QUANTE MENZOGNE SUI NOSTRI ANTENATI MEDICI

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A cura del Dottor Professor Aldo Ercoli

Dottor Professor
Aldo Ercoli

A differenza del pensiero comune che identifica ogni elemento magico nella medicina antica (in mano a stregoni ed esorcisti) personalmente la penso diversamente.

Non bisogna fare “di tutta un erba un fascio”. Un esempio eclatante ci viene da un documento assiro del VII sec. a.C.: un giovane colpito da oftalmia fu curato da un impiastro di erbe tutto attorno all’orbita oculare.

Il medico, dopo aver aperto la garza che vi aderiva, tolse l’impiastro e vide solo un minuscolo coagulo di sangue. Dopo solo una settimana guarì completamente. Sempre in Mesopotamia, la culla delle nostre civiltà, le malattie infettive, tanto diffuse a quei tempi, venivano arrestate grazie ad un isolamento globale.

Non parliamo poi della chirurgia! Numerosi sono i testi mesopotamici che riferiscono di strumento chirurgici all’avanguardia. Del resto alcuni crani mostrano evidenti segni delle trapanazioni subite, così come di chiare rigenerazioni delle ossa vicino alle brecce operatorie “segni che le operazioni ebbero successo e che i pazienti sopravvissero a lungo” (Sabatino Moscati- Vita sociale nell’antichità 1976).

Presso il Museo romano di Storia delle Medicine si possono vedere degli strumenti chirurgici in bronzo assiro-babilonesi.

Per quanto riguarda l’Egitto faraonico, a parte gli scongiuri magici per curare le malattie, sono stati portati alla luce dei papiri (qualche secolo più recenti rispetto ai mesopotamici) che con un linguaggio preciso, direi scientifico riportavano numerosi casi clinici dovuti a ferite in ogni parte del corpo.

La loro materia medica è così metodica da non essere inferiore ai trattati moderni. Al tempo dei Faraoni vi erano già gli specialisti: “un medico degli occhi”; “uno del naso e orecchie (ORL), “un ginecologo”, “un chirurgo”. Un ultimo esempio egiziano, restando in patologia oculare è il tracoma, una malattia che, nelle aree endemiche, (per tracoma tracomatis sierotipi A, B, C), porta a cecità.

Pur tuttavia è curabile con un antibiotico specifico. La trasmissione avviene da occhio ad occhio attraverso le mani o le mosche. Inizia nei bambini con una congiuntivite di piccoli follicoli linfonodi poi invade la cornea con i leucociti (globuli bianchi) che formano un “panno” vascolarizzato.

Nei giovani più grandi si arriva alle cicatrizzazione congiuntivale e panno vascolare. Sapete quante risate si sono fatte i “soloni” e “super scienziati” quando lessero nei papiri che gli antichi egizi curavano il tracoma con escrementi di rettili, terriccio, urina e altri componenti del genere?

Quando però venne scoperto, nel 1948, da Daggan, l’aureamicina (nome commerciale della clorotetraciclina), un antibiotico con cui si cura con successo il tracoma, ci si è accorti che essa proviene da terreni ricchi in particolare di questi resti, i quali sono dotati di specifiche virtù antibiotiche” (S Moscati opera citata).

Allora perché non farsi un esame di coscienza medica? Un autocritica? Ai lavoratori addetti alle costruzioni di piramidi venivano somministrati abbondanti dosi di aglio e cipolla. Oggi si è scoperto che queste verdure hanno particolari qualità contro i germi della dissenteria e nel prevenire persino il tifo ed il colera.

Le antiche popolazioni mesopotamiche ed egiziane non conobbero certo i bacilli come tali; ma della loro ricca esperienza utilizzarono, in modo empirico, a servirsi di elementi vegetali e animali per curarsi. Veniamo ora a “casa nostra”. Negli anni 70 una scoperta archeologica ci illumina sui culti etruschi legati alla guarigione di malattie.

In provincia di Grosseto, località Ghiacciano Forte, è stata scoperta una località del (IV sec. a.C.) un deposito votivo con figurine di animali e uomini che riproducevano parti del corpo umano/teste, braccia, mani, piedi, gambe, organi genitali) perfettamente modellati.

Si trattava di oggetti votivi (come oggi al Divino Amore di Roma), deposti in un santuario per ottenere dalla divinità la guarigione dei loro mali. Ora malgrado i progressi (secondo me anche regressi) della Medicina scientifica non si possono beffeggiare i sacerdoti medici etruschi perché vantavano delle conoscenze mediche fuori dal comune.

Sapevano, ad esempio, in campo odontoiatrico, curare non solo i denti, ma anche sostituirli con protesi. Queste non sono illazioni ma evidenze scientifiche archeologiche. Mi fermo qui. La medicina greca da Alcmeone di Crotone (VI-V sec. a.C.) fino al più grande di tutti i medici dell’antichità, ossia ad Ippocrate di Coo fece fare ulteriori passi avanti in campo medico. Certo oggi si dichiarano tutti “scienziati”. Ma di che cosa? Se non conoscono il nostro passato?