Codice Canalini di Giulio Milani

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C’è ancora spazio nella società di oggi per la letteratura come ricerca e la figura dell’intellettuale “irregolare”?

di Andrea Macciò

Codice Canalini è un “memoir” che ricostruisce la vita e la storia personale e letteraria di Massimo Canalini, fondatore della casa editrice “Transeuropa” e figura quasi “leggendaria” nel mondo dell’editoria indipendente italiana.
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La storia di Canalini è raccontata con intensità e ironia dal suo allievo e successore Giulio Milani, che è riuscito a rilanciare Transeuropa e il suo ruolo di “sovversione” e stimolo in un mondo dell’editoria prigioniero di convenzioni letterarie e sociali, un mondo autoreferenziale dominato all’epoca del “pioniere” Canalini dalla gerontocrazia, dal conformismo e dal cosiddetto “amichettismo” e oggi prigioniero di un’omologazione per la quale la letteratura di consumo è diventata il cuore pulsante del mercato editoriale, nel quale il “flusso di coscienza” dei social network è diventato un vero e proprio metodo di scrittura, e nel quale il libro è trasformato in “evento” .
C’è ancora spazio oggi per la letteratura come ricerca e per l’editoria indipendente? Che cos’è il “Codice Canalini”?
Qual è oggi, in un sistema nel quale il self publishing sta conquistando pezzi sempre più consistenti del mercato editoriale, il ruolo dell’editore e del consulente editoriale?
Uno degli aspetti più significativi della storia di Canalini è che il fermento culturale che prende forma attorno al fondatore di Transeuropa si svolge tutto lontano dai salotti di Roma, Milano e Torino, nell’Italia di provincia.
Transeuropa nasce nell’ “Italia dell’Est” centrale, Ancona e Falconara Marittima, ai margini del racconto mediatico di un paese che sembra tutto centrato sull’asse Milano-Napoli, e a Massa, in quella terra apuana tra Toscana e Liguria, cuore del movimento anarchico italiano che non assomiglia davvero a nessuna delle due regioni vicine.
Il racconto procede in maniera cronologica dagli anni Ottanta ad oggi, e mostra come l’affascinante personalità di Massimo Canalini sia riuscita ad attirare nella sua Ancona autori e collaboratori interessati a dare una sferzata a un mondo culturale prigioniero di rituali e conformismo.
È Massimo Canalini a volere fortemente la creazione di una collana di autori “under 25” che negli anni Ottanta in una società ancora fortemente gerontocratica, non erano neanche presi in considerazione; è Transeuropa a lanciare una collana di esordienti “over 65” in una realtà che è diventata (almeno superficialmente) giovanilista e nella quale l’apparenza dell’autore o dell’autrice ha spesso più rilievo dei suoi contenuti. Codice Canalini racconta la vita nel mondo editoriale predigitale, i lunghi viaggi verso Ancona per incontrare “il maestro” e i soggiorni al “Cessi hotel” consigliato dallo stesso, la comunicazione che avveniva solo di persona o tramite telefonata, la necessità di essere fisicamente nello stesso luogo per lavorare insieme.
Grande spazio è dedicato alla figura di Pier Vittorio Tondelli, autore e curatore di antologie di scrittori esordienti per Transeuropa.
Tondelli, noto soprattutto per l’allora “scandalosa” raccolta di racconti Altri Libertini, secondo Giulio Milani è stato il creatore di una poetica che ha trasformato i “capri espiatori” della società in eroi.
Il fatto che oggi sia ricordato come “scrittore gay” è frutto di un’auto-rappresentazione letteraria, come sembrava sostenere Canalini nella lunga ricerca della sua “fidanzata” Federica?
La storia di Tondelli permette all’autore Giulio Milani un’interessante riflessione critica, con l’escamotage dell’intervista immaginaria, sulla perdita della forza eversiva del movimento omosessuale negli ultimi decenni, passato dalla volontà di scardinare la gabbia della famiglia borghese ed eterosessuale alla volontà di imitare quel modello e di essere semplicemente accettato dalla società “perbene”.
