabanelli, in un articolo pubblicato lo scorso 28 aprile sul Corriere della Sera, questa riforma è essenziale e se mai non passasse, rischieremmo di sprecare i fondi del PNRR e incorreremmo in grossi problemi causati dall’organizzazione autonoma: possibile fallimento di campagne vaccinali in quanto il medico sarebbe libero di decidere se e come vaccinare; la non obbligatorietà del lavoro di gruppo per i medici di famiglia nonché la possibilità che un medico si rifiuti di fare tamponi per accertare la positività al covid. Come dice il medico psicoanalista Emilio Mordini “non sarei riuscito a trovare tre esempi più convincenti per opporsi a questa brutta riforma” che mira palesemente a privare il medico di base di quelle poche briciole rimaste di libertà decisionale sulle cure.
La Fimmg, il sindacato dei medici di famiglia, che si oppone a questa riforma facendo appello alla deontologia e alla dignità professionale, forse sarebbe il caso che facesse un po’ di autocritica dopo quanto è accaduto durante la pandemia, domandandosi se per caso essa stessa abbia contribuito all’erosione della dignità professionale consentendo che il medico di base venisse sopraffatto da doveri nei confronti dello stato, da misure governative ascientifiche e da uno svilimento totale della individualità professionale.
Il rifiuto di fare visite a domicilio, l’obbedienza cieca a circolari ministeriali qualunque assurdità esse raccomandassero, l’accettazione acritica di una campagna di vaccinazione a tappeto che non teneva conto delle classi di rischio con un prodotto non testato nei suoi aspetti fondamentali come la genotossicità e l’oncogenicità, l’abdicazione alle responsabilità verso i propri pazienti per mezzo dello “scudo penale” e del “consenso informato” tutt’altro che informato e tutt’altro che libero, cosa avrebbero potuto causare se non sfiducia nei confronti della categoria ridotta a longa manus del governo esecutrice di ordini impartiti?
Nella guerra totale contro la libertà di cura, uno dei nemici principali è il medico omeopata. Sono anni che si sta cercando di demonizzare l’omeopatia, con varie campagne denigratorie a mezzo di “influencer” prestigiosi come Piero Angela.
Nei giorni scorsi non poteva che essere Roberto Burioni a rilanciare la crociata anti omeopatia arrivando ad auspicare la radiazione dei medici che prescrivono rimedi omeopatici, la cui vendita addirittura dovrebbe essere vietata alle farmacie. A discredito della medicina omeopatica si portano pochissimi casi di decessi, in particolare quella di un bambino morto per otite, per il quale è stato condannato un medico omeopata.
È bene chiarire che la condanna è stata comminata per “negligenza ed imperizia” del medico, non certo della metodica. Vogliamo piuttosto contare i decessi provocati dall’antibiotico resistenza? O dalle allergie o intossicazione ai farmaci? O quelli provocati da terapie invasive o da errore medico? Vogliamo parlare di morti di cancro curati con radio e chemio? Sono cifre da capogiro. Eppure a nessuno salta per l’anticamera del cervello di levare dal commercio gli antibiotici o di radiare i medici che li prescrivono.
La medicina non è una chiesa, per cui o sei cattolico oppure musulmano. Il medico omeopata è innanzi tutto un medico, laureato in Medicina, la cui missione non è eseguire i protocolli, bensì curare il paziente con tutte le “armi” a sua disposizione, integrando con sapienza, buon senso e discernimento allopatia e omeopatia, ma anche, se ne è in possesso, fitoterapia, e medicina tradizionale cinese, caso per caso.
“Caso per caso”: é proprio questa la colpa dell’omeopatia, che la rende odiosa all’industria farmaceutica e ai suoi lacchè, industria che per guadagnare tanto e subito necessita di standardizzare le terapie e ridurre il medico ad un mero tecnico che applica i protocolli, mentre l’omeopatia per esistere ha bisogno di medici di notevole spessore umano e intellettivo, liberi, autonomi e di grande competenza, capaci non solo di leggere le analisi, ma di ascoltare ed osservare il paziente nelle sua unicità psichica e fisica, storicamente e culturalmente situata.
Detto in poche parole l’omeopatia è colpevole di riportare la medicina alla sua dimensione umana. I vaccini, così come sono gestiti, sono l’emblema di ciò a cui mira Big pharma: un prodotto uguale per miliardi di persone, manco fossero polli d’allevamento, un prodotto non sottoposto ai costosi e complessi iter autorizzativi dei farmaci, acquistato a valanghe coi soldi pubblici, per i cui effetti avversi le aziende produttrici sono deresponsabilizzate.
Un prodotto magari imposto per legge che non richiede grandi competenze da parte di chi lo prescrive e lo inocula, al punto da poter essere somministrato da remoto come aveva promesso Vittorio Colao qualche anno fa. E a quel punto non ci sarà bisogno né del medico, né del farmacista né dell’infermiere. Sarà sufficiente una AI addestrata. La riforma del MMG e la crociata contro l’omeopatia hanno un fine unico: annientare definitivamente la medicina a misura d’uomo.
di Miriam Alborghetti