Urbano Barberini, Principe di nome e di fatto

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Urbano Barberini Colonna Sforza, attore di grande talento e protagonista di importanti battaglie a favore dei beni culturalidi Giovanni Zucconi

Raramente mi era capitato di intervistare un personaggio così straordinario. Un grande attore di teatro, nato in una famiglia il cui cognome suona qualcosa come Barberini Colonna Sforza. Un principe per i registri araldici, ma soprattutto nell’animo. Un uomo elegante nei modi, ma capace di condurre, vittoriosamente, dure battaglie a difesa dei nostri beni culturali. Fu lui che organizzò la rivolta della società civile per impedire che fosse portato a termine lo scellerato progetto di mettere una discarica accanto al sito Unesco di Villa Adriana. Un principe prestato al Teatro, che non ci pensa due volte a rinunciare a tre anni del suo lavoro, e quindi dei suoi guadagni, per adempiere, nel migliore dei modi, al suo incarico di Assessore alla Cultura del Comune di Tivoli, ottenendo straordinari risultati. Stiamo parlando di Urbano Riario Sforza Barberini Colonna di Sciarra XI principe di Carbognano, più noto come Urbano Barberini. L’abbiamo incontrato nel teatro Belli, nel cuore di Trastevere, a Roma, dove aveva appena recitato “Sulle Spine”, “un noir psicologico a tinte comiche” come lo definisce il suo autore Daniele Falleri. Si tratta di un monologo impegnativo, dove emerge tutta la sua bravura di attore che calca le scene da ormai 34 anni. Apprezzato dalla grande Franca Valeri, ha lavorato insieme a lei per 20 anni, mettendo in scena ben 7 spettacoli. Per farlo conoscere meglio ai nostri lettori, lo abbiamo intervistato appena uscito dal suo camerino.

Lei è un discendente delle famiglie principesche più importanti d’Europa. Solo a pronunciare i nomi di Barberini, Colonna o Sforza, fa una certa impressione e si evocano antenati illustri. Lei è indubbiamente nato in un ambiente fatto di regole, di convenzioni e di educazione di un certo tipo. Cosa l’ha spinto a cercare lavoro in un ambiente, quello del Cinema e del Teatro, dove le regole le fa chi ha il potere di farle in quel momento, e la nobiltà, in ogni senso, non è certo di casa

“Non è vero che c’è poco di nobile in questo mondo. E’ una nobiltà di un altro tipo. Io ero molto curioso, e volevo farmi una mia strada, e quindi ho cominciato a lavorare nel mondo del Cinema. Volevo rendermi indipendente, e non dover chiedere i soldi ai miei genitori. Siccome ero caruccio, ho cominciato a fare fotografie come modello. Poi ho fatto un po’ di Cinema, e mi sono messo a studiare tanto. In seguito mi sono avvicinato anche al Teatro. Evidentemente avevo anche il bisogno di esprimere delle cose che avevo dentro, e che forse il mio ambiente non mi consentiva di esprimere.”

I suoi cognomi le hanno aperto più facilmente le porte che contavano?

“Nel Cinema sono altri i cognomi che contano. Non sono i Barberini, ma sono i cognomi che hanno fatto la storia del Cinema. Anzi, nel Cinema l’aristocrazia viene vista come qualcosa di anomalo, da sbeffeggiare. Non è considerata una cosa seria. Però, piano piano, mi sono costruito la mia professionalità, e ho cominciato a lavorare con Zeffirelli, con Dario Argento e con altri registi importanti. Poi ho fatto molto teatro con Franca Valeri. Per rispondere meglio alla sua domanda diciamo che l’aristocrazia ti apre il mondo della mondanità, ma non il mondo del Cinema. In questo mondo servono altre chiavi: la Politica, o l’appartenenza ai clan del Cinema. Io ero visto come un anomalo: “…ma questo che vuole fare…”.

Secondo lei il Teatro è un ambiente meritocratico?

“All’estero certamente sì. A Londra sì. In Italia la Politica è infiltrata in tutti i campi, e ha trasformato molti artisti in clienti. Ha quindi viziato il mercato, in maniera non irreversibile credo, ma sicuramente in modo molto tangibile. Le direzioni artistiche sono molto soggette alle dinamiche della politica e delle clientele. La RAI e Mediaset sono dei luoghi dove si fa moltissima politica. E quindi una buona spinta è sicuramente importantissima. Ma fortunatamente ci sono anche degli spiragli per riuscire a fare delle buone cose.”

