Dermobiotica

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Di pelle e di pancia
A cura del Dottor Marco Pignatti

Molte malattie dermatologiche sono croniche e senza una cura definitiva. Per alcune la causa non è del tutto nota e ciò rende i trattamenti difficili e affidati a farmaci antibiotici o immunosoppressori associati ad importanti effetti collaterali.

Molte di queste patologie (ad es. psoriasi, eczemi, dermatiti da contatto, orticarie e allergie alimentari, acne, rosacea e dermatite seborroica) sembrano avere legami con l’alimentazione ed in particolare la psoriasi è fortemente associata ad una serie di altre patologie (che comprendono malattie infiammatorie croniche intestinali come il Morbo di Chron, iperglicemia, insulino-resistenza e diabete, iperuricemia, ipercolesterolemia, aumento di peso e della massa corporea, obesità, sindrome metabolica, steatosi epatica non alcolica e celiachia) che evidentemente riguardano l’intestino e l’alimentazione.

Gli stessi pazienti percepiscono e riferiscono un legame tra la dieta e la loro patologia ma spesso le loro osservazioni e richieste non vengono prese in considerazione dai dermatologi. Molte di queste patologie sono le stesse per cui si è evidenziata una forte componente psicosomatica ovvero un forte legame tra stress psichici e l’esordio, le recidive o le esacerbazioni della sintomatologia cutanea. Anche questo aspetto è altrettanto riferito dai pazienti ed altrettanto trascurato dai dermatologi nel momento della scelta terapeutica.

I recenti studi sul Microbiota intestinale hanno evidenziato da un lato forti legami tra l’infiammazione intestinale, la disbiosi (alterata composizione qualitativa e/o quantitativa dei batteri intestinali) e il benessere neuro-psichico e dall’altro tra la disbiosi e le malattie della pelle riscontrando sia nei pazienti neurologici che dermatologici alterazioni del microbiota intestinale caratterizzate da scarsa diversità microbica del tutto simili a quelle dei pazienti affetti da malattia infiammatoria intestinale.

In molti casi il trattamento dell’infiammazione intestinale, la dieta e la somministrazione di alcuni ceppi di probiotici hanno portato alla riduzione dell’infiammazione sistemica e, successivamente, al miglioramento della sintomatologia sia neurologica che cutanea.

Alla luce di queste osservazioni occorre rivalutare gli studi di psicosomatica e di psiconeuroendocrinologia inserendo l’intestino all’interno del network PNEI e dell’asse cervello-pelle.

Ora che abbiamo imparato a conoscere la stretta comunicazione bidirezionale tra cervello e intestino, che sappiamo che l’intestino è l’organo più ricco di neuroni e che produce la maggior parte della serotonina che circola nel nostro organismo, ora probabilmente siamo pronti a e rileggere una teoria elaborata più di 80 anni fa (e poi abbandonata) dai dermatologi John H. Stokes e Donald M. Pillsbury che per primi ipotizzarono che il collegamento tra psiche, cervello, stress e pelle passasse attraverso l’intestino: la teoria unificante cervello-intestino-pelle.

Stokes e Pillsbury in un lavoro del 1930 ipotizzarono che gli stati emozionali potessero alterare la normale microflora (allora il microbiota si chiamava così) intestinale, alterare la permeabilità intestinale e contribuire all’infiammazione sistemica e tra i possibili rimedi proposti dai due dermatologi c’erano colture di Lactobacillus acidophilus!