Dopo Papa Francesco

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Guerre, Dazi e disuguaglianze. Con quale volto la nuova Chiesa affronterà queste sfide nei prossimi anni? 

Di Francesco Sarcinella

Il Papa non è semplicemente il capo spirituale della Chiesa Cattolica ma anche il monarca assoluto di uno stato influente e dispone perciò di un rilevante soft-power nelle relazioni internazionali che, in un momento geopolitico senza precedenti come questo, può fare la differenza.
Il conclave (inizia il 7 maggio) si trova quindi ad affrontare una sfida di cruciale importanza nella Cappella Sistina e avremo una risposta definitiva solo quando i 133 cardinali elettori provenienti dagli angoli più disparati della terra avranno scelto il successore di Pietro e potranno annunciare dal balcone di San Pietro: Habemus Papam!
La decisione richiede un tale impegno ai cardinali che, provenendo da paesi molto distanti fra loro e seguendo visioni clericali differenti, dovranno trovare un candidato che vada bene ai 2/3 dei presenti.
Con Papa Francesco la Chiesa ha manifestato particolare attenzione all’Asia e lo si può riscontrare osservando il drastico aumento dei Cardinali orientali a discapito della rappresentanza in calo dell’Italia, degli Stati uniti e soprattutto di paesi monocolore cattolico come l’Irlanda o l’Austria che sono rimasti senza un portavoce.
Il regista del Conclave rimane Papa Bergoglio che, avendo nominato durante il suo pontificato 108 dei 135 cardinali elettori, prospetta un futuro della chiesa che segua il suo tracciato.
Questo però non deve lasciar immaginare che la totalità della chiesa segua il suo indirizzo, anzi: le correnti interne sono molte ed è impossibile stabilire ora chi sarà il nuovo Vescovo di Roma.
Nonostante ciò le voci in Vaticano circolano e i nomi dei “papabili” sono noti: il segretario di stato e favorito Pietro Parolin, il capo della conferenza Episcopale Matteo Maria Zuppi, il patriarca di Gerusalemme di “soli” 60 anni Pierbattista Pizzaballa, a rappresentanza del fronte asiatico in ascesa il filippino Luis Tagle, il conservatore ungherese Peter Erdo o per un inedito Papa nero il congolese Fridolin Besungu.
Tuttavia come spesso accade chi entra Papa ne esce Cardinale e perciò non bisogna riporre troppe aspettative sui prospetti, basti pensare che nel conclave del 2013 Bergoglio era menzionato da poche testate giornalistiche e fra quelle veniva erroneamente riportato come un conservatore.
Che volto acquisirà la nuova Chiesa Cattolica per fronteggiare le sfide della terza guerra mondiale a pezzi? E da che parte si collocherà sullo scacchiere geopolitico nel corso degli anni?