Naturalmente questo vale per chi ha talento

“Vale soprattutto se si è molto tenaci. Ci sono tante persone brave che vengono distrutte da un sistema che è poco meritocratico. In Italia contano soprattutto le raccomandazioni. Contano le appartenenze ai clan. Poi naturalmente ci sono casi di attori molto bravi che riescono ad emergere senza avere bisogno di protezioni. Ma in generale sopravvivere in questo mondo è molto difficile”

Lei ha citato Dario Argento e Franca Valeri. Cosa hanno contato questi due grandi artisti nella sua crescita professionale?

“Con Dario, con lui come produttore, ho fatto uno dei miei primi film che si intitolava “Demoni”. Con lui come regista ho girato “Opera”. Mi sono trovato benissimo a lavorare con lui. E’ un grande maestro del Cinema italiano. La cosa appassionante è vedere le professionalità che ruotano intorno ai suoi lavori. Grandi truccatori, grandi costumisti, grandi direttori della fotografia. Lo stesso mi è accaduto lavorando con Zeffirelli. Con loro ho visto l’eccellenza dell’artigianato italiano. Con Franca Valeri è stato un incontro che posso definire fatale. Mi venne a vedere in una rappresentazione di “Sulle Spine” in un teatrino molto piccolo, e mi disse: “…mi piacerebbe lavorare con lei”. Patroni Griffi gli disse di andare a vedermi, perché per lui ero molto bravo. Da lì è iniziato un lungo percorso professionale. Abbiamo lavorato per 20 anni insieme, portando nei teatri ben 7 spettacoli. Con lei ho un rapporto molto importante. Lo definirei cruciale…”

Ha dovuto rinunciare a qualcosa per poter seguire la sua vocazione?

“Credo che l’opposto sarebbe stato peggio. Se avessi rinunciato al Teatro per fare altre cose, sarebbe stato sicuramente peggio.”

Tornando alla sua appartenenza a grandi casati aristocratici, lei pensa di aver portato qualcosa della sua nobiltà in Teatro?

“Io ho avuto degli antenati che hanno avuto un ruolo importante nella Storia dell’Arte. Penso ai Barberini, per esempio, che è una delle famiglie che hanno creato il Barocco in Italia. Evidentemente quel senso del Bello e dell’Innovazione è qualcosa con cui io sono cresciuto. Anche se devo dire che il senso della Bellezza appartiene a tutti noi Italiani, e in qualche modo ci contamina.”

La Bellezza ci appartiene e ci circonda, ma poi la trascuriamo e la mandiamo in rovina

“La Bellezza dovrebbe essere un tema molto importante per tutti noi. In un momento così difficile per la nostra economia, la scelta di puntare sulla Bellezza, cioè sui Beni Culturali e il nostro paesaggio, è fondamentale per il possibile rilancio del nostro paese. La Bellezza va difesa come un tempo difendevamo la Democrazia in Europa dal Nazi Fascismo. Dobbiamo difendere la Grande Bellezza Italiana dagli attacchi continui, e dalle costanti aggressioni che provengono da più parti.”

Nell’opera che ha appena rappresentato in modo così mirabile, “Sulle Spine”, si affronta il tema del bullismo giovanile. Questo fenomeno c’è sempre stato, ma oggi si sta chiaramente evolvendo, e sta assumendo la forma di baby gang. Secondo lei cosa sta succedendo ai nostri giovani?

“La violenza c’è sempre stata. Ma ci sono sempre stati dei meccanismi per tentare di gestirla. I Greci e i Romani avevano sempre dei teatri all’interno delle loro città. Il teatro era un luogo dove la violenza, insieme ad altri sentimenti difficili da gestire, veniva condivisa pubblicamente attraverso le commedie o le tragedie. Il teatro era un luogo dove tu potevi ammazzare qualcuno, ma poi alla fine veniva l’applauso, e tutti si rialzavano. Servirebbero anche oggi dei luoghi e dei riti per condividere quello che sono le nostre emozioni. Anche quelle più violente, che derivano dalla frustrazione, dalle difficoltà della vita o da una violenza che tu hai subito. Questo lo può fare il Teatro, dove possiamo condividere queste violenze in modo non fatale. “

Quindi bisogna portare di più i giovani a teatro?

