Che fine farà il made in Italy?

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Il Parlamento di Strasburgo ha approvato il  trattato commerciale tra Unione Europea e Canada, aprendo le porte a prodotti non controllati, cibi trattati con pesticidi ed importazioni che spazzeranno via le aziende nostrane
di Felicia Caggianelli

Abbiamo perso ahimè una battaglia, ma non la guerra. Con 408 voti favorevoli, 254 contrari e 33 astenuti il Parlamento Europeo ha di fatto approvato la scorsa settimana  il CETA, ovvero Comprehensive Economic and Trade Agreement, un grosso accordo commerciale fra Unione Europea e Canada che vale diversi miliardi, contestato fino all’ultimo da Destra e Sinistra. Il CETA dovrà essere ratificato dal parlamento di ciascuno stato membro, ma nelle sue parti fondamentali entrerà in vigore già da aprile. Ancora una volta si è dato spazio da un trattato scomodo  che mette a rischio la democrazia, l’ambiente, la salute dei cittadini, la sopravvivenza delle piccole e medie imprese e persino i nostri risparmi. E, anche se  la stampa italiana sembra censurare tutte le notizie sul Ceta c’è chi invece  dice no e ci ha messo la faccia. Non a caso il voto è arrivato  all’insegna di numerose manifestazioni di protesta messe in atto davanti la sede dell’Eurocamera di Strasburgo; con  catene umane formate dagli attivisti di Greenpeace e dai vari contestatori scesi in campo per bloccare l’accesso al Parlamento delle auto e dei parlamentari e con pesanti minacce sul web nei confronti dei sostenitori del sì. È stata una sorta di battaglia a risiko dove si è alzato il polverone sul temuto trattato commerciale delle merci con gli Stati Uniti e mentre l’attenzione veniva calamitata  sul TTIP, colpito ed affondato negli ultimi tempi, c’è stato chi nell’ombra gettava le basi per quello che potremmo definire in fratello minore del TTIP ovvero il CETA e tesseva accordi improntati a dar via libera al nuovo simbolo del futuro delle politiche commerciali comunitarie. In pratica questo accordo toccherà tutti i settori del vivere sociale. In agricoltura si darà via libera all’importazione dei prodotti suini canadesi nel mercato europeo danneggiando le nostre eccellenze alimentari. Con il CETA il prezzo del grano canadese sarà più basso e quindi più competitivo di quello italiano. Via libera inoltre ai prodotti geneticamente modificati, alla carne suina trattata con ractopamina, uno steroide vietato già da tempo in oltre 160 paesi, e a carne bovina trattata con ormoni. In economia le grandi multinazionali canadesi faranno soccombere le piccole e medie aziende italiane ed europee. Si stima infatti che nel giro di pochi anni milioni di lavoratori rimarranno senza lavoro. Con il CETA  nasceranno le prime corti arbitrarie. Ovvero tribunali ai quali l’investitore potrà rivolgersi qualora ritenga di essere stato ingiustamente danneggiato. Da ciò ne deriva che i governi non saranno più in grado di tutelare i propri mercati ed i propri prodotti. Con il CETA, infatti le grandi multinazionali potranno citare in giudizio gli Stati che censureranno i loro prodotti tritenendoli nocivi. Inoltre si dirà addio ai ricorsi nei confronti delle imprese che violano le regole ambientali, le norme sul lavoro e sulla salute pubblica. Una delle parti più lunghe e dibattute della questione ha riguardato la tutela del marchio di alcuni prodotti agricoli e alimentari tipici, una clausola fortemente richiesta dagli agricoltori europei, anche se c’è da sottolineare che dei nostri 280 prodotti d’eccellenza ne sono stati confermati solo 140, ovvero la metà. Il CETA è provvisoriamente entrato in vigore ma nulla è ancora perduto visto che l’ultima parola spetterà ai singoli Parlamenti Nazionali dei 28 stati membri. Basterà infatti che uno di questi dia parere negativo per far decadere questo accordo commerciale in quanto ci sono dei capitoli di competenza nazionale che saranno attuati solo dopo l’approvazione dei Parlamenti nazionali e riguardano gli investimenti, comprese le misure degli investimenti diretti esteri; e i servizi finanziari, compresa la risoluzione delle controversie tra le multinazionali e gli Stati che prevede la nascita una corte arbitrale; mentre  i capitoli di competenza europea, entrati in vigore dopo l’approvazione del Parlamento europeo, hanno riguardato l’abbassamenti dei dazi tariffari, le misure che rischiano di far entrare OGM e carne agli ormoni, l’indebolimento delle indicazioni geografiche delle eccellenze del Made in Italy. Il CETA inoltre stabilisce che non possono essere diminuite le privatizzazioni e le liberalizzazioni fin qui compiute nel settore dei servizi pubblici. Se, per esempio, vengono affidati alla gestione dei privati servizi come quelli della raccolta dei rifiuti, gli enti locali europei non potranno  più istituire una “corsia preferenziale” per gli operatori locali. Tra i maggiori oppositori di questo trattato suicida troviamo il  Movimento 5 stelle che nonostante sia pronto a dare battaglia è altresì convinto che tutti i cittadini devono prendere consapevolezza di quanto sta accadendo intorno a loro per poter fare fronte comune e per difendere l’ambiente, la salute, e le piccole e medie imprese dalla concorrenza spietata delle multinazionali. E se da una parte si lotta e si fa informazione, dall’altra si incrociano le dita affinché sia proprio lo Stato italiano ad usare il buonsenso e a far saltare il banco per proteggere il Made in Italy che rischia di essere compromesso per sempre. Torneremo nuovamente sull’argomento ascoltando pareri di esponenti politici di livello europeo.