“Maria”, il film del regista cileno Pablo Larraín, presentato in concorso all’ultimo Festival di Venezia. Presta il volto a Maria Callas Angelina Jolie. Un’esclusiva per l’Italia di RAI Cinema.
di Barbara Civinini
“L’opera è un campo di battaglia”, affermava Maria Callas, in arte “La Divina”, e forse vittima di questa battaglia morì a Parigi a soli 53 anni per arresto cardiaco. In molto sostennero invece che morì a causa del matrimonio del suo amante, l’armatore greco Aristotele Onassis, con l’ex First Lady americana Jacqueline Kennedy, anche se l’opera è sempre stata il suo unico e vero amore. Con lei il famoso regista cileno Pablo Larraín chiude la sua trilogia.
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Così dopo “Jackie” (Jacqueline Kennedy) e “Spencer” (Lady Diana) arriva sul grande schermo, proprio in questi giorni, “Maria”. Non si tratta di un semplice racconto biografico della celeberrima soprano, icona femminile del Noveceno. C’è molto di più, anche oltre l’omaggio all’immortalità di un simbolo. Forse, soprattutto, c’è il fascino dei ricordi legati al mondo dell’infanzia.
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Infatti, il regista, intervistato, racconta che per molti anni ha avuto la fortuna di abitare, insieme alla sua famiglia, nei pressi di un teatro dell’opera, a Santiago. Adoravo andare a vedere le opere che hanno reso celebre la Callas, nonostante lei non fosse già più in vita; quando tornavamo a casa, mia madre mi diceva: “Ecco, hai visto quanto è bella l’opera lirica”. A sua madre piaceva la Callas. “Maria”, a cui presta il volto la premio Oscar Angelina Jolie, ripercorre gli ultimi giorni della “Divina” assorta in una profonda riflessione sulla propria vita.
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Nata a New York, da una famiglia d’immigrati greci, a 13 anni, dopo il divorzio dei genitori, fece ritorno ad Atene, dove s’iscrisse al Conservatorio. Debuttò all’Opera Nazionale di Atene a 17 anni. Un anno dopo ottenne il ruolo principale nella Tosca di Puccini. Rifiutata la proposta del Metropolitan di New York, si trasferì in Italia dove, nel 1974, diventò la protagonista de “La Gioconda”, all’Arena di Verona. Qui incontra l’industriale Giovanni Meneghini che sposò nel 1949. Inizia a girare il mondo inanellando successi, al Covent Garden di Londra, al Lyric Opera di Chicago e nel 1955 trionfa alla Scala di Milano con “La Traviata” di Verdi. Si esibisce per l’ultima volta nella “Tosca”, al Covent Garden di Londra.
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Dopo la tormentata storia con Onassis, a metà degli anni ’70 si ritira a Parigi, dove muore nel 1977. Questo è il primo film di Larraín su un’artista. Come affermò la stessa Callas: “Siamo angeli fortunati che appartengono a un ristretto gruppo di persone privilegiate”, gente che può fare ciò che vuole, ricca, famosa, che occupa un posto di rilievo nel mondo, ma non può fuggire da nessuna parte. E’ proprio questo il filo rosso che lega Maria alle altre donne della trilogia del regista.
Jolie per rendere credibile l’interpretazione ha studiato canto per mesi e da ultimo la sua voce è stata mixata con quella della Callas. “Maria”, scritto da Steven Knight, uno dei migliori sceneggiatori inglesi, è un film Fremantle e un’esclusiva per l’Italia di RAI Cinema, con straordinari talenti italiani come Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher e Valeria Golino.
Locandina del film