Aritmie cardiache: quali sono le manifestazioni cliniche?

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L’IMPORTANZA DELL’INTERROGATORIO ANAMNESTICO NELLE ARITMIE CARDIACHE.

malattie
Dottor Professor
Aldo Ercoli

Palpitazioni, perdita di coscienza (sincope), vertigini sono i sintomi più tipici. Purtuttavia possono essere asintomatiche o presentarsi in modo più subdolo e insidioso: intolleranza all’esercizio fisico, senso indefinito di malessere generale, sonnolenza. Purtroppo talora il primo sintomo è la morte improvvisa.

E’ importante in ogni caso stabilire se vi sia una cardiopatia sottostante, un <passaggio questo fondamentale nella diagnosi e nella prognosi di una sospetta aritmia> (Jeffrey E. Algin Patologie cardiovascolari. 2010). Le quattro domande essenziali che il mio maestro in cardiologia, il prof. Michele Pistolese (Osp. San Filippo Neri), rivolgeva al paziente con probabile cardiopatia erano sempre le stesse:

1) Ha mai avuto sincope?
2) Ha accusato dolori al petto (precoridalgie)?
3) Ha avvertito palpitazioni, cardiopalmo?
4) Accusa dispnea (affanno) da sforzo oppure anche a riposo?

Se le risposte erano tutte negative le probabilità di avere una malattia cardiaca erano, se non del tutto assenti, molto scarse. Come interrogare un soggetto che accusa palpitazioni? Un ritmo irregolare o rapido può essere dovuto a battiti ectopici, sopraventricolari, ventricolari oppure ad una tachiaritmia.
Si può chiedere al paziente di riprodurre quella sensazione aritmica facendogli battere un dito sul tavolo. Se è irregolare potrebbe trattarsi si extrasistoli atriali o ventricolari con pausa extrasistolica, oppure di una fibrillazione atriale. Un battito rapido, regolare, deve far pensare ad una tachicardia sostenuta (esempio tachicardia sopraventricolare parossistica). Le palpitazioni sono la manifestazione clinica più frequente nelle tachiaritmie.

Nei casi più gravi possono essere la spia di una tachicardia ventricolare soprattutto se si presentano con sincope o senso di mancamento (lipotimia). Di rado il rallentamento del ritmo cardiaco (bradicardia) si manifesta con palpitazione. Prima ancora di eseguire un esame elettrocardiografico è essenziale l’anamnesi e l’esame obiettivo con auscultazione cardiaca. E’ necessario in questa maniera escludere altre cause cardiache di aritmia (come ad esempio un’angina pectoris o una stenosi aortica) oppure cause neurologiche, il capogiro oppure la vertigine può essere dovuta a diverse eziologie.

Sempre l’anamnesi e l’esame fisico possono farci distinguere la vertigine, una sensazione di “rotazione della testa”, una mancanza di equilibrio. Né deve essere esclusa una crisi epilettica che può essere confusa con una vera e propria sincope. Nella diagnosi differenziale un aspetto importante è costituito dai sintomi post- ictali che sono del tutto essenti quando la sincope è stata determinata da un’aritmia. In questo secondo caso i pazienti si risveglieranno generalmente senza alcun esito neurologico a meno che il malato non abbia avuto un arresto cardiaco con una prolungata ipossia (mancanza di ossigeno) tale da aver richiesto un precoce intervento di rianimazione. Va anche esclusa la sincope vasovagale, in quanto i suoi sintomi sono spesso assai simili a quelli delle aritmie.

Ritorno sulle aritmie in presenza di una malattia cardiaca organica elencando le condizioni che possono provocarle:

1) ischemia miocardica (angina, infarto);
2) scompenso cardiaco congestizio;
3) ipossiemia (bassa PaO2)
4) ipercapnia (alta PcO2)
5) ipotensione arteriosa
6) squilibrio elettrolitici (specialmente a carico di K, Ca e Mg)
7) tossicità da farmaci (digitale, farmaci antiaritmici che prolungano l’intervallo QT)
8) caffeina
9) alcool

(Harrison. Principi di Medicina Interna).