Anna, i gatti e altre storie…

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anna bonetti

4 chiacchiere con Anna Bonetti “la dea romana”

«Io sono nata lì, davanti al Palatino e al Foro. Dalla finestra della mia stanza vedevo l’Ara di Cesare, con alla mia sinistra il Tempio della Fortuna, e più sopra, il Campidoglio e la Torre Antonina».

Ha l’eleganza naturale delle modelle, è entrata nell’immaginario degli italiani con i capolavori di Tornatore, Risi e Vanzina. É Anna Bonetti, modella, attrice e doppiatrice di successo, si racconta a Cerveteri che definisce il suo angolo di paradiso. Con Anna Magnani in Bellissima il suo esordio nel cinema.

Anna Bonetti
Anna Bonetti

 

 

É stata una delle donne più amate e ammirate di Roma oggi ancora sulla scena a vivere la sua vita guardando sempre avanti. Una storia costellata di successi ma anche la storia di una donna segnata da eventi che l’hanno messa a dura prova.

 

 

La tanta bellezza crea momenti di imbarazzo? Devo dire che per me non è stato così difficile gestire i rapporti, con l’ironia si risolve tutto. L’ironia dove la metti sta bene!

Essere belle stanca, è un ruolo ingombrante? Stanca nel senso che diventa quasi un dovere essere sempre ‘a posto’, mantenere il peso forma poi negli anni, sopratutto quando ti piace mangiare, è impegnativo. Mi sono concessa la libertà di apparire come volevo solo dopo la morte di mia figlia. L’incidente di mia figlia mi ha cambiato la vita. Tornando dall’Argentario l’auto condotta dal suo amico è sbandata finendo in un fosso a lato dell’Aurelia non protetto da guard-rail: sono morti tutti e quattro.

Modella, attrice, ora doppiatrice, come è andata? A 50 anni ho abbandonato la vita pubblica e mi sono avvicinata al doppiaggio. É il mio lavoro attuale, presto la mia voce per i cartoni animati. Ho iniziato come modella da bambina per le pubblicità da quando a soli 6 mesi vinsi il concorso ‘Bimbi Belli’. A 10 anni ero già alta 1 metro e 70, non passavo inosservata. Mi proposero dapprima piccoli ruoli a Cinecittà, mia madre era una costumista e mi portava con lei, all’inizio era un gioco. Che non ho più lasciato.

Se non avessi fatto la modella e l’attrice…? Che avrei fatto? Niente! Ho frequentato l’Accademia d’Arte, Costume e Moda per seguire le orme di mia madre, ma proprio non avevo la pazienza. Tuttora non c’è l’ho.  Ho disegnato vari modelli, anche richiesti da stilisti famosi, ma non era la mia vita. Amo fare bene qualunque cosa intraprendo, amo essere circondata dal bello, ma la mia vita era dietro una macchina fotografica.

Cosa si prova quando finiscono le attenzioni degli ammiratori? Verso i 60 anni mi è successo di non attirare più sguardi, un pizzico di dispiacere c’è stato ma senza drammi, non sono caduta in depressione come accade spesso alle dive e non sono corsa dal chirurgo. Reciterei volentieri il ruolo della nonna.

Il regista con cui è stato particolarmente piacevole lavorare? Tornatore, un gran signore! Nella Leggenda del Pianista sull’Oceano, interpretavo le tre donne nelle tre scene di ballo sulla nave, ambientate nel 1920, ’30 e ’40 vestita con costumi e gioielli originali dell’epoca e meravigliosi. Girammo a Testaccio dove venne ricostruito l’interno della nave, Tornatore dopo l’ultima scena, un ballo che non avevo mai provato prima, venne da me e mi ringraziò “Sei stata bravissima” disse, nessun regista solitamente lo fa. Ricordo anche il freddo, nel cinema si gira in inverno con un velo e le scene in pelliccia ad agosto!

Sei cresciuta in una Roma bella, oramai scomparsa. Compagna di banco di artisti veraci e di talento, un esempio Gabriella Ferri. Con lei siamo state grandi amiche. Si, ho vissuto gli anni più belli di Roma e dei romani.

Tra i tanti miti anche Alberto Sordi. L’ho conosciuto già grande, lui del ’20 io del ’46, avrei lavorato volentieri con lui.

É vero che era antipatico e spocchioso? Non è vero, solo riservato e non taccagno, assolutamente. Mi ricordo la sua generosità quando presenziò alla festa dei gatti in Campidoglio, all’epoca c’era Rutelli che lo aveva nominato Sindaco di Roma in honorem per un giorno. Magari lo fosse stato tutto l’anno! Era il 17 febbraio, la giornata dedicata al gatto, un’animale che considero sacro.

Parliamo di Anna e i gatti, come nasce l’amore che vi unisce? Da sempre. Io sono nata al Palatino, c’ero io e i gatti. Giocavo tra gli scavi del Foro Romano con gli altri bambini e con noi c’erano i gatti. La mia casa romana era la casa più bella del mondo, dove ora c’è una caserma dei vigili urbani. Ho avuto molte avventure insieme ai tanti gatti che hanno fatto parte della mia vita: Tigro, Micia, Mussi, Cicciolina e tanti ancora.  La colonia felina di cui mi prendo cura a Roma conta più di 300 esemplari.

Hai girato il mondo ma è il territorio etrusco la tua seconda casa. Andavo a scuola dalle Orsoline, ci portarono a Cerveteri. Una mattinata in spiaggia poi visitammo la Necropoli Etrusca e la Via degli Inferi. É stato un colpo di fulmine, sono 64 anni che vengo a Cerveteri, lo considero il mio rifugio. Ricordo bene la gita pomeridiana, c’erano ancora i carrelli che portavano via la terra dalle tombe, l’ho trovato un posto bellissimo. In questi luoghi mi sento bene, come ieri che ero nervosa e sono andata alle tombe. Quando trascorro il tempo alla necropoli tutti i pensieri negativi scompaiono. Ci sono i gatti anche lì.

di Barbara Pignataro