Il glaucoma è una neuropatia ottica che provoca una perdita progressiva del visus a causa della morte delle cellule ghiandolari retiniche. Per tale motivo va diagnosticato e curato in tempo.
Il termine glaucoma (dal greco bluastro) non corrisponde esattamente al colore dell’occhio che può presentarsi anche pallido, verde – bluastro, arrossato. Nella pratica clinica è un’evenienza tutt’altro che rara ed è bene che il medico di base, pur non essendo una specialista oculista, sia in grado di riconoscerlo.
Quali sono i sintomi pertanto che accusa il paziente?
Possono essere diversi, a seconda, come vedremo, del tipo della patologia.
A che cosa è dovuto?
All’aumento della pressione oculare al di sopra di 20 mmhg (normale pressione intraoculare: IOP, intraocular pressure). In passato si pensava che solo l’aumento della IOP portasse al progressivo danneggiamento del nervo ottico con riduzione del campo visivo. Oggi il ruolo della pressione intraoculare è meno chiaro perché vi sono glaucomi normotesi senza alcuna correlazione con l’aumento della pressione intraoculare.
Le più recenti ricerche suggeriscono, nella patogenesi del glaucoma, l’esistenza di neurotossine oppure vasocostrizioni locali. <> (T. Realini University of Arcansas; R.D. Flechtner Medical Scool New Jersey. Conn’s Current Therapy 2002). Nelle più frequenti forme con ipertensione oculare vi è un ostacolo al normale scarico dell’umore acqueo attraverso la rete trabecolare (sistema di scarico di drenaggio dell’occhio) situata all’angolo tra l’iride e la cornea.
A seconda di questo stato si distinguono classicamente tre tipologie di patologie:
1) glaucoma ad angolo aperto;
2) glaucoma ad angolo chiuso;
3) glaucoma congenito.
Il primo, ad angolo aperto (come è di norma) è caratterizzato solo da un rallentamento del drenaggio dell’umor acqueo. E’ la forma più frequente, quasi sempre su base ereditaria, dall’evoluzione lenta ed insidiosa. La pupilla è pallida o bluastra. Vi è una riduzione progressiva del campo visivo che non è migliorato da lenti correttive (occhiali da vista).
Se non curato porta a cecità.
Il glaucoma ad angolo chiuso è molto più grave perché è dovuto ad un accollamento dell’irite alla cornea (sono “appiccicate” tra loro) con completa impossibilità riguardo al riassorbimento dell’umore acqueo. La sintomatologia è ben più eclatante, direi esplosiva, caratterizzata da violenti, acuti dolori oculari che si presentano ad intervalli ripetuti (forma accessuale), accompagnati da disturbi visivi, intolleranza alla luce (fotofobia), nausea e vomito. L’occhio si presenta arrossato, indurito a “biglia di vetro” con dilatazione anomala della pupilla ed immobilità dell’iride (midriasi) che non si restringe con l’illuminazione. E’ urgentissima una diagnosi precoce con conseguente invio dallo specialista al fine di evitare una precoce cecità. Il glaucoma congenito, di solito bilaterale, e abitualmente scoperto nel primo anno di vita in quanto il piccolo presenta notevoli difficoltà visive. E’ dovuto ad una neoformazione della zona di riassorbimento (rete trabecolare) dell’umore acqueo . Spesso si associa ad altre anomalie congenite e va trattato chirurgicamente (trabeculectomia).
Per quanto concerne la terapia di ogni altro tipo di glaucoma è necessario abbassare l’ipertensione oculare. E’ compito dell’oculista utilizzare formulazioni per uso topico (gocce oculari), solo occasionalmente possono essere somministrati farmaci per via sistemica. Oppure ricorrere al laser per tutti quei pazienti che non presentano ne miglioramenti ne riduzione dell’ IOP dopo un precedente trattamento farmacologico, oppure ancora se vi siano controindicazioni per potenziali effetti collaterali. Il terzo approccio è quello chirurgico al fine di creare una nuova strada che porti al deflusso.
Queste sono le misure generali con un procedimento a tappe (farmaci topici, laser, chirurgia) per evitare la perdita completa della vista. Accenno brevemente, in rapida carrellata, ai farmaci topici (gocce oculari) antiglaucoma che siano in grado di ridurre la produzione dell’umor acqueo oppure ne incrementino il deflusso.
I beta-bloccanti, gli inibitori dell’anidrasi carbonica e gli antagonisti alfa2 – adrenergici sono impiegati nel primo caso.
I parasimpaticolitici oppure gli analoghi delle prostaglandine (attraverso una via secondaria chiamata uveoscherale) sono utilizzati nel secondo caso per incrementare il deflusso stimolando la rete trabecolare.
Tralascio la terapia, ancor più specialistica, che fa ricorso al laser oppure alla chirurgia. L’importante, lo ripeto ancora, è diagnosticare, per il medico di famiglia, il glaucoma ed inviare il paziente dal medico oculista.
La moderna telemedicina può essere di aiuto? Certamente lo è. Nessuno però mi toglie dalla mente, in questa come in ogni altra patologia, che la presenza del medico accanto al paziente sia essenziale .
L’anamnesi, la semeiotica, l’esame obiettivo, la diagnosi differenziale, la terapia pur ascoltando un bravo collega a distanza non possono essere “mandate in soffitta” da un vero, coscienzioso e preparato, medico di famiglia. Datemi pur del “retrogrado”. Non mi offendo affatto. Anzi.