IL BAR RIBELLE «VINCE» SUL GOVERNO: CADE L’ACCUSA DI EPIDEMIA COLPOSA

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HALLOWEEN PUB AVEVA TENUTO APERTO NONOSTANTE IL DPCM. L’AVVOCATO: «CHIEDEREMO I DANNI»

di Miriam Alborghetti

É caduta l’accusa di epidemia colposa per l’Halloween Pub, il locale bolognese che ha deciso di sfidare i Dpcm del governo decidendo di rimanere aperto ragion per cui è stato sequestrato su richiesta della Procura dopo che anche le ordinanze del Comune e della Prefettura non erano state osservate.

Il Tribunale del Riesame però ha annullato l’imputazione più grave e per questo i giudici chiedono adesso il dissequestro dei locali dell’attività commerciale confermando però il sequestro per la società che gestisce l’Halloween perché non aveva rispettato i provvedimenti delle autorità locali: su quest’ultimo aspetto l’avvocato Mauro Sandri, legale del pub, annuncia però ricorso in Cassazione. Adesso non è escluso che riparta l’attività di ristorazione: la situazione è allo studio dell’avvocato e dei titolari dell’Halloween che vogliono capire quali margini abbiano per tornare ad aprire le porte del locale. Così spiega nel Corriere di Bologna, Mauro Giordano.

«Siamo soddisfatti perché l’accusa più grave è venuta meno e su quella procederemo con una richiesta di risarcimento danni – osserva Sandri – e se a questo punto il sequestro resta perché dovuto al mancato rispetto delle ordinanze credo sia legittimo pensare che allo scadere di quei provvedimenti il pub possa riaprire».

«In questa No Man’s Land dove vigono normative legali – così commenta la notizia il regista Riccardo Paccosi – che sospendono la legalità costituzionale, la partita è completamente aperta e dal caos giuridico possono emergere delle vittorie. In questo caso, il fatto che per l’Halloween Pub sia decaduta l’accusa di pandemia colposa, è una vittoria per tre ragioni: perché si è evitato un precedente giuridico devastante che avrebbe potuto colpire indiscriminatamente chiunque (in Italia i precedenti giuridici non pesano normativamente, ma informalmente un po’ sì); perché si è evitato che la repressione colpisse chi era stato attaccato non tanto per l’aver tenuto aperto, quanto per l’essere divenuto punto di riferimento per le mobilitazioni anche non settoriali; perché gli agenti della repressione padronale subiscono uno scacco che svuota di senso il loro squadrismo a mezzo stampa» con esplicita allusione alla gogna mediatica cui è stato sottoposto il bar “dissidente” ad opera di uno dei quotidiani di proprietà di una grande famiglia capitalistica nostrana, la stessa che produce mascherine per lo Stato.