FOCUS L’aritmia sinusale quando dobbiamo preoccuparci?
A cura del Dottor Professor Aldo Ercoli
L’aritmia sinusale è caratterizzata da una diversa frequenza cardiaca. La definizione più corretta, a mio avviso, ci è fornita dall’Harst (il cuore): la variazione del ciclo più lungo e quello più breve, al tracciato elettrocardiografico basale, è superiore ai 0,12 secondi.
Un’altra è basata sulla variabilità delle onde P – P (all’ecg) di almeno 160 mms o del 10% della lunghezza del ciclo cardiaco minimo. Caratteristica comune è la morfologia dell’onda P che è sempre identica (come morfologia) al ritmo normale. Al di là di questa doverosa premessa la prima domanda che dobbiamo porci è se l’aritmia sinusale sia su base respiratoria oppure no.
La forma respiratoria varia con gli atti del respiro. E’ molto comune nei bambini, negli adolescenti, negli individui neurodistonici e diminuisce con il passare degli anni. Tuttavia si può osservare anche nel diabete, quando vi è una disfunzione del sistema autonomo. Nei soggetti neurodistonici l’ho riscontrata con una certa frequenza, specie se giovani, perché in questi soggetti prevale l’aumento del tono vagale (che rallenta i battiti) o l’incremento del sistema nervoso adrenergico (che invece li accelera). Si può concludere che, nella stragrande maggioranza dei casi, l’aritmia sinusale è benigna quando si tratta di una forma respiratoria. Non necessità di una terapia specifica perché non dà luogo ad alcune complicanze e la prognosi è eccellente. Non sono però pochi i giovani adulti (soprattutto donne) che necessitano di essere rassicurati, magari associando blandi sedativi fitoterapici (Biancospino in primis, ma anche valeriana, Camomilla, Melissa, Passiflora etc).
Diverso il discorso per le forme non respiratorie (sono indipendentementi dagli atti del respiro) che ci si devono far pensare ad un “cuore malato”: possono essere legate ad una malattia del nodo del seno (detto anche sindrome bradi-tachi), oppure, oggi più raramente, ad una intossicazione digitalica. E ancora. L’aritmia sinusale con diminuzione della frequenza cardiaca (bradicardia) si può sviluppare durante il recupero di una malattia acuta oppure dopo pochi giorni da un infarto del miocardio inferiore. Mentre la forma più innocua, quella respiratoria, nella maggior parte dei casi non provoca sintomi particolari, viceversa nelle forme non legate agli atti del respiro, come la già citata sindrome bradi-tachi (sich sinus sindrom), i pazienti accusano spesso una sensazione di “testa vuota” dovuta all’ipoperfusione cerebrale (mancato apporto ematico all’encefalo).
E se invece vi è un’accelerazione dei battiti cardiaci? Nella tachicardia sinusale (ripeto le onde P sono sempre uguali) fisiologica la frequenza cardiaca supera i 100 battiti al minuto. Comunque non deve superare i 130-140 battiti a riposo (su questo ho qualche perplessità perché un esame degli ormoni tiroidei, dopo visita, io li chiederei) e fino a 180-200 sotto sforzo. Se è certamente vero che la tachicardia sinusale rappresenta una normale risposta fisiologica sia essa dovuta ad uno sforzo fisico intenso, oppure ad eventi particolarmente stressanti, dobbiamo chiederci se in assenza di tali evenienze, in un cuore normale (qui l’ecografia completa l’ecg) a che cosa dobbiamo pensare? Credo che non vadano sottovalutate le assunzioni ripetute di caffeina, alcol e nicotina. Possiamo poi escludere patologie che non dipendono dal cuore? Dell’ipertiroidismo ha già detto. Aggiungerei l’ipossia (bassa saturazione della PaO2), l’acidosi e l’alcalosi, soprattutto gli squilibri elettrolitici (abbassamento del potassio, l’aumento del calcio, la diminuzione del magnesio) nonché forme iatrogene (dovute a farmaci) quali gli antidepressivi ed i simpaticomimetici (anche quelli utilizzati in forma areosolica nel trattamento dell’asma bronchiale).
Quello che però più mi spaventa è il confondere una tachicardia fisiologica con una forma “compensatoria”, di un grave scompenso cardiaco. Una terapia farmacologica errata può aggravare ulteriormente questa grave patologia. Va inoltre sottolineato, nelle forme di aritmia sinusale non respiratoria, che la tachicardia in maniera persistente può essere anche espressione di un’embolia polmonare, diminuzione del volume cardiaco (es. disidratazione), stati ipermetabolici. E’ raro che queste evenienze si verificano nei bambini o giovani adulti in cui, come detto, è soverchiante l’incidenza dell’aritmia sinusale su base respiratoria.
E’ bene sottolineare ritornando a questi casi benigni, che la tachicardia sinusale è generalmente dovuta ad un normale automatismo che si osserva nel contesto di una iperstimolazione adrenergica (eccesso di catecolamine). Qui la stimolazione e la riduzione del tono vasale aumentano la conduzione nel nodo AV (atrioventricolare) ma l’intervallo PR non si allunga nonostante l’accelerazione del ritmo sinusale. Come si arguisce dall’ articolo l’esame elettrocardiografico è basilare. La morfologia dell’onda P è sempre la stessa (quella del ritmo sinusale), sempre positiva anche nelle derivazioni postero-inferiori (D II, DIII, aVF) e bifasica (positiva-negativa) solo in V1. Ciò perché la sequenza con la quale si depolarizzano i due atri è normale.
Della semplice, innocua, infantile, adolescenza, neurodistonica, aritmia sinusale su base respiratoria alle forme tachicardiche (ma anche bradicardiche) da “cuore malato” o da cause extracardiache. Vi è una differenza abissale che necessità di un’esatta diagnosi. Dall’anamnesi, alla semeiotica, all’ esame obiettivo (visita medica), alle indagini strumentali cliniche si può facilmente arrivare alla diagnosi, con conseguente prognosi ed eventuale terapia. Mai sottovalutare un’aritmia sinusale con fasi di bradicardia alternata a tachicardia. La sindrome del seno-malato necessità di un applicazione salvavita di un pacemaker impiantabile.