La Pizza alla Napoletana è Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO

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di Arnaldo Gioacchini *

Ci sono voluti ben 8 anni ma finalmente la Pizza alla Napoletana, con il suo universo culinario e sociale, è Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.

Il Comitato Intergovernativo (di cui l’Italia non fa parte ) per la salvaguardia del Patrimonio Immateriale dell’UNESCO riunitosi il 6 dicembre sull’isola di Jeju in Corea del Sud ha dato, all’unanimità, l’imprimatur in proposito con la seguente menzione ( molto centrata ed azzeccata): “Il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaioli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale”. L’Italia aveva presentato questa (unica) candidatura accompagnandola con la seguente motivazione: l’arte dei pizzaioli ha svolto una funzione di riscatto sociale, elemento identitario di un popolo, non solo quello napoletano, ma quello dell’Italia. È un marchio di italianità nel mondo”. Fra i Patrimoni Orali ed Immateriali dell’Umanità la Pizza alla Napoletana va a trovarsi in ottima compagnia con altre belle ed importanti realtà italiane: L’Opera dei Pupi Siciliani ed il Canto a Tenore Sardo (che l’UNESCO inserì subito all’inizio, ritenendoli entrambe pertinentissime, appena aperta questa Lista), la  Dieta Mediterranea (ove l’ Italia è insieme a CiproCroazia,  Spagna,  Grecia,  Marocco e  Portogallo),il Fare Liutario nella tradizione artigianale di Cremona, la Celebrazione delle Grandi Strutture Processionali a Spalla: La  Varia di Palmi ( Calabria), la Faradda di li Candareri ( Sardegna), la Festa dei Gigli ( Campania), la Macchina di Santa Rosa ( Lazio). E poi vi è l’ultima arrivata, in senso temporale (2014), che è la Pratica agricola tradizionale di coltivare la “Vite ad Alberello” propria della comunità pantesca dell’isola di Pantelleria. In un precedente articolo di alcuni anni fa a proposito della candidatura Pizza alla Napoletana scrissi fra l’altro: “… é indiscutibile che la Pizza alla Napoletana possa tranquillamente aspirare a concorrere per divenire un Patrimonio Mondiale dell’Umanità tutelato dall’UNESCO” aggiungendo inoltre : … chi scrive è dell’opinione che, forse, questa candidatura poteva essere ipotizzata ben prima in considerazione del fatto che la nostra Pizza alla Napoletana (per comodità si usa chiamarla Pizza Napoletana ma il suo nome esatto è Pizza alla Napoletana) è da vari decenni consumata (ed emulata) in tutto il mondo ed è già riconosciuta planetariamente come una straordinaria e completa eccellenza alimentare del made in Italy ”. Ciò per dire come, fra gli stretti “addetti ai lavori”, che seguono, da anni, le dinamiche dell’UNESCO e delle sue varie Liste, c’era già la certezza che se vi era una candidatura italiana per la Lista dei Patrimoni Immateriali che poteva avere, senza nessun problema, un consenso totale questa era quella della Pizza alla Napoletana; cosa questa che, nei tempi UNESCO, si è regolarmente verificato e, va sottolineato, con un consenso unanime che, in quella sede, non è cosa di tutti i giorni. Ricordiamo che l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura – UNESCO è l’acronimo di United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization ed è stata fondata dall’ONU il 16 novembre 1945 per incoraggiare la collaborazione tra le Nazioni nell’ambito dell’Educazione, della Scienza, della Cultura e della Comunicazione. L’UNESCO che ha il suo quartiere generale Parigi in un bel palazzo progettato anche dal famoso architetto italiano ing. Nervi. la Lista più nota e citata dell’UNESCO è la World Heritage List dove sono inseriti i Siti Patrimoni Mondiali dell’Umanità di natura culturale, naturale e misti (che posseggono entrambe le precedenti qualità) ove l’ Italia è prima al mondo con 53 Siti seguita dalla Cina con 52 . Poi vi è quella dei Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità che rappresentano antiche tradizioni che spesso non hanno una codificazione scritta ma sono tramandate oralmente nel corso delle generazioni, ed è in questa Lista, anche lei di grande importanza ed assoluta eccellenza mondiale, che viene inserita la Pizza alla Napoletana. Pure in questo caso L’UNESCO come sta facendo, ormai dagli anni ’70 del Novecento, con i Patrimoni Materiali inseriti nella WHL (come ad es. un ambiente naturale, una città o un complesso archeologico) si è posta il problema di salvaguardare questi altri veri e propri capolavori frutto dell’inventiva e della genialità dell’uomo per evitarne la scomparsa. Ed a proposito di Cultura mondiale in generale tutelata dall’ UNESCO varrebbe proprio la pena di parlare anche del programma (Memoria del Mondo) una meritevolissima iniziativa che fu creata nel 1992 (sempre dalla suddetta importante Agenzia dell’ONU) per preservare e diffondere il Patrimonio Documentario Mondiale custodito in biblioteche, archivi e musei. Un insieme di una splendida selezione di documenti provenienti da tutto il nostro pianeta, ed anche qui l’Italia è piuttosto ben messa avendo già riconosciuti nella “Memoria” la Biblioteca Malatestiana di Cesena, le Collezioni della Biblioteca Corviniana (in comune con Belgio, Germania, Francia, Austria e Ungheria), l’ Archivio storico diocesano di Lucca, l’ Archivio storico dell’Istituto Luce,l’importante Collezione degli almanacchi Barbanera 1762-1962, conservata presso la Fondazione Barbanera 1762 e poi il Codex Purpureus Rossanensis (interessantissimo) custodito a Rossano città detta anche Rossano la Bizantina e Rossano città del Codex in omaggio al Codice Purpureo, uno dei vangeli più antichi al Mondo che  ivi è conservato e l’opera di Frate Bernardino de Sahagún (in comune con Messico). Ma anche nel caso del “Memory of the World” ci sarebbe da scrivere un articolo, anzi più articoli a parte, in quanto si deve entrare nel cuore culturale di tutto il pianeta per farne almeno una trattazione forse un pochino dignitosa che magari, però, potrebbe annoiare qualcuno; chissà, vox populi recita che “il mondo è bello perché è vario”, ed è giusto ed è vero; comunque, a scanso di equivoci e dubbi vari, rimaniamo sulla Pizza alla Napoletana che, insieme a tutto il suo universo culinario – sociale, da un’isola della Corea del Sud (ove anche lì è amata e mangiata alla grande) è divenuta, con grande merito e per sempre, Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.


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Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco