“DOVE IL VENTO SUONA” DAL 7 AL 10 GIUGNO

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Personale di Simone Barretta a cura di Fabio Uzzo, Galleria d’arte inQuadro & dell’associazione culturale inArte di Cerveteri.

Si tratta della prima mostra personale dell’artista ladispolano, un progetto iniziato da più di un anno visibile fino a sabato 10 giugno nelle Sale Ruspoli in piazza Santa Maria.

Prevale la tecnica dell’acrilico ma sei anche un eccellente fumettista, parlaci di te.

Sono nato a Roma e vissuto sempre a Ladispoli ma sono eoliano di sangue e di spirito. Mio padre è di Lipari, e le Isole Eolie sono un punto di riferimento importante per la mia ricerca artistica e direi anche spirituale e personale. La passione per i fumetti nasce prima di quella per la pittura: da bambino ricopiavo affascinato i personaggi usciti dalle menti geniali di Jacovitti, Mattioli e Schulz, che in poche espressioni strampalate e vicende inverosimili raccontavano tantissimo e in un modo per me più espressivo del reale. Per non parlare dei romanzi a fumetti! Mi sono appassionato alla letteratura classica grazie ai grandi romanzi trasposti in strisce disegnate. Dal fumetto alla pittura poi, il passo è stato graduale disegnando paesaggi in china. In un viaggio verso Colonia dimenticai la macchina fotografica a casa iniziai così a fare schizzi dei panorami su carta bianca. Da allora il taccuino in viaggio è d’obbligo. Scoprire le ombre e le luci con solo un pennarello nero aiuta a lasciar perdere il superfluo, cioè le sfumature. Era uno stile molto fumettistico, ma questo mi ha aiutato anche nella mia ricerca pittorica. L’acrilico è quello che più si avvicina al mio modo di intendere la pittura perché non copre tutti gli spazi, lascia dei vuoti da colmare. Non esistono quasi mai delle sfumature nei miei dipinti: i colori sono netti, precisi e questo permette di coprire lo spazio rimanente. Sa cosa dicono i fumettisti? Che l’azione vera, in un fumetto (che alla fin fine è un disegno statico) avviene nello spazio tra le due vignette. Lì il lettore mette tutta la sua immaginazione: fa tutto lui, com’è giusto che sia in una qualsiasi forma d’arte. Nella pittura ad acrilico accade più o meno questo. Lo spettatore è chiamato a coprire quei vuoti, a leggere quel che desidera nel quadro, nonostante sembri “solo un paesaggio”.