“Bisogna portare i giovani a fare delle cose che gli permettano di sfogarsi, e di esprimere la loro emotività. Anche la parte violenta. Perché dietro la violenza c’è sempre qualche cosa che la determina. Va però esorcizzata in qualche modo, in un luogo protetto come il teatro.”

Nella mia Cerveteri, quasi 40.000 abitanti, non c’è un teatro

(sorride) “Come si fa a vivere in una città senza un teatro?”

Veramente ce lo domandiamo spesso anche noi. Andrebbe bene anche coinvolgere i giovani nello sport?

“Solo lo sport non basta. Bisogna coinvolgere anche la loro parte emotiva. Le due cose vanno combinate insieme. Per questo i Greci univano sempre lo sport, le Olimpiadi, alla Tragedia, dove si potevano condividere tutta una serie di emozioni che noi abbiamo dentro, e che diventano pericolose se non sono gestite. Io tante volte ho voglia di uccidere qualcuno nel traffico, però non lo faccio. In teatro quella stessa violenza la puoi esprimere, in una maniera non pericolosa, all’interno di un personaggio.”

Lei è anche assessore alla cultura del comune di Tivoli. A lei si riconosce il grande merito di aver bloccato il folle progetto di installare una discarica nei pressi del sito Unesco di Villa Adriana. Ci può raccontare come ci è riuscito?

“In quel caso abbiamo avuto veramente molta paura, perché il Potere aveva deciso di aprire la discarica proprio lì. E quando il Potere decide, c’è poco da fare. Ci siamo accorti che nessuno della Politica stava facendo qualcosa, e allora ci siamo mossi con il mondo della società civile: Italia Nostra, il FAI, WWF, Lega Ambiente, le associazioni dei cittadini e alcuni istituti di cultura stranieri. Tutti insieme abbiamo dato del filo da torcere al commissario straordinario e alla governatrice del Lazio, Polverini. Abbiamo sollevato un polverone talmente grande che di quel progetto scellerato si è interessata la stampa mondiale. Su questa storia si è dovuto addirittura dimettere il prefetto. In questo caso abbiamo visto che se la società civile si organizza, riesce a dare del filo da torcere al sistema di potere, definiamolo così per semplificare.”

Fare l’assessore per lei è stato un’occupazione secondaria rispetto allea sua attività di attore?

“No no. Io per tre anni ho praticamente smesso di fare cinema, televisione e teatro. Non ho fatto più niente. Mi sono dedicato completamente a Tivoli, e abbiamo creato un sacco di iniziative: un festival d’estate, due stagioni teatrali, la notte bianca, la notte verde. Abbiamo veramente rianimato la vita culturale di Tivoli.”

Quindi si può fare

“Si può fare, ma ci vogliono dei volontari che ti diano una mano. E poi ci vogliono le spalle molto larghe. E anche uno stomaco capace di incassare molte frustrazioni, perché il sistema funziona molto, ma molto male. Ma ho avuto anche delle grandissime soddisfazioni.”

Come vede la situazione della tutela dei beni culturali nel nostro paese?

“La Riforma Franceschini un po’ ha aiutato, però noi siamo ancora molto indietro rispetto a Paesi che fanno questo da anni. Come la Francia, la Germania o la Spagna. Noi abbiamo più siti Unesco di tutti, e il 70% dei beni culturali del mondo. A questo dovrebbe corrispondere naturalmente il primato nel numero di turisti, e invece siamo solo al sesto posto. C’è evidentemente qualcosa che non va. Bisogna lavorare meglio, e i cittadini devono difendere fino in fondo le nostre bellezze. La nuova Resistenza deve essere la difesa del nostro paesaggio, dei nostri Beni Culturali e della qualità del nostro ambiente. Tutto questo rappresenta la nostra identità e il nostro futuro. Il tema cruciale, nei prossimi anni, deve essere proprio la difesa di quel che resta della Grande Bellezza dell’Italia. Noi possiamo ripartire solo dal nostro patrimonio culturale. Da lì possiamo ricreare un vero e proprio Rinascimento Italiano. Ma questo devono capirlo per primi i cittadini e poi, conseguentemente, farlo capire ai nostri politici.”