Una tesi che sostiene anche il linguista Edoardo Lombardi Vallauri nel suo “Ancora Bigotti. Gli italiani e la morale sessuale” quando afferma che il nostro paese ha superato prima l’omofobia che la sessuofobia.  Tondelli “era davvero gay” o era, come diremmo oggi, “fluido” e ha usato l’omosessualità come strategia di eversione letteraria? Oggi sarebbe ancora uno “scrittore gay”?
Quello che è certo è che se la società di oggi è apparentemente meno bigotta, la ricerca del “capro espiatorio” non è mai finita: possono essere cambiati i “capri espiatori”, ma non il metodo che li ha creati.
Negli anni Novanta con la nascita della collana Under 25 Tondelli lancia numerosi scrittori nati all’inizio degli anni Settanta, la cosiddetta “Generazione X”.
Un libro simbolo di quella stagione è “La guerra degli Antò” di Silvia Ballestra, che in un mondo che si avvia a un’americanizzazione e a un’omologazione culturale sempre più decisa racconta la storia di quattro “punk” che in fondo non hanno nessuna intenzione di lasciare la comfort zone della provincia abruzzese nella quale sono cresciuti.
Ma cosa è davvero il “Codice Canalini”?
L’editore marchigiano, spesso accusato di eccessivi interventi sul testo dei suoi autori, era fortemente legato alla concezione della letteratura come arte e come ricerca, considerava fondamentale “la forma” dei libri e non solo i contenuti, e consigliava i libri giusti da leggere.
Massimo Canalini pensava che non tutti possono diventare scrittori: la sua scomparsa, nell’epoca del self publishing e delle case editrici che si avvalgono dell’Intelligenza Artificiale per la scrittura di libri “di genere”, rappresenta la fine di un’epoca? L’editoria è destinata a essere solo industria, senza nessuno spazio alla ricerca e alla critica sociale?
Ha ancora un senso il ruolo dell’editore come guida e “provocatore” e non solo come tipografo e responsabile della promozione del libro come “evento”?
Con il “Transeuropa discovery tour” del 2017 Giulio Milani ha indetto una “crociata contro l’improvvisazione dilagante” per cercare di ridare un senso alla letteratura e all’editoria come ricerca e innovazione, con la stessa passione del suo maestro Canalini.
Un viaggio anche questo spesso condotto nelle zone più dimenticate dell’Italia centrale e meridionale, alla ricerca di autori e autrici che avessero davvero qualcosa da dire di nuovo rispetto ai manoscritti “tutti uguali” che parevano scritti con “l’algoritmo invisibile” dei social.
Nel 2019 la collana “Wildworld” si propone di irrompere in un “In un mondo editoriale e letterario sempre più colonizzato dalla celebrity press, dalla vanity press e dall’omologazione dei contenuti, un gruppo di autori ha deciso di chiudere con l’esperienza della narrativa italiana prevalente – romanzo di formazione giovanile, noir, affresco storico, non fiction novel, distopia, eccetera –, per produrre uno scarto dell’immaginario e intercettare una nuova generazione di lettori. Dall’esperienza di Wildworld nasce il movimento letterario “Gli imperdonabili” fondato da Giulio Milani e Veronica Tomassini proprio nel 2019 e che nel tempo si è arricchito di nuovi redattori. Alla ricerca di una chiave per scardinare il dualismo tra il capolavoro senza pubblico e il successo senza qualità, in un mondo editoriale ormai dominato dalla grande distribuzione che “chiede sempre lo stesso libro”.
Il modello tautologico dei social network, nel quale il successo è proporzionato all’offrire ai propri follower esattamente quello che vogliono sentirsi dire, è diventato negli ultimi anni quello dominante anche in campo letterario e editoriale.
Il “Codice Canalini” è la chiave per cercare di scardinare questo meccanismo infernale.
Tra il 2020 e il 2021 la rivoluzione letteraria degli “Imperdonabili” si intreccia con la trasformazione delle nostre vite imposta dalle politiche delle restrizioni pandemiche e con il movimento apuano “Rivoluzione Allegra” fondato dallo stesso Giulio Milani, che si oppone alla gestione “contactless” e autoritaria della “pandemia” non solo in piazza e in ambito politico, ma anche cercando di costruire curando pubblicazioni come “Noi siamo l’opposizione che non si vede” un’opposizione culturale a una deriva che non è più solo letteraria ed editoriale, ma è anche politica e sociale.
