I nuovi poveri che chiedono aiuto

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Anziani, persone sole, rimaste senza reddito o semplicemente sopraffatte dal caro vita.

«Mentre sono in fila per accedere all’emporio solidale della Caritas Enzo Crialesi della Diocesi di Porto Santa Rufina mi guardo intorno e vengo assalita da una sensazione di disagio. Mi sento fuori posto, estranea alle persone in attesa come me. Eppure siamo tutti venuti a fare la spesa in un luogo dove anziché la moneta utilizzi punti. Assegnati in base al nucleo familiare, alla situazione personale. Un punteggio valido un mese. É possibile accedere all’emporio il secondo e quarto sabato del mese di ottobre. Come indicato nella sede di via Enrico Fermi a Ladispoli. A differenza del pacco alimentare, all’emporio solidale puoi scegliere in autonomia i prodotti disponibili sullo scaffale in base alle necessità del momento, compresi i prodotti per la cura della casa e della persona. Non solo farina, legumi e pasta. Escono con la busta piena le persone prima di me ed io non ho portato un sacchetto. Sono qui con la consapevolezza di aver espresso la mia difficoltà economica alla Diocesi. Quanto temporanea non lo so, intanto per sei mesi mi aiutano come possono a contrastare il caro spesa unito al mancato reddito. Cambiare abitudini, reagire alle prove della vita con piglio deciso non è cosa da poco, ringraziare per la risposta ricevuta viene spontaneo invece, riempie il cuore.

In fila siamo in tanti e tutti un numero come ho sentito dire alla signora davanti a me che inganna il tempo conversando con le persone attorno a lei. Umili nelle vesti, puliti e sciatti, giovani e meno giovani. Ci sono io e chissà dove mi colloca chi come me stamattina si guarda intorno e pensa. Chissà se sono l’unica con certi pensieri nella testa, se sarà capitato anche a loro di sentirsi smarriti la prima volta in fila per ricevere la carità.
Se siamo all’emporio solidale non conduciamo una bella vita, risponde una giovane dai capelli ricci e lunghi in piedi accanto al suocero col bastone. Io mi vergogno di essere qui. Della gente che passa e mi guarda. La verità è questa: non dovrei ma mi vergogno e mi chiedo come sono finita su questo marciapiede. Ripercorro il passato, torno al presente, alle azioni compiute e alle scelte non fatte. E se da un lato comprendo che saper chiedere aiuto non è una forma di debolezza, e mi fa sentire meno sola oltre a risolvere il problema oggettivo di sopravvivere, contemporaneamente è un fallimento con cui fare i conti. E non basta la gentilezza dei volontari, un loro premuroso consiglio e sorriso a farti sentire meno abbattuta. Non oggi. Anche fosse il mese di ottobre l’unico mese con la spesa a punti».

In Italia i nuovi poveri sono un fenomeno in aumento caratterizzato da persone che pur lavorando faticano a far fronte alle spese essenziali a causa di salari bassi, precarietà lavorativa e al caro vita. Famiglie monoreddito con figli, giovani precari, anziani e anche lavoratori che dipendono dal lavoro nero o da contratti atipici. L’aumento folle dei prezzi di prodotti e servizi di qualunque genere sta mettendo in ginocchio sempre più persone. Si rivolgono ai servizi assistenziali e la Diocesi di Porto Santa Rufina svolge, con garbo e attenzione, un servizio esemplare. L’emporio solidale rappresenta una goccia, nell’infinito mare di soluzioni per chi bussa alla loro porta.