Consegnato il documento dei sindaci che dicono No a Cupinoro

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I sindaci e i comitati che si oppongono alla riapertura di Cupinoro hanno consegnato all’Assessore Regionale ai Rifiuti, Mauro Buschini, il documento approvato dall’assemblea che si è svolta lo scorso 17 ottobre nel Comune di Bracciano, presenziata dai comitati e da 6 sindaci del territorio.

Nel documento si chiedeva la revoca immediata dell’Autorizzazione Integrata Ambientale ( AIA) per la costruzione dei due impianti previsti e messi all’asta dal curatore fallimentare della società Bracciano Ambiente.

Sindaci e comitati hanno esposto la pesante situazione in cui versa il sito e manifestato seria preoccupazione sulla possibile costruzione dell’impiantistica, esponendo le diverse problematiche relative alle autorizzazioni scadute, ai vincoli (usi Civici) sui terreni di proprietà dell’Ente Università Agraria e alla necessaria messa in sicurezza e bonifica dell’intera area. Riguardo quest’ultimo aspetto va sottolineato che a tutt’oggi messa in sicurezza e bonifica non solo non risultano essere state pianificate, ma nonostante il pagamento da parte dei fruitori del sito di Cupinoro (Comuni e privati) delle relative quote per il loro finanziamento, le risorse economiche necessarie alla loro messa in opera si sono volatilizzate, lasciando un fardello da 12 milioni di euro sulle spalle, probabilmente, delle comunità locali. Se è vero che tali fondi sono stati spesi per la gestione di quanto sversato a Cupoinoro prima della gestione della Bracciano Ambiente, versione che una recente sentenza di archiviazione fa propria, rimane la drammatica realtà di una Regione che ieri non ha saputo vigilare sulla gestione di rifiuti e fondi post mortem, e che oggi non sa porre rimedio a questo enorme danno e non intende farsene carico.

Il Dr. Fortini, consulente dell’Assessore, ha illustrato la posizione della Regione Lazio in merito alla principale richiesta esposta nel documento, la revoca delle autorizzazioni, dichiarando che, seppure sia un’opzione ipotizzabile, non è tuttavia praticabile perche rappresenterebbe una sorta di turbativa riguardo alla decisione del curatore fallimentare di proporre un’asta per ridurre il debito della società in fallimento. La nostra richiesta, quindi, non è stata accolta. Un ulteriore passo indietro della Regione, che pilatescamente ammette di arrivare troppo tardi rispetto al correre degli eventi. Cose che capitano, ma se l’asta del 21 Novembre non dovesse andare a buon fine ci aspettiamo che la situazione possa ritenersi sbloccata, portando quindi alla revoca delle autorizzazioni che insistono sul terreno di Cupinoro relative ai due ecomostri in questione.

Lo stesso Dr. Fortini, confortato dall’Assessore, ha inoltre dichiarato che sarebbe in via di approvazione il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti che prevedrebbe la riconversione di tutti gli impianti TMB attualmente attivi in nuovi impianti che non producano CDR (combustibile da rifiuto) e scarti da abbancare in discarica.

L‘imprenditore che si aggiudicasse l’asta, quindi, dovrebbe modificare il progetto dell’impianto TMB e richiedere il rinnovo della Valutazione di Impatto Ambientale attualmente scaduta e per il quale occorrerebbero circa 24 mesi. L’AIA – in scadenza a Maggio 2018 – si rinnoverebbe automaticamente per altri 5 anni.

Nel Paese in cui l’emergenza diventa quasi sempre ordinarietà, l’eccezione la regola e soprattutto il provvisorio diventa definitivo, sapere che saranno autorizzati degli impianti obsoleti e sovradimensionati e che solo successivamente i relativi progetti approvati potranno subire delle modifiche di ammodernamento (intervento che in ogni caso non potrà avere del miracoloso: da due ecomostri non usciranno fuori campi di margherite), non deve farci stare affatto tranquilli. Questo modus operandi lascia aperte delle crepe enormi nelle quali, come dimostrano ormai gli innumerevoli eventi recenti, gli interessi ed i diritti fondamentali delle comunità sprofondano per lasciare intatti e indisturbati gli interessi di pochi privati.

E infatti riguardo alle centrali a biogas, tra cui l’impianto previsto a Cupinoro, la Regione ritiene di orientarsi su impianti di grandi dimensioni, sicuramente più vantaggiosi per gli imprenditori ma naturalmente invisi ai cittadini a causa del loro bilancio economico negativo tenuto a galla solo grazie agli incentivi pubblici, del pesante impatto sull’ambiente, sulla salute e sul territorio.

Ci chiediamo inoltre quale sia la strategia della Regione Lazio per la gestione del rifiuto indifferenziato e di tutti i materiali il cui riciclo è difficile o economicamente svantaggioso.

Nel nuovo Piano Rifiuti, che l’Ass.re auspica definito nell’attuale legislatura (per l’ultimazione mancano ancora le indicazioni sulle localizzazioni di competenza della Città Metropolitana, vedi Zona Bianca di Cerveteri e Fiumicino), vedremo i reali indirizzi della Regione, dalla quale esigiamo una seria programmazione della bonifica e messa in sicurezza dell’intera area di Cupinoro.

Intanto continueremo a chiedere chiarezza e trasparenza a tutti i protagonisti di questa vicenda, a partire dall’Università Agraria di Bracciano dalla quale esigiamo un atto pubblico e ufficiale nel quale si evinca la loro posizione in merito ai terreni sui quali dovrebbero sorgere i nuovi impianti, prima dello svolgimento dell’asta. Atto che al momento, nonostante le dichiarazioni ufficiose, continua a mancare all’appello.

Fermiamo Cupinoro

Mo basta Pizzo del Prete