L’esperienza de Gli Imperdonabili è stata messa a dura prova dal periodo del lockdown, ma, forse, nello stesso tempo quest’ultimo ne ha, almeno in parte, canalizzato lo spirito “selvaggio” e di critica radicale allo status quo in ogni ambito.
In “Codice Canalini” la rievocazione biografica della straordinaria vita dell’editore marchigiano e delle figure che hanno segnato la storia di Transeuropa si mescola in maniera inestricabile con la riflessione sociale e politica, vediamo inesorabilmente stringersi le maglie di un “sistema”, che dalla cultura alla società e alla politica, cerca di depurarsi di tutto quanto è imprevedibile, del pensiero laterale, della vera creatività senza vincoli, una società che non smette di creare “capri espiatori” dei quali parlava Tondelli, anche se magari diversi rispetto a quelli degli anni ottanta (o forse no, basta leggere “Il mondo al contrario” di Roberto Vannacci per comprendere come certi meccanismi dell’inconscio sociale sono ancora attivi e possono essere sfruttati da un abile marketing) e che oggi nell’era delle AI eleva la prevedibilità a virtù letteraria e sociale.
I meccanismi del mondo editoriale raccontati da Milani in “Codice Canalini” sono anche la metafora del funzionamento della società di oggi, dominata dal culto della prevedibilità assoluta, della prevenzione, della precauzione, dell’algoritmo, del marketing elevato a ideologia.
Il “Codice Canalini” è il contraltare del codice minimalista che domina la scrittura contemporanea da almeno 50 anni, uniforme nello stile e nelle tematiche, così scontato e prevedibile che l’autore oggi può essere facilmente insidiato dall’AI e da chatbot gpt.
Giulio Milani durante la manifestazione Rockdown Foto di archivio di Andrea Macciò
“Costruiremo anche noi la nostra Cattedrale di carta” è l’ultima frase del libro, l’invito dell’autore a non arrendersi e a ricostruire con un linguaggio adatto ai tempi di oggi la figura dell’intellettuale, che oggi sembra espulsa dal contesto sociale.
L’autore
Giulio Milani, nato a Massa nel 1971, nel 2005 ha rifondato la Casa editrice TranseEuropa fondata da Massimo Canalini. Ha curato le antologie I persecutori (Transeuropa, 2007) e Over Age. Apocalittici e disappropriati (Transeuropa, 2009) e pubblicato i romanzi. La cartoonizzazione dell’Occidente (Transeuropa, 1998, n.e. Laurana, 2018), Gli struggenti o i Kamikaze del desiderio (Baldini & Castoldi, 2004), La terra bianca (Laterza, 2015). Ha intervistato lo scrittore Mario Rigoni Stern in Storia di Mario. Mario Rigoni Stern e il suo mondo (Transeuropa, 2008). Quando non era ripiegato sui suoi interessi, ha scoperto e lanciato diversi scrittori, tra cui Fabio Genovesi, Giuseppe Catozzella, Andrea Tarabbia, Demetrio Paolin, Stefano Amato. In ambito editoriale, è stato promotore e coordinatore della collana di coedizioni “Indies” di Feltrinelli e dello scaffale di tutela della bibliodiversità con LibrerieCoop; ha ideato e prodotto la collana “Wildworld” per Transeuropa. Nel novembre del 2019, ha fondato con Veronica Tomassini il movimento letterario degli Imperdonabili. I suoi ultimi libri sono il saggio storico I naufraghi del Don. Gli italiani sul fronte russo 1942-1943 (Laterza, 2017), la curatela dell’antologia di artisti, scrittori e poeti dissidenti Noi siamo l’opposizione che non si sente e il saggio storico-politico La peste e la rivoluzione (Transeuropa, 2021). Nel novembre 2024 è uscito per Transeuropa “Codice Canalini”