Boom di presenze per “Caravaggio, l’anima e il sangue”. Ma Ladispoli contesta la ricostruzione dei fatti

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Convince il nuovo film prodotto da Sky sulla vita del grande pittore del ‘600 ma

gli esperti d’arte sottolineano inesattezze e imprecisionidi Felicia Caggianelli

Caravaggio, l’anima e il sangue, il nuovo film diretto da Jesus Garces Lambert e distribuito da Nexo Digital non delude. Proiettato nelle sale cinematografiche italiane nelle giornate del 19, 20 e 21 febbraio si aggiudica il placet del pubblico. Solo nella prima serata, ovvero quella del 19 febbraio, con le circa 30 mila presenze in sala è boom d’incassi  con ben  280mila euro al suo attivo. Più che di un film si è trattato di un docu-film che ha snocciolato i punti salienti della tormentata vita di uno degli artisti più geniali quanto irrequieto dell’arte del 1500 attraverso le opere più significative ed evocative che ne hanno visto crescere e mutare di volta in volta l’estro e le pennellate, tratti salienti della pittura caravaggesca. Sul grande schermo è andato in onda un accattivante andirivieni di  contemporaneità e storia passata. Quasi fossero due  facce della stessa moneta che si rincorrono e si allontanano intervallate da salde ancore che dettano i capi saldi della vita di Michelangelo Merisi; anche se con qualche inesattezza non da poco circa il suo ultimo approdo e la morte, quest’ultima ancora oggi avvolta dal mistero visto che non tutti i luminari d’arte, come il professor Vincenzo Pacelli  venuto a mancare qualche anno fa,  sono convinti che il pittore sia effettivamente morto in Toscana. Un film che a primo impatto, riesce ad ammaliare lo sguardo con immagini, suoni e scene in alcuni casi forti, esasperate, estreme che si rincorrono su di un pentagramma che sforna ritmi all’insegna di una intima inquietudine dell’anima.  Un’anima intrappolata tra un’indole irriverente esuberante e in alcuni casi anche violenta che ne ha segnato l’esistenza costringendolo ad una vita che, come una sorta di elettrocardiogramma, lo ha visto patire la fame da ragazzetto di bottega ed ergersi a paladino e gran maestro d’arti, così come   frequentatore di taverne, di prostitute, amate del gioco della palla corda che lo porta a sporcarsi le mani di sangue a causa di una  disputa dovuta proprio a quel gioco. Una quotidianità vissuta, dura e a volte ostile. Arrestato e addirittura costretto a scappare per evitare la pena capitale. Una vita tra alti e bassi che lo vede viaggiatore errante alla ricerca della libertà non solo fisica quanto mentale. Una libertà che riesce a trovare nella sua pittura e nelle sue opere alcune delle quali sono dei veri e propri sottili  atti d’accusa nei confronti  degli uomini del tempo che detenevano il potere vero.  A farla da padrone le opere, ben quaranta, un ambiente essenziale, protagonisti presi dalla gente comune con un proprio vissuto alle spalle per far rivivere emozioni e stati d’animo vere ed autentiche così come sono le opere del grande Merisi. Altra interessante caratteristica del film è stata la collaborazione di Manuel Agnelli che ha dato voce all’Io narrante ed è riuscito a cogliere le sfaccettature delle emozioni degli stati d’animo snocciolati con un timbro vocale duttile e realistico. Tuttavia, se per il pubblico accorso in sala “ l’esperimento” del nuovo film di Sky, realizzato dalla divisione Cinema d’Arte, la collaborazione con la Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede se da un lato convince per linguaggio narrativo, visivo e tecnologico, dall’altro lascia di stucco una buona parte di esperti e maestri d’arte. Sono loro, infatti a sottolineare che le imprecisioni e la superficialità con le quali è stata trattata la storia in sé della vita di uno degli artisti più grandi del ‘600 meritava un occhio di riguardo e di precisione in più nei confronti di particolari salienti che ne hanno caratterizzato l’esistenza, il tanto decantato 8k non ha reso giustizia ai capolavori indiscussi del Merisi così come l’aver dichiarato che Caravaggio è approdato con la feluca a Porto Ercole, dove a pochi giorni di distanza è morto, lascia basiti visto che l’ultimo approdo del Caravaggio storicamente documentato è stato Palo. A tal proposito per delle precisazioni e chiarimenti abbiamo intervistato la dottoressa Annalisa Burattini, laureata in archeologia, nonché delegata al patrimonio archeologico del Comune di Ladispoli.

Dottoressa,  cosa pensa della rappresentazione della vita di Caravaggio?

“Sinceramente sono rimasta un po’ delusa dal docu-film che gli ė stato dedicato. Caravaggio è un artista che ha avuto una vita molto intensa e la sua produzione artistica ne è la risultante. L’arte del Caravaggio non è semplicemente realismo: nei suoi quadri c’è la realtà, quella che lo circondava e quella che viveva, e la sua abilità è stata proprio la capacità di eliminare qualsiasi barriera tra il quadro e l’osservatore. Questa sua peculiarità, in controtendenza rispetto ai suoi contemporanei che si limitavano nella maggior parte dei casi a dare una raffigurazione edulcorata della realtà, è semplicemente il suo modo di intendere la vita”.

Secondo lei è un racconto fantasioso o ci sono elementi storici fondati?

“Secondo me ci sono molti avvenimenti che hanno profondamente inciso nella vita del Caravaggio che dovevano essere maggiormente approfonditi perché avrebbero facilitato la comprensione delle scelte fatte nella realizzazione dei suoi quadri. Sono rimasta, inoltre, molto delusa dalla parte finale del documento-film in cui si parla degli ultimi giorni di vita dell’artista: non sono stati presi in considerazione i fatti che seguono la partenza repentina da Napoli, ma il regista ha scelto solo di dire che il Caravaggio sarebbe morto a Porto Ercole”.

Come agirà il comune di Ladispoli per rivendicare la paternità sia dell’arresto che della probabile morte di Caravaggio a Palo?

“Qualche hanno fa il professor Vincenzo Pacelli dell’Università Federico II di Napoli, che ha dedicato a Caravaggio gran parte della sua ricerca, pubblicò uno studio in cui affermava con esaurienti motivazioni, e supportato da documenti dell’archivio di Stