Adhd, il Lazio primo nella prevenzione e nel trattamento: l’intervista a Cristina Lemme, presidente nazionale

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A tutti noi è capitato almeno una volta di sentire pronunciare il termine ADHD, magari usato da un conoscente che parla di un familiare o su un reel di Instagram. Tanto si è detto da addetti ai lavori o sciorinato in maniera superficiale da chi cavalca l’onda dell’argomento da social top ten. Cerchiamo di fare chiarezza: l’ ADHD ossia il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, è un disturbo neurobiologico che, secondo il DSM V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), colpisce circa il 5% della popolazione in età evolutiva, con una persistenza del disturbo anche in età adulta che coinvolge il 3% della popolazione. Questa condizione può influire su diversi ambiti della vita quotidiana, come l’ambito scolastico, familiare, sociale e professionale.
Dati alla mano, considerando solo la provincia di Roma, più di ventimila studenti e centomila adulti convivono quotidianamente con questo disturbo. Entrando nel dettaglio, l’ASL Roma 4 segnala la presenza di 1742 studenti e 8161 adulti. La diffusione sul territorio conferma l’importanza di un’informazione corretta e di un adeguato supporto per chi vive convive con questa condizione, sia nella fase evolutiva che in età adulta. Proprio per questo abbiamo intervistato la Dott.ssa Cristina Lemme, presidente di ADHD Italia, Coordinatore Malattie Neuropsichiatriche Infantili, Psichiatriche e Dipendenze Patologiche della Cabina di regia per la sanità partecipata della regione Lazio.

Gentile Dott.sa la ringrazio per la disponibilità che ha dimostrato, prima di entrare nel dettaglio dell’intervista, Le volevo chiedere a che punto siamo in Italia e nello specifico nel Lazio nel trattamento dell’ADHD?
“La ringrazio per la disponibilità che ha dimostrato e per l’opportunità di discutere un tema così importante. Vorrei approfondire la situazione attuale riguardo al trattamento dell’ADHD in Italia e, in particolare, nel Lazio. Come ha già accennato, attualmente in Italia non esistono linee guida nazionali uniformi per il trattamento dell’ADHD, il che porta a una situazione di grande disomogeneità nei servizi offerti. La presa in carico delle persone con ADHD è frammentata, e le risorse disponibili variano notevolmente da regione a regione. Solo poche regioni hanno sviluppato linee guida specifiche, risultando in un accesso diseguale alle cure e ai servizi di supporto.
Nel Lazio, tuttavia, stiamo assistendo a un cambiamento significativo. La regione ha recentemente emanato un documento che identifica i centri di riferimento per la diagnosi e la cura dell’ADHD, suddivisi per fasce di età e per ciascuna ASL. Questo è un passo fondamentale, poiché rappresenta la prima iniziativa in Italia che richiede a ogni ASL di istituire poli dedicati al trattamento di questo disturbo, tenendo conto della popolazione residente e senza escludere alcuna fascia di età.
È particolarmente rilevante che per la prima volta si stia lavorando per abbattere quella che era una barriera invisibile rappresentata dall’età di 18 anni, che spesso segnava la fine dell’attenzione verso il trattamento dell’ADHD. Questo approccio integrato e inclusivo rappresenta una svolta importante per garantire che le persone affette da ADHD continuino a ricevere supporto e trattamento adeguato anche dopo la maggiore età.
In conclusione, pur essendoci ancora molto da fare per uniformare i servizi a livello nazionale, il Lazio sta facendo progressi significativi nel trattamento dell’ADHD, offrendo speranza e miglioramenti concreti per i pazienti e le loro famiglie. Sarà interessante vedere come queste iniziative si svilupperanno e quali impatti avranno nel lungo termine”.

Quali sono i principali ostacoli che oggi i ragazzi con ADHD affrontano nel sistema scolastico e come ADHD Lazio sta lavorando per migliorare il supporto educativo?
“Uno degli ostacoli principali nell’affrontare l’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) è la sua invisibilità, che rende difficile per gli insegnanti e i compagni di classe comprendere e riconoscere le sfide quotidiane che gli studenti affetti da questo disturbo devono affrontare. Spesso, le scuole rimangono ancorate a metodi di insegnamento tradizionali, come le lezioni frontali, che non solo non si adattano alle esigenze di questi studenti, ma contribuiscono anche a mantenerli in uno stato di passività. È fondamentale adottare un approccio più attivo e coinvolgente, che renda gli studenti protagonisti del loro apprendimento, favorendo così un ambiente di classe più inclusivo e stimolante.
Un altro problema significativo è la scarsa conoscenza dell’ADHD all’interno delle istituzioni scolastiche, che si traduce in una formazione inadeguata per gli insegnanti, in particolare per quelli di sostegno. La mancanza di una preparazione specifica limita la loro capacità di gestire efficacemente le dinamiche della classe e di rispondere in modo adeguato alle esigenze degli studenti con ADHD. Le metodologie didattiche basate su lezioni partecipative non solo aiuterebbero a mantenere l’attenzione degli studenti con ADHD, ma porterebbero anche benefici all’intera classe, alleggerendo il carico di lavoro degli insegnanti.
In contesti dove ci sono docenti specializzati, la mancanza di un modello di co-teaching rappresenta un ulteriore ostacolo. I docenti si trovano spesso a dover gestire da soli la situazione di un bambino con difficoltà, senza un adeguato supporto. Questo isolamento può portare a stress e frustrazione, sia per gli insegnanti che per gli studenti.
Le linee guida internazionali suggeriscono un approccio formativo per i docenti, noto come “teacher training”, che combina teoria e pratica nella gestione dell’ADHD. Tale formazione dovrebbe includere tecniche per individuare gli antecedenti dei comportamenti problematici, strategie per gestire le crisi e metodologie per lavorare in sinergia con altri professionisti coinvolti nella riabilitazione del bambino. Tuttavia, attualmente, solo un numero limitato di istituti scolastici offre corsi di formazione specifici su ADHD e su come gestire i disturbi comportamentali più impattanti. È quindi necessario un cambiamento radicale nella formazione degli insegnanti e nell’approccio didattico delle scuole, per garantire che ogni studente, indipendentemente dalle proprie difficoltà, possa avere accesso a un’istruzione di qualità e inclusiva. Investire nella formazione e nell’implementazione di metodologie didattiche innovative non solo migliorerà l’esperienza di apprendimento per gli studenti con ADHD, ma arricchirà anche l’intero ambiente scolastico, creando classi più coese e collaborative.
La nostra opera è volta al sostegno della formazione del personale docente organizzando corsi di formazione e workshop per insegnanti, fornendo loro le competenze necessarie per riconoscere e gestire le esigenze degli studenti con ADHD. Questo aiuta a creare un ambiente di apprendimento più inclusivo e supportivo. Supporto alle scuole e alle famiglie lungo tutto il percorso scolastico .
L’associazione si impegna a sensibilizzare la comunità scolastica e le famiglie riguardo all’ADHD, promuovendo una maggiore comprensione e accettazione del disturbo da parte di entrambe”.

Negli ultimi anni, c’è stata una maggiore consapevolezza riguardo all’ADHD. Tuttavia, cosa pensa che manchi ancora a livello sociale, culturale e legislativo per garantire una vera inclusione?
“Sicuramente, come ho già detto, l’assenza di linee guida specifiche di livello nazionale è basilare per avere il giusto riconoscimento del disturbo e la corretta presa in carico. A livello sociale, invece, credo che il nostro paese abbia bisogno di informazioni corrette e diffuse, che possano educare la popolazione sull’ADHD e sfatare miti e pregiudizi. Un’informazione adeguata è fondamentale per promuovere la comprensione e l’accettazione di ciò che è spesso considerato “diverso”.
Inoltre, è essenziale garantire cure adeguate e servizi di prossimità che supportino non solo le persone con ADHD, ma anche le famiglie e le comunità. La creazione di centri di supporto e di formazione per insegnanti e operatori sociali potrebbe facilitare l’inclusione nelle scuole e nei luoghi di lavoro, rendendo le persone con ADHD più visibili e meglio integrate nel tessuto sociale.
Culturalmente, è importante promuovere una narrazione positiva che metta in evidenza i punti di forza delle persone con ADHD, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulle difficoltà. Ciò potrebbe contribuire a ridurre lo stigma associato al disturbo e a favorire una maggiore accettazione.
Infine, a livello legislativo, è fondamentale sviluppare politiche che garantiscano diritti e opportunità per le persone con ADHD, come accesso a trattamenti, supporto educativo e opportunità lavorative. L’inclusione potrebbe rappresentare l’obiettivo ultimo da raggiungere, una volta che si è fatta presa in carico, accettazione sociale e comunicazione corretta. Solo attraverso un approccio integrato che unisca questi aspetti sarà possibile costruire una società realmente inclusiva, in cui ogni individuo possa sentirsi valorizzato e supportato nel proprio percorso di vita”.

L’ADHD viene spesso sottovalutato o del tutto stigmatizzato, quali iniziative l’Associazione sta portando avanti per combattere i pregiudizi e promuovere una maggiore consapevolezza?
“Il nostro impegno è diffondere la conoscenza dell’ADHD in ogni ambito possibile. Offriamo formazione nelle scuole, quando ci è consentito, e collaboriamo con le istituzioni sanitarie per colmare le lacune nella formazione di molti clinici. Inoltre, lavoriamo in rete con altri professionisti per promuovere la conoscenza e la formazione, partendo dalle figure chiave come i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i farmacisti.
Crediamo fermamente che un approccio integrato e inclusivo sia fondamentale per migliorare la qualità della vita delle persone con ADHD e delle loro famiglie, e per costruire una società più consapevole e supportiva.
Inoltre, collaboriamo con numerose associazioni, ognuna con il proprio ambito di competenza, ma tutte unite dalla missione di promuovere il bene comune. Questa sinergia ci consente di ampliare le risposte disponibili per chi si rivolge a noi, non solo per quanto riguarda l’ADHD. In questo modo, non solo arricchiamo il nostro supporto, ma diffondiamo anche la cultura e la consapevolezza sull’ADHD presso altre realtà associative”.

Che tipo di supporto offre ADHD Lazio alle famiglie e ai professionisti per aiutare nella gestione quotidiana dell’ADHD e quali sono le principali risorse disponibili?
“L’Associazione ADHD Lazio OdV si impegna a fornire un sostegno completo e concreto alle famiglie, a partire dal momento in cui ricevono la restituzione della diagnosi. Questo è spesso un momento delicato, in cui i genitori si sentono spaesati e incerti sul da farsi. La nostra missione è accompagnare con empatia e competenza, fornendo supporto pratico per affrontare questa nuova realtà.
In primo luogo, li assistiamo nella gestione della prassi burocratica per l’acquisizione della certificazione (Legge 104 e invalidità), un passaggio cruciale per garantire i diritti e il supporto necessario ai loro figli. In parallelo, aiutiamo le famiglie a individuare il clinico più adatto alle esigenze specifiche del caso, avvalendosi di una rete di professionisti esperti e qualificati.
Il nostro impegno si estende anche al sostegno diretto ai genitori attraverso percorsi di parent training , utili per comprendere meglio i bisogni dei propri figli e affrontare le sfide quotidiane con maggiore sicurezza. Per quanto riguarda le difficoltà scolastiche, proponiamo percorsi di teacher training agli insegnanti, con l’obiettivo di sensibilizzare e formare il personale scolastico sull’ADHD, migliorando così l’esperienza
scolastica degli studenti. Nei casi più complessi, interveniamo direttamente su richiesta della famiglia, partecipando ai GLO (Gruppi di Lavoro Operativo) per garantire che le esigenze dei ragazzi siano ascoltate e rispettate.
Infine, organizziamo convegni formativi aperti a tutti, coinvolgendo professionisti di alto livello per divulgare la conoscenza dell’ADHD. Questi eventi non solo informano le famiglie, ma contribuiscono a sensibilizzare la società e creare una rete di supporto più inclusiva e consapevole.
Con un approccio a 360 gradi, il nostro scopo è offrire un aiuto concreto, costruire una comunità informata e solidale e migliorare la qualità della vita delle persone con ADHD e delle loro famiglie”.

Giuseppe Fresca