Aggressione a Roma

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Pigneto. In 10 contro due persone che si tenevano per mano.

Un esemplare attacco squadrista contro Stephano e Matteo ci mostra la cruda realtà omofoba e l’arretratezza ideologica delle istituzioni italiane che guardano dall’altra parte.

Nella meravigliosa canzone “L’anno che verrà” Lucio Dalla scriveva: “E si farà l’amore, ognuno come gli va”. Tra i tanti versi con i quali si vuole volgere uno sguardo positivo verso il nuovo anno questo rimane uno dei più attuali. Era il 1979 e la brutta aria degli anni di piombo induceva le persone a chiudersi dentro casa; sono passati 47 anni e il terrorismo non c’è più, ma il tema dell’omofobia è ancora troppo presente e costringe nuovamente molti individui ad aver paura di uscire di casa per paura di ricevere un’aggressione come quella del Pigneto.

L’attacco è avvenuto la sera di capodanno per mano di 10 ragazzi fra i 16 e i 19 anni, ai danni di Stephano, un badante di 26 anni originario del Perù e Matteo, un cameriere di 22 anni. A denunciare il fatto è Stephano, che inizia l’anno nuovo con un trauma cranico, naso rotto, volto tumefatto e 25 giorni di prognosi, ma soprattutto tanto rancore: «Non è giusto avere paura di stare per strada mano nella mano con la persona che amiamo. Nessuno ha diritto di aggredirti così e rovinarti la vita». 

Il giovane aggredito racconta la vicenda sottolineando la premeditazione del vigliacco attacco: «Prima delle 9:30 andavamo a cena con amici. Al primo piano di questo palazzo un gruppo di ragazzi e ragazze tra i 16 e i 19 anni festeggiavano. Tutti italiani. Ci hanno ricoperto di insulti: froci di merda, ricchioni».

Al rientro, verso l’una di notte, i ragazzi e le ragazze sono ancora lì, su quel balcone. «Dovevamo passare per forza da lì per rientrare. Ci hanno insultati ancora, ma abbiamo cercato di fare finta di nulla, non ci andava di litigare e cominciare l’anno in questo modo. Tenevo per la mano il mio ragazzo, ho detto “Dai, basta”. Alcuni di loro sono scesi. Mi hanno bloccato in 4 mentre gli altri mi riempivano di insulti, calci, pugni, sputi».

L’evento non è passato inosservato alla comunità e sabato 4 gennaio in Piazza Malatesta centinaia di persone hanno voluto dimostrare la loro solidarietà ai ragazzi, manifestando contro l’omofobia e sollevando una denuncia contro le istituzioni che, complici di inerzia, non fanno altro che aiutare i carnefici.

Difficile dare torto ai manifestanti considerando l’apatia che quotidianamente le istituzioni dimostrano nei confronti di aggressioni simili. Forse perché gli unici atti violenti che interessano loro sono quelli portati per mano africana, oppure per lo stretto legame con le associazioni ProVita notoriamente intolleranti verso l’omosessualità. La mancata approvazione al Senato del Ddl Zan, con le sue proposte di inasprire le pene contro le aggressioni omofobe, che avrebbe costituito un segnale necessario di vicinanza al mondo LGBTQ+ mostra ancora una volta l’indifferenza della politica di fronte a queste aggressioni.

L’anno che sta arrivando tra un anno passerà Io mi sto preparando, è questa la novità” la canzone di Lucio Dalla si conclude così, raffigurando la ciclicità degli anni e dei buoni propositi, che si ripresentano costantemente ma senza cambiare la sostanza.

Di Francesco Sarcinella