Sagra del Carciofo Ladispoli, Fausto Leali: “Bisogna saper gestire il successo”

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Sagra del Carciofo Ladispoli, Fusto Leali:
“Bisogna saper gestire il successo”

Ha infiammato migliaia di persone alla Sagra del carciofo, Fausto Leali ci ha raccontato il segreto mezzo secolo di prestigiosa carriera e milioni di dischi vendutidi Fabio Picchioni

Quando è salito sul palco della Sagra del carciofo è venuta giù piazza Rossellini. Un concerto tra i più belli mai tenuti a Ladispoli, davanti a migliaia di persone che hanno ballato e cantato, intonando successi musicali senza tempo che sono stati la colonna sonora di tante generazioni. Fausto Leali, classe 1944, si è confermato uno dei protagonisti della musica italiana, seguito con passione dagli adulti ed anche dai giovanissimi. Lo avevamo già ammirato nel nostro territorio qualche tempo fa durante un concerto a Borgo San Martino, anche a Ladispoli ha infiammato la folla e poi si è concesso con grande disponibilità ai nostri microfoni.

Mezzo secolo di prestigiosa carriera, tredici partecipazioni al Festival di Sanremo, milioni di dischi venduti. Dovendo scattare una istantanea, quale è stato il momento più bello della sua avventura artistica?

“Sicuramente la vittoria a Sanremo nel 1989 con il brano Ti lascerò, cantato insieme ad Anna Oxa, è stata una pietra miliare della mia carriera. È stata una bellissima esperienza. L’idea è nata una sera a cena con i dirigenti della Sony. Anna ed io eravamo già grandi amici, eravamo spinti dalla gioia del successo che in quel momento ci sommergeva. Abbiamo deciso di tentare questa pazzia. Che si è rivelata vincente visto che abbiamo vinto Sanremo e la nostra canzone è risultata il terzo singolo più venduto fra quelli presentati in quell’edizione canora. Ma momenti emozionanti sono stati anche cantare insieme ad artisti del calibro di Mina, Ray Charles ed i Beatles. Insomma, non posso lamentarmi, sono soddisfatto del mio percorso artistico”.

Fausto Leali, per la tonalità della sua voce, in passato fu definito dagli addetti ai lavori il cosiddetto “negro bianco”. Quanto ha sentito nel corso della sua carriera questa responsabilità e da quale tipo di musica è stato influenzato?

“La musica classica, da cui parte tutto, è stata la mia stella polare. Non si va da nessuna parte in questo mestiere senza una solida conoscenza dei classici. Riguardo alla voce debbo dire che all’epoca fu un bel complimento, ma avevo nemmeno venti anni. Ne ho 74 di anni e direi che con il tempo la voce è anche migliorata. Era una responsabilità ovviamente, ma credo di essermela cavata. Fausto Leali è Fausto Leali”.

Fausto Leali col nostro Fabio Picchioni durante l’intervista

Non si è ancora spento il clamore per il Festival di Sanremo targato Baglioni. Come lo giudica?

“Mi è piaciuto moltissimo, mi sono complimentato con Claudio che conosco personalmente da tanti anni. Chi lo definiva un personaggio freddo e distaccato è stato clamorosamente smentito. Baglioni è stato l’anima della rassegna canora, bravissimo a catturare l’attenzione del pubblico. Guardo sempre volentieri il Festival, ricordo che salii sul palco dell’Ariston dopo aver venduto due milioni di copie del disco A chi. Avevo 23 anni, nemmeno mi rendevo conto di cosa accadesse intorno a me”.

Ma come si riesce a non essere travolti dalla celebrità?

“Non ebbi modo di pormi questa domanda. Fui catapultato in questo mondo ma ci sono arrivai spontaneamente. Il successo si gestisce male per inesperienza. Io non mi sono fatto travolgere. Sono rimasto me stesso. Sempre tranquillo. Dopo il successo della canzone A chi ci sono stati altri traguardi importanti che mi hanno messo in condizione di rendermi conto di come affrontare al meglio queste, piacevoli e gratificanti, situazioni.”

Cosa pensa dei talent show che si presentano come programmi in grado di garantire il successo agli artisti

“Quale successo? Quello di un anno? Ci sono programmi che lanciano presunti talenti che poi scompaiono dopo poco tempo. Spesso queste trasmissioni sono minestroni che mescolano la musica ad altre situazioni. Servirebbe maggiore rispetto su tutti i fronti”.

E’ vero che Fausto Leali poteva avere davanti anche una brillante carriera da attore?

“Sì vero. Non ho accettato di fare film, nonostante ripetute proposte. La casa cinematografica Titanus nel 1967, subito dopo il successo di A chi, essendo io anche molto carino come ragazzo, mi contattò. Ricordo che mi trovavo a Roma e conobbi un dirigente della Titanus che mi propose di fare dei film. Ho fatto perfino un provino che andò molto bene. Tuttavia nel frattempo a causa dell’insorgere di due polipi alle corde vocali mi sono dovuto sottoporre ad una operazione, sono rimasto indietro con gli impegni della mia carriera di cantante per parecchi mesi e ho dovuto recuperare. Intanto il tempo passava ed io non ci ho più pensato. Chissà magari vincevo l’oscar”.