ANTICA FARMACIA DI ROMA: SPEZIERIA DI SANTA MARIA DELLA SCALA

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stemma dei frati

 

HERBIS, NON VERBIS MEDICORUM EST PELLERE MORBOS

Con le erbe, non con le parole dei medici si scacciano le malattie

(frase riportata sul frontespizio dell’Erbario della Spezieria)

Tra i luoghi magici e ricchi di storia, che Roma è molto abile nel nascondere per poi farceli scoprire, uno in particolare si trova in piazza Santa Maria della Scala, la “Farmacia dei Papi”(nel cuore di Trastevere), nome preso dalla Chiesa che nacque in quello stesso punto, nel 1592, per ospitare e custodire una sacra immagine della Madonna che precedentemente era situata sulla scala di una casa della piazza stessa e che le storie tramandate ricordano come miracolosa: una donna piangeva e pregava davanti la sacra immagine, tenendo un bambino fra le braccia, affetto da mutismo, fino a quando il bambino comincia miracolosamente a parlare. Un’altra esperienza, molto commovente e verificatasi nello stesso anno, vede come protagonista un uomo impossibilitato a camminare poiché colpito da paralisi, pregando davanti alla stessa icona, in modo straordinario e inaspettato, comincia a muovere alcuni passi. La Chiesa viene affidata da Papa Clemente VIII (1536-1605) ai frati Carmelitani scalzi, nel 1597. Il Pontefice decide di celebrare questo miracoloso dipinto costruendo l’omonima Chiesa, alla fine del XVI secolo, al fine di custodirvi il dipinto della Madonna con il bambino in grembo.

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Trastevere, la spezieria

Alla fine del XVIII secolo i frati aprono una spezieria, la farmacia più antica d’Europa, proprio nei pressi del sacro edificio, conosciuta anche con il nome di “Farmacia dei Papi”, dichiarata tale, in maniera ufficiale, da papa Pio VIII, che, soprattutto all’epoca, era caratterizzata da specialità medicinali, e che ancora oggi conserva strumenti e arredi dell’epoca.

Al primo piano del Convento si trova l’entrata e veniamo subito ricevuti da un piccolo dipinto di Fra’ Basilio della Concezione con i suoi discepoli, un olio su tela attribuito a Pier Leone Ghezzi (pittore romano, 1674-1755). Lo speziale più conosciuto del Convento è intento ad insegnare ai suoi compagni la botanica e la chimica. Il Frate è anche ideatore dell’acqua rosa conservata in un’ampolla all’interno della farmacia, con proprietà anti-pestilenziali, di cui mai rivelò la composizione. Varcata la soglia, veniamo immediatamente avvolti da un ambiente meravigliosamente arredato da elementi barocchi: sullo splendido soffitto, decorato ad affreschi, è raffigurato lo stemma dell’ordine, e, tutto intorno, ornato da motivi floreali di diversi vivaci colori. Sulla destra troviamo il ritratto di Santa Teresa d’Avila (1515-1582), che nel 1568 fonda il primo Convento di Carmelitani scalzi con l’aiuto di San Giovanni della Croce, beatificata e canonizzata viene dichiarata “Dottore della Chiesa” da Paolo VI. Viene raffigurata nel dipinto già sessantenne da Fra’ Giovanni della Miseria, ma guardando la tela la Santa non rimane soddisfatta: “[…] mi avete dato l’umiliazione che merito, dipingendomi brutta e cisposa”. La sala è ricca di meravigliosi oggetti da osservare, tra i quali due antiche bilance sorrette da strutture di marmo, dei vasi di Murano di raro splendore, nonché un piccolo contenitore in vetro in cui è conservata un po’ di theriaca (un antidoto, composto da circa 80 ingredienti, tra cui la carne di vipera. Si riteneva infatti che in alcuni animali fossero presenti, allo stesso tempo, il veleno e il suo antidoto), ideato dal medico personale dell’Imperatore Nerone, Andromaco il Vecchio, nel tempo modificata. Il farmaco è stato preparato, all’interno dei grandi vasi ancora oggi presenti nella stanza, e venduto per quasi 18 secoli successivi. In fondo al lungo bancone si entra nel raccolto e accogliente studio degli speziali, in cui si consultavano con i medici. All’interno del piccolo locale si trova una vetrina, in cui sono raccolti testi degli speziali, affiancati dai ritratti dei medici più celebri appartenuti ai tempi antichi: Ippocrate, Mitridate, e molti altri. Di fronte si trova il laboratorio in cui venivano preparati i rimedi.

Nel 1849 circa, l’Antica Farmacia viene allestita all’interno di un ospedale, presso il quale, il 30 giugno dello stesso anno viene trasportato d’urgenza una delle figure più importanti e significative del Risorgimento, patriota, difensore della Repubblica Romana., Luciano Manara (1825-1849), che muore a soli 24 anni, assistito dai frati carmelitani che ricoprivano il ruolo di infermieri oltre che di cappellani.

La farmacia, aperta al pubblico solo a partire dal ‘600, lavora fino al 1954, coltivando le piante per produrre le medicine, come alcuni campi presso Porta Portese e il Casaletto, in via Affogalasino (Monteverde), assorbendo dalla natura molti segreti della medicina.

Flavia De Michetti