GREEN PASS, C’È CHI DICE NO

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IN VIGORE DAL 15 OTTOBRE TRA AZIENDE IN RIVOLTA E DIPENDENTI DISPOSTI AL LICENZIAMENTO IN NOME DELLA LIBERTÀ. PETIZIONE REFERENDARIA A LADISPOLI CONTRO “UN PALESE STRUMENTO DI DISCRIMINAZIONE”. E A CERVETERI SCOPPIA IL CASO ‘TAMPONI IRREPERIBILI’.

di Maurizio Martucci

Ristoratori e organizzatori di piccoli e grandi eventi costretti al controllo sui clienti, accesso negli stadi contingentati da QR Code, medici dissenti radiati dall’ordine professionale, operatori sanitari sospesi così come docenti e personale scolastico non disposto a sottoporsi ad una sperimentazione genica, per legge non obbligatoria ma di fatto coercitiva. Adesso tocca alle aziende, alle pubbliche amministrazioni e a tutte le categorie dei lavoratori.

Il 15 Ottobre entra in vigore il cosiddetto decreto del super Green Pass, codice elettronico su Smartphone per vidimare l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dal Covid-19 o la negatività di periodici e costosi tamponi come temporaneo lasciapassare di 48 ore per accedere ai luoghi di lavoro, nonostante “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro e la sovranità appartiene al popolo”. E nonostante l’assenza di evidenza scientifica sull’opportunità dell’intera operazione. E poi, fine dello Smart Working e ritorno negli uffici, sotto vigile controllo di un’App, come nel sistema di credito sociale cinese nato sulle reti 5G.

“Prendo atto di una misura che ignora l’ABC dell’organizzazione quotidiana in azienda oltre che le libertà individuali e i costi d’impresa. Chi li ripagherà?”, sostiene Vito Cannillo, amministratore delegato di Forza Vitale Italia, azienda pugliese consolidata nel panorama degli integratori naturali che si oppone alla discriminazione tra il personale dipendente. “Davvero si pensa che si possa sospendere un lavoratore e trovarne un altro in 24 ore che così, magicamente è capace di formarsi e di sostituirlo? E’ una storiella che farebbe ridere a crepapelle anche mia figlia di 6 anni. Chi interviene economicamente se l’allontanamento del o dei lavoratori porta poi alla sospensione della produzione, ipotesi molto probabile nelle piccole-medie aziende? Pensiamo poi alle tasche delle famiglie tra decurtazione della retribuzione e altre spese accessorie. Siamo alla fantascienza, mi spiace dirlo oltre che alla negazione del diritto al lavoro”.

In rivolta contro le misure imposte da Draghi e la tecnosorveglianza sui dati sanitari è anche Ecor Natura Si, gruppo leader nella distribuzione di prodotti biologici, biodinamici e naturali che scrive ai propri lavoratori invocando il rispetto delle libertà: “Difendere le proprie responsabilità nei confronti di se stessi e della natura umana per delle scelte coerenti e consapevoli”, afferma il presidente Fabio Brescacin che ha annunciato di voler pagare il costo dei tamponi ai dipendenti, per “evitare di entrare in un meccanismo di discriminazione”.
Un vero e proprio boicottaggio contro il Green Pass è poi arrivato dal mondo dell’editoria. Il gruppo Editoriale Macro ha disertato lo storico appuntamento del SANA di Bologna, 33° Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, ma non sarà nemmeno al Salone del Libro di Torino, XXXIII edizione, dove rinuncerà pure Uno Editori. La nostra posizione – fanno sapere dal Gruppo Macro – “dimostra una volta in più che prendere decisioni nette e coraggiose è possibile solo quando rimaniamo fedeli con coerenza ai nostri principi, anche se questo dovesse comportare un danno economico. Noi siamo orgogliosi e fieri del nostro lavoro e come sempre di Essere Macro“. E ancora. “Questo è il tempo del coraggio, delle scelte difficili, scomode, non comprese, osteggiate dalle masse ma necessarie – ripetono invece da Uno Editori – la vita non si fonda sulla parola, spesso effimera e danneggiata da sistemi di pensiero appesantiti da secoli di condizionamenti sociali, ma sull’azione consapevole che nasce da una visione utopistica del mondo e della collettività”.
Infine a Ladispoli, il consigliere comunale e psicoterapeuta Raffaele Cavaliere prosegue la raccolta di firme contro il Green Pass: dopo il banchetto in Piazza Rossellini e Martini Marescotti, continua la petizione nel suo studio di Via Capri 7 e presso l’Ufficio Anagrafe, sportello Elettorale nella sede del Comune in P.zza Falcone. “La deriva autoritaria in Italia ha toccato il fondo nel legittimare la discriminazione per legge”, commenta Cavaliere che sostiene il comitato referendario nazionale promosso per abolire un “palese strumento di discriminazione che collide con i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, considerati intangibili dalla Costituzione. Il Green Pass esclude dalla vita economica e sociale quei cittadini che sostengono convinzioni ed evidenze diverse da quelle imposte dal Governo”. Diverso l’approccio a Cerveteri, dove il sindaco Alessio Pascucci quest’estate s’è personalmente messo a controllare l’attestazione digitale, portando il caso persino sui canali televisivi nazionali. Però nell’ultimo consiglio comunale, il consigliere d’opposizione Alessandro Magnani ha presentato un’imbarazzante interrogazione: nel territorio ceretano non ci sarebbero farmacie che, attraverso il tampone rapido, consentirebbero di ottenere il Green Pass.