Il celebre dipinto “La Madonna di Tarquinia”

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PROROGATA AL 4 MAGGIO 2025 LA MOSTRA “1437. La Madonna di Filippo Lippi, Tarquinia e il cardinale Vitelleschi”.

Mostra diffusa realizzata a chiusura delle celebrazioni del centenario del Museo Nazionale Archeologico di Tarquinia.

Dopo il grande successo di pubblico e critica, Il Parco Archeologico di Cerveteri e Tarquinia, in collaborazione con il Comune di Tarquinia e la Diocesi Civitavecchia-Tarquinia e con il sostegno del Dipartimento Diva del Ministero della Cultura e della Direzione Generale Musei, e grazie all’accordo con le Gallerie nazionali di Arte Antica di Roma – Barberini Corsini, è lieto di annunciare la proroga al 4 maggio della mostra “1437. La Madonna di Filippo Lippi, Tarquinia e il cardinale Vitelleschi”, organizzata a chiusura delle celebrazioni del centenario del Museo Nazionale Archeologico di Tarquinia.

L’esposizione ha permesso il ritorno temporaneo a Tarquinia del celebre dipinto “La Madonna di Tarquinia” (realizzato da Filippo Lippi nel 1437 e oggi conservato a Roma a Palazzo Barberini), nel luogo per cui era stata pensata e commissionata, la città di Tarquinia, luogo natale del committente, Giovanni Vitelleschi.

L’opera, considerata una delle più raffinate composizioni sacre del Quattrocento, un dipinto su tavola realizzato dal grande artista fiorentino su incarico del cardinale mecenate Giovanni Vitelleschi, è esposta per l’occasione nell’abside della cappella di Palazzo Vitelleschi, la residenza privata del cardinale, oggi ospitante il Museo archeologico. Mettendo a sistema i risultati degli studi recenti, la mostra si ripropone di illustrare legami fra arte, religione e potere nella Tarquinia della prima metà del Quattrocento, presentando il capolavoro di fra Filippo Lippi nel suo contesto originario di destinazione e di relazioni, ovvero la città natale del cardinale, con il suo più importante palazzo aristocratico, le sue chiese, e il suo retroterra di spiritualità, in particolare quella sviluppata dall’ordine agostiniano.

La mostra ha una intensità crescente, con una progressione anche emozionale che culmina nella contemplazione del capolavoro. Il visitatore, dopo aver percorso tre sale dedicate alla cornice spazio-temporale, al Cardinale e al Palazzo, al termine del percorso, varcando la soglia della cappella palatina, come in un’Epifania, farà il suo incontro con il capolavoro di Lippi collocato nella zona dell’altare. Si tratta, in 70 anni, della terza volta che la Madonna del Lippi lascia Palazzo Barberini, dove è custodita attualmente.

È dunque, un evento di altissimo valore simbolico e culturale per la città, che offrirà inoltre la possibilità di esplorare in più tappe il legame tra Tarquinia e il cardinale Vitelleschi. Infatti il percorso espositivo coinvolge altri quattro luoghi simbolici di Tarquinia: il Duomo, la chiesa di Santa Maria in Castello, il palazzetto di Santo Spirito (archivio comunale) e la Sala degli affreschi del palazzo comunale.

Scopriremo così le vicende emblematiche della Storia di Tarquinia, che dal momento della sua formazione fino allo scorso secolo, fu chiamata Corneto; dal 1872 Corneto-Tarquinia e dal 1922 Tarquinia.

Il punto di partenza della mostra diffusa è il Palazzo Vitelleschi, che, come un organismo vivente, ha avuto nel corso dei secoli una storia lunga e tormentata, fino a diventare museo.

Questa sede è molto più di “una location” per l’esposizione del capolavoro di Lippi. Da un lato, è un Museo Statale Nazionale, che ospita ricchissime collezioni archeologiche che rimandano al periodo etrusco di Tarquinia. Dall’altro è anche un Palazzo storico che ha una sua identità strettamente legata alla storia della città, che va preservata e raccontata parallelamente.

Il Palazzo è, dunque, uno dei protagonisti principali, insieme al capolavoro di Lippi e alle altre opere esposte, della mostra “1437. La Madonna di Filippo Lippi, Tarquinia e il cardinale Vitelleschi”. In questo suggestivo contesto architettonico, l’allestimento, sobrio ed elegante al tempo stesso, mira a sottolineare l’importanza del contesto originario dell’opera.

Il visitatore ha la possibilità di approfondire tutti i temi trattati in mostra attraverso la scansione di un QRCode che lo “rimbalza” in una piattaforma gratuita dove è possibile approfondire a piacimento i principali contenuti informativi relativi alle opere e ai documenti esposti.

Le 4 sezioni ospitate a Palazzo Vitelleschi

La prima sezione della mostra è dedicata al contesto spazio-temporale.
Qui, tramite una selezione di documenti originali, opere artistiche e un video-racconto introduttivo, vengono fornite al visitatore le “coordinate spazio-temporali” necessarie per orientarsi nella comprensione del progetto scientifico. Come nei più appassionanti “romanzi storici”, il racconto è organizzato su due livelli temporali.

L’inizio della storia, procedendo “al contrario”, è posto nel 1917, l’anno in cui il dipinto viene scoperto, o, per meglio dire, riscoperto, perché era sempre stato a Tarquinia dal 1437 (ma fino al 1917 non era stato riferito all’opera di Filippo Lippi). Nel 1917, infatti, lo individua in una chiesta di Tarquinia, la Chiesa di Santa Maria in Valverde, lo storico dell’arte Pietro Toesca. Tutto parte da qui.

Il dipinto viene spostato quindi dalla chiesa al Museo, dove resta fino al 1943 anno in cui viene trasferito a Roma per prevenire i danni della guerra. Il legame con Palazzo Vitelleschi è dunque doppio: il “palazzo-museo” di Tarquinia, residenza del committente dell’opera, ha anche custodito l’opera per 26 anni. Procedendo a ritroso nel tempo, si arriverà al fatidico 1437, anno di composizione del dipinto.

La seconda sezione è dedicata alla figura tenebrosa di Giovanni Vitelleschi, allestita in quella che era la camera da letto del cardinale, potente “braccio destro” del papa Eugenio IV. In questa sezione, l’allestimento è di tipo immersivo e regala al visitatore profonde suggestioni. Vitelleschi, divenuto Cardinale proprio nel 1437, era un uomo di Chiesa ma anche abile condottiero, implacabile nel perseguire i nemici del pontefice. Dall’altro lato aveva una grandissima devozione verso la Vergine, una preparazione dottrinaria straordinaria ed una inclinazione profonda per la meditazione.

La terza sezione, dedicata al “Palazzo”, è lo “Studiolo” del Cardinale, un ambiente affrescato e coperto con volta a botte collegato da un lato all’antica camera da letto, dall’altro alla Cappella: erano i 3 ambienti più intimi e privati del Cardinale.

Quando era conservata a Palazzo Vitelleschi, “La Madonna di Tarquinia” era esposta in questa sala, coincidente con lo studiolo. Ancora oggi è possibile ammirare tutto il ciclo originario degli affreschi quattrocenteschi, conservatosi miracolosamente dopo i bombardamenti alleati del 1944. Al centro del ciclo pittorico originale c’è il tema iconografico della purezza, la stessa virtù che si riscontra nella Madre divina raffigurata dal Lippi.

La quarta e ultima sezione della mostra, dedicata al “Capolavoro”, è ospitata nella cappella palatina. Esaltato dalla sobria eleganza dell’abside della cappella inquadrato da colonnine tortili, qui il dipinto rivoluzionario di Lippi si offre alla contemplazione e alla fruizione ravvicinata.

Il tema sacro, la Vergine con il Bambino, è presentato in un contesto ambientale atipico, in analogia a quanto facevano in quel periodo i pittori fiamminghi. I significati religiosi sono nascosti. Il tema trattato da Lippi è quello della incarnazione, l’unione della natura divina con quella umana.

La resa è plastica: i riferimenti più evidenti sono con l’opera di Donatello e Luca della Robbia. La bellissima cornice a tabernacolo originale accresce il valore straordinario del dipinto.

La visita alla mostra allestita a Palazzo Vitelleschi è inclusa nel prezzo del biglietto cumulativo del Pact, che consente l’accesso al Museo e alla Necropoli dei Monterozzi. L’accesso ai luoghi inclusi nella mostra “diffusa” – ovvero il Duomo, il Palazzo Comunale, la Chiesa di Santa Maria in Castello e l’Archivio storico – è gratuito.

Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito: https://pact.cultura.gov.it