L’Impero Ottomano: una grande potenza mussulmana governata da figli di poveri pastori e contadini cristiani

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di Giovanni Zucconi

L’Impero Ottomano è stato per secoli l’incubo peggiore per l’occidente cristiano.

E a ragione… Era un impero ricco e potente, militarmente quasi invincibile, con l’obiettivo mai nascosto di estendere il potere del Sultano di Costantinopoli su tutta l’Europa. Era la voce e la spada dell’Islam, la religione che si era velocemente diffusa in quasi tutto il bacino del Mediterraneo ed oltre. Un mondo di Mussulmani che, incredibilmente,  è stato per secoli governato da figli di poveri pastori e contadini cristiani. Un paradosso straordinario che si basava su una delle più curiose istituzioni del mondo ottomano: il “Devşirme”, che si può tradurre in “Raccolta”, e che dava origine ad un meccanismo di scelta della classe dirigente assolutamente originale e antitetico rispetto a quello utilizzato in Europa nello stesso periodo. Dal XIV al XVII secolo, ogni 3-5 anni, alcuni ufficiali dei Giannizzeri (la guardia scelta del Sultano) venivano inviati nei paesi cristiani dell’Impero, dalla Grecia ai Balcani, dove visitavano ogni villaggio: albanese, serbo, bosniaco, croato o ungherese. Qui parlavano con il sacerdote della diocesi e con i vari notabili, informandosi sui giovani più promettenti. Ma non era una visita di cortesia. Era il Devşirme, e il loro compito era quello di individuare i giovani migliori, per fisico e per capacità, di strapparli alle loro famiglie, e di portarli a Costantinopoli dal loro Sultano. Inizialmente prelevavano giovani di 10-12 anni, in seguito anche di 17-18 anni. Immaginatevi il panico delle famiglie dei villaggi visitati e le bustarelle che dovevano girare tra gli ufficiali. Una direttiva era quella di non prendere mai i figli unici, quelli di madre vedova o quelli che erano l’unico sostentamento della famiglia. Inoltre si stava attenti a non portare via troppi bambini dallo stesso villaggio: una regola era circa uno ogni 40 famiglie. L’orientamento era comunque quello di non scegliere i figli dei notabili o dei capi del villaggio, ma di portare via solo i figli dei contadini e dei pastori. Quindi, ogni pochi anni, arrivava a Costantinopoli un flusso di centinaia, spesso migliaia, di bambini cristiani. Qui diventavano degli schiavi del Sultano, che aveva su di loro un potere di vita e di morte. La maggior parte di essi veniva affidata a dei contadini turchi, che si impegnavano a mantenerli per qualche anno e a farli lavorare duramente in campagna. Da loro imparavano la disciplina, l’ubbidienza, la legge islamica e il turco. Naturalmente, anche se la legge islamica lo vietava, venivano “convinti” a convertirsi alla fede dell’Islam. Dopo qualche anno, quando la loro preparazione era giudicata ormai completa ed erano Mussulmani a pieno titolo, venivano arruolati nel corpo dei Giannizzeri, cioè nella milizia scelta dell’esercito del Sultano. Un corpo militare potente e ben pagato, il più temuto dagli Europei, e che era composto praticamente solo da ex bambini cristiani. Ma gli ex cristiani non solo difendevano l’Impero, ma lo governavano anche. I migliori di questi ragazzini arrivati a Costantinopoli, quelli che sembravano più promettenti, non venivano affidati ai contadini, ma entravano direttamente a Palazzo. Venivano educati e preparati sotto gli occhi del Sultano, che li conosceva personalmente. Li faceva lavorare come giardinieri, paggi o domestici. Quelli che gli piacevano di più entravano al suo servizio personale. Qualcuno diventava anche il suo amante; la pederastia era accettata nella cultura ottomana, anche se non era ammessa dalla legge islamica. A corte imparavano tutto quello che era necessario per amministrare e governare l’Impero. Dopo questa educazione e formazione, ogni tanto il sultano decideva che c’era un gruppo di loro che era ormai pronto, e a decine, a volte a centinaia, venivano indirizzati verso nuovi, prestigiosi, incarichi. Come minimo diventavano Cavalieri della Guardia Imperiale, che è un altro corpo scelto, ancora meglio pagato dei Giannizzeri. Ma i migliori in assoluto diventavano immediatamente, per decisione irrevocabile del sultano: pascià, visir (i ministri del governo), gran visir (che erano quelli che gestivano effettivamente gli affari dell’Impero), ammiragli, capudàn pascià (il comandante della flotta), comandanti dei Giannizzeri o governatori delle provincie. Tutti questi, almeno fino al tempo del sultano Solimano il Magnifico (dopo le cose cambieranno un po’, anche se lentamente)  erano stati bambini nati cristiani nei Balcani. Per secoli, l’intero gruppo dirigente dell’Impero Ottomano è stato scelto in questo modo. Ma perché non venivano presi anche i bambini mussulmani? La risposta è semplice. Tutti i ragazzi “raccolti” diventavano a tutti gli effetti degli schiavi del Sultano, e questo poteva essere fatto solo con i sudditi Cristiani, perché la legge islamica vieta di mettere in schiavitù dei Mussulmani.  Vediamo adesso quali erano i vantaggi (per il Sultano) di questo meccanismo di selezione della classe dirigente. L’Impero Ottomano non conosceva il concetto di nobiltà di nascita. Non esisteva il diritto di avere dei posti importanti di comando solo perché si apparteneva ad una famiglia nobile. Era una società totalmente aperta, dove era il Sultano che decideva chi doveva fare carriera. In Europa, nello stesso periodo, tutti erano invece fermamente convinti dell’importanza della stirpe, del sangue e della nobiltà: solo i nobili avevano il diritto di comandare. Sembrerebbe che la civiltà ottomana fosse un po’ più moderna di quella occidentale dell’epoca, ma a parte le considerazioni sulla possibilità di emergere solo sulla base delle proprie capacità individuali e non per la nobiltà della nascita (circostanza che ha comunque un fascino straordinario), questo sistema di selezione andava soprattutto a favore del Sultano. I nobili, in Europa, erano una forza che poteva bilanciare i poteri del Re. Rappresentavano un insieme di privilegi ingiusti, che però attenuavano l’autorità del Re e ne limitavano la tendenza verso l’assolutismo. Nella società ottomana il sultano è un monarca assoluto. Quando doveva prendere delle decisioni non aveva la necessità di mediare con dei nobili potenti, con la Chiesa o con i Comuni. Doveva solo ordinare i propri voleri a una classe dirigente sulla quale aveva un pieno potere di vita o di morte. E naturalmente è più facile comandare se si è circondato da schiavi fedeli, e che devono a te tutte le loro fortune passate, presenti e future. Per la cronaca il Devşirme venne definitivamente abolito nel 1648.