ALLEVATORI, LA STANGATA È SERVITA

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Allevamento mucche
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ANCHE AI PRODUTTORI DI CERVETERI È STATO IMPOSTO DI ABBASSARE IL CONFERIMENTO DA 60 A 57 CENTESIMI AL LITRO. «QUI SI VA A CASA»

I rincari, l’aumento delle materie prime e la gestione degli animali. Ed ecco la mazzata definitiva per gli allevatori di Cerveteri e del litorale nord: la riduzione del prezzo da 60 a 57 centesimi. Un durissimo colpo questo anche per le realtà etrusche, oltre che per quelle della regione Lazio, in questi anni già con le spalle al muro. La crisi del latte non ha una fine i produttori hanno dato vita ad una protesta in via della Muratella di fronte la fattoria “Latte Sano”, la grande azienda produttrice e venditrice di latte e suoi derivati. A dir poco infuriato il presidente della cooperativa “Latte Più”.

«Siamo contrari all’abbassamento del prezzo del latte deciso in modo unilaterale nel mese di febbraio – sostiene Valentino Vela – la situazione è ormai insostenibile, si scarica tutto sull’anello debole della catena. Non ce la facciamo più e prima o poi qualcuno si accorgerà di quello che stiamo vivendo ma sarà troppo tardi. Abbiamo appreso che delle cooperative hanno firmato a nostra insaputa: è un fatto che aggrava di più una situazione già compromessa».

Poi ci sono le realtà locali
«Siamo a Cerveteri dal 1952, – afferma Pino Giacomobono – è uno dei periodi più difficili del nostro settore. Produciamo circa 1.500 litri al giorno e portare ora il pagamento a 57 centesimi è un’ulteriore mazzata per la nostra categoria. Produrlo a noi costa almeno 65 centesimi, praticamente non ci sono più margini di guadagno». Tutto confermato nel mese di marzo dai calcoli di Ismea, l’Istituto per studi, ricerche e informazioni sul mercato agricolo, che ha pubblicato l’analisi svolta nella regione Lazio nel periodo maggio 2022-gennaio 2023 su un campione di stalle della cooperativa, da cui è emersa una stima del costo di produzione del latte pari a 0,65 euro a litro. Non certo i 57 chiesti da Latte Sano. Nel Lazio sono rimaste quasi 500 aziende che producono latte e un terzo fa parte di questo territorio. «Ci ritroviamo a protestare per pretendere un prezzo del latte più equo – si sfoga Carmine Ciaralli, un altro produttore cerveterano – qui siamo vicini al baratro. Produciamo 45 quintali al giorno e solo per andare in pareggio dovrebbero pagarci molto di più quando poi sugli scaffali si trova al triplo. Perché non rosicchiare invece dalla grande distribuzione? Abbiamo centinaia di animali ma a poco a poco qui dobbiamo pensare a venderli per coprire le spese. Il fallimento è vicino in questo modo e a mio avviso vogliono farlo scendere ancora di più il prezzo a 55 centesimi».

Nelle scorse settimane gli allevatori avevano provato ad aprire un dialogo con la società, ma ad oggi non c’è stato alcun margine di trattativa. Il rischio, adesso, oltre alla crisi degli allevatori è quello che litri e litri di latte fresco finiscano al macero. A nulla sono serviti gli incontri promossi tra le parti con le organizzazioni sindacali.

«È iniziato un presidio permanente degli allevatori della cooperativa Lattepiù (la più grande cooperativa di produttori del latte vaccino del Lazio) – è stato sottoscritto in una nota – per opporci al diniego da parte dell’azienda Ariete Fattoria Lattesano S.p.a, di consegna per il latte prodotto dai soci della nostra cooperativa. Come prescritto dalla legge e dalle normative europee ad oggi esiste un contratto di Filiera tra le parti, che regola il conferimento del prodotto latte fresco definendone quantità, requisiti di qualità e benessere animale, e il prezzo di riferimento a litro».

Gli allevatori puntano sui numeri tirati fuori da Ismea. «Questo dato ad oggi – prosegue il comunicato condiviso – costituisce l’unico parametro oggettivo di riferimento, nel Lazio come nelle altre regioni d’Italia, per tutti gli operatori del settore lattiero caseario. Tale condizione non è stata accolta da Lattesano, che invece impone un prezzo a 0,57 euro al litro e che in data 7 aprile 2023 ha comunicato a mezzo pec, la decisione unilaterale di interrompere temporaneamente i conferimenti del latte della coop Lattepiù presso i suoi stabilimenti di imbottigliamento, in maniera arbitraria e non rispettando gli accordi di filiera».

Questo breve preavviso per i lavoratori espone inesorabilmente la cooperativa a grosse problematiche per la mancanza di una diversa dislocazione del latte, dovute soprattutto al naturale deperimento del prodotto latte fresco. «Non si può che rilevare la totale indifferenza e insensibilità di un’industria come Lattesano che ha sempre dichiarato la sua vicinanza al territorio e alla sostenibilità del comparto zootecnico».