LA PRIMA CAUSA DI MORTE NEI PAESI INDUSTRIALIZZATI
di Aldo Ercoli
L’aterosclerosi è caratterizzata dall’accumulo di lipidi nella tunica intima (quella a contatto con la corrente sanguigna) del vaso (ateroma). Il processo inizia dall’intima che viene alterata dalla successiva proliferazione ed ispessimento delle fibre elastiche, dall’atrofia delle cellule connettivali con conseguente formazione di placche calcifiche coinvolgendo anche la tunica media.
Sono le grosse arterie (aorta, arterie degli arti) quelle che vengono più colpite. Dall’ateroma, alle placche, si può arrivare all’occlusione. L’aterosclerosi è la prima causa di morte nei paesi industrializzati.
Quali sono i più importanti fattori di rischio di questa patologia?
Alcuni che dipendono dall’età (avanzata) e dal sesso (maschile) non sono modificabili. A differenza di altri sui quali si può intervenire: l’ipertensione; la dislipidemia (elevati LDL o ridotte HDL);il diabete mellito e l’insulino resistenza;il fumo; l’obesità, la vita sedentaria.
Per quanto concerne l’ipertensione,l’eziologia, sconosciuta nel 95% dei pazienti, è detta “essenziale”; nel restante 5% è secondaria a patologie renali (stenosi dell’arteria renale delle donne giovani; malattia parenchimale renale); coartazione aortica (colpisce bambini e giovani adulti con ostruzione dell’aorta all’origine dell’arteria succlavia sinistra;polso femorale ridotto e ritardato, soffio tele sistolico in regione interscapolare all’esame obiettivo); il feocromocitoma (tumore che secerne catecolamine con ipertensione parossistica o stabile in soggetti giovani o di media età; accompagnato da dimagrimento, improvvisa profusa sudorazione specie in soggetti di media età); l’iperaldosteronismo (adenoma secernente aldosterone o iperplasia surrenalica bilaterale con ipocaliemia).
Più rare le sindromi adrenogenitali e Cushing, ipertiroidismo, ipoparatiroidismo, acromegalia. Nell’ aterosclerosi il trattamento della PA elevata (superiore a 140/90) riduce il rischio di ictus, scompenso cardiocircolatorio ed eventi coronarici. La riduzione dei valori pressori riguarda anche i pazienti anziani con ipertensione sistolica isolata (massima superiore a 160 mmHg e minima inferiore a 90 mmHg).
Venendo alle Dislipidemie, come già detto, il rischio cardiovascolare è ridotto con alti livelli di colesterolo HDL (colesterolo “buono”) e aumentato con alti livelli di LDL (colesterolo “cattivo”). (Harrison).
In pazienti con anamnesi positiva per malattia coronarica; ictus, vascolopatia periferica (aterosclerosi documentata) qualora le HDL siano inferiori a 40 mg/dl e le LDL superiori a 110 mg/dl, oltre alla terapia farmacologica è bene sollecitare uno stile di vita più salutare (dieta ipocalorica, negli obesi, abolizione del fumo, attività fisica). Particolare attenzione dobbiamo dedicare al diabete e all’ insulino – resistenza.
Quando la glicemia a digiuno superi i 125 mg/dl il paziente deve essere considerato diabetico (valori più bassi rientrano nel prediabete). IL diabete mellito tipo 2 (adulto) si associa spesso alla dislipidemia con più facilità verso l’instaurarsi dell’aterosclerosi.
Le normalizzazione dei valori glicemici assieme ad altri fattori di rischio (ipertensione,dislipidemia) riduce il rischio di eventi cardiovascolari.
E’ importante che il colesterolo LDL scenda sotto i 100 mg/dl, anche se il paziente non presenta sintomi di coronaropatia. Il solo controllo della glicemia è in grado di ridurre le complicanze diabetiche microvascolari (retinopatia) e quelle macrovascolari (es. TIA). E’ per questo motivo che è necessario intervenire sui altri fattori modificabili, soprattutto dislipidemia ed ipertensione arteriosa. Altrettanto importante è modificare, cambiare stili di vita errati.
La sospensione del fumo, la dieta (aumentare il consumo di frutta, verdura, drastica riduzione dei grassi saturi), l’attività fisica (dai 15 ai 30 minuti al giorno, a seconda dell’età) sempre di tipo moderato, sono tutti procedimenti da incoraggiare. L’eliminazione dell’obesità è poi indispensabile specie nei pazienti con fattori di rischio multipli. Riguarda infine ai Fattori non modificabili, si è già detto che il rischio aterosclerotico (soprattutto a livello coronarico) è maggiore nel sesso maschile rispetto a quello femminile, a parità di età. Purtuttavia nelle donne dopo la menopausa il rischio aumenta fino a raggiungere quello degli uomini.
Dottor Professor Aldo Ercoli
Specializzato in Cardiologia e Broncopneumatologia e esperto in Malattie Infettive. Cardiologo già docente in Microbiologia ambientali, Medicina Naturale e di formazione dei medici di medicina di base.