EDITORIALE di MIRIAM ALBORGHETTI
Ogni Natale, da parte del governo di turno, delle amministrazioni regionali e locali vengono allestiti dei “pacchi” destinati ai cittadini. Hanno un’apparenza accattivante, perché sulla confezione c’è scritto a chiare lettere “sono per il tuo bene”, “salvano vite”, “garantiscono la sicurezza”. Poi li apri e scopri che si tratta di un’ennesima fregatura che fa carne di porco del tuo benessere, dei tuoi diritti, della tua libertà espropriandoti, pezzo dopo pezzo, della tua dignità di essere umano fino a rinchiuderti in una tecno-gabbia senza via d’uscita.
E siccome la transizione digitale è in piena accelerazione, quest’anno ce ne sono tanti come mai si erano visti prima. Tra questi spiccano i “pacchi” che svolgono la funzione di comprimere la libertà di spostamento e “condizionarla”, come nel caso dell’obbligo de facto di possedere un telefono cellulare per poter viaggiare su treni a lunga percorrenza imposto dall’azienda ferroviaria di stato, e dunque obbligo di cedere dati personali per poter esercitare il diritto costituzionale a spostarsi liberamente sul territorio nazionale; oppure quelli che sono funzionali alla “sostituzione” degli spostamenti, magari in vista di un prossimo lockdown, come il servizio droni di Prime Air Amazon per la consegna di pacchi leggeri (argomenti per i quali rimando alle analisi che trovate all’interno del settimanale condotte, rispettivamente, da Andrea Macciò e Maurizio Martucci) .
Poi c’è il “pacco” volto a scoraggiare gli spostamenti in auto: si tratta del nuovo Codice della strada, che, all’insegna della “tolleranza zero” e del “giro di vite” tanto caro ai fan dell’autoritarismo di destra e di sinistra, prevede sanzioni e pene ancor più pesanti di quelle, già pesantissime, che erano in vigore fino a qualche giorno fa a carico del guidatore così detto “indisciplinato” che non rispetta i limiti di velocità, o che usa il cellulare o che ha bevuto un bicchiere di vino (tanto è sufficiente per oltrepassare il tasso alcolemico consentito). Il nuovo codice ha palesemente lo scopo non solo di vessare ulteriormente le famiglie italiane e depredarle con multe abnormi, per aver superato il limite di velocità anche di soli dieci chilometri, ma soprattutto di ostacolare l’uso dell’auto, creando una cappa oppressiva che sovrasta il guidatore. Il codice Salvini non fa altro che inasprire le pene inserendosi in contesto già fortemente persecutorio, dove le strade sono disseminate di trappole “intelligenti” fatte apposta per farci cadere migliaia di guidatori, con limiti di velocità ai limiti dell’assurdo, autovelox e semafori TRed truffaldini, con durata del giallo di pochissimi secondi non sufficienti per l’attraversamento dell’incrocio.
Tra le misure più dispotiche del Codice Salvini c’è quella che potrebbe essere definita “fine pena mai” inflitta a chi è stato beccato alla guida con un tasso alcolemico superiore allo 0, 8%: oltre all’arresto da 6 mesi a due anni, oltre alla sanzione da 800 a 6.000 euro, oltre alla sospensione della patente da 6 mesi a 2 anni, la patente sarà contrassegnata per due/ tre anni con i codici unionali 68 e/o 69 che indicano che il conducente deve avere in corpo ZERO ALCOL (manco una goccia di tintura madre dunque) ed è obbligato ad avere in auto un dispositivo chiamato “autolock” che rileva immediatamente il tasso alcoolico e inibisce l’avvio della macchina.
A scanso di equivoci: sono astemia, come lo sono quasi tutti i miei familiari, quindi non parlo per interessi personali ma per un principio sacrosanto, secondo il quale, in uno stato di diritto, una volta scontata una pena, il cittadino torna al pieno esercizio dei suoi diritti. Ma lo Stato di Diritto è in coma profondo da marzo 2020. Il governo Meloni prosegue sulla stessa strada dei due governi precedenti confermando la svolta autoritaria impressa nel 2020, con l’alibi della “sicurezza”, di uno stato che ha tutte le sembianze di uno stato di polizia fondato su pene, sanzioni e controlli con un accanimento senza precedenti. Se la sinistra ha trattato il cittadino come un potenziale untore, la destra lo tratta come un potenziale colpevole. Se la sinistra ha stretto il cappio con pretesti sanitari, la destra lo stringe con pretesti securitari.
In tale contesto non possono mancare i “pacchi” confezionati dalle nostre amministrazioni finalizzati a trattare il cittadino come un “sorvegliato speciale”. A Cerveteri, come pacco di Natale, arrivano due droni in virtù di un bando regionale del progetto Polizia Locale 4.0, per controllarci dal cielo. 53 sono i comuni del Lazio che hanno “vinto” il bando, grazie al quale, invece che darci vigili in carne e ossa che servirebbero come il pane, ci danno i droni e la formazione per i vigili per “guidarli”.
La Sindaca Elena Gubetti, ha annunciato il lieto evento con grande esultanza. I droni messi nelle mani delle forze dell’ordine sono la nuova normalità che venne introdotta dal governo Conte II in prossimità del Natale 2020. Sui droni della Polizia Locale 4.0, che si aggiungono a un numero crescente di telecamere di sorveglianza piazzate in tutto il territorio, alcune domande sorgono spontanee: la sindaca, che è responsabile della salute pubblica, è consapevole che il loro uso provocherà un ulteriore aumento dell’elettrosmog, agente possibile cancerogeno?
In caso di un altro “lockdown” (sanitario, climatico, bellico etc) come verranno utilizzati i droni da quegli agenti che durante la pandemia multarono i cittadini “rei” di uscire di casa per prendere una boccata d’aria? O che irruppero nella chiesa di San Francesco a Cerenova interrompendo la Santa Messa che stava celebrando Don Mimmo? Siamo davvero sicuri che essere sorvegliati fin dentro casa, nei nostri giardini, nei nostri balconi e terrazze, sia a vantaggio della nostra sicurezza?
Non possiamo dimenticare come sono state usate le Forze dell’Ordine durante la pandemia, non per tutelarci dai delinquenti, ma per perseguitare i cittadini e impedire loro l’esercizio di diritti fondamentali come circolare, lavorare, relazionarsi, per stanare i no vax che osavano prendere il caffè al bar. Non posso scordare che nell’estate 2021, la Asl Roma 3 voleva inviare i droni forniti di termoscanner sulla spiaggia di Ostia per misurare la temperatura dei bagnanti. In caso di superamento del limite fissato a 37,5 gradi sarebbe scattata una procedura che avrebbe portato il personale degli stabilimenti balneari ad invitare i bagnanti con la febbre a sottoporsi al tampone. Per fortuna ci pensò il maltempo a salvarci da una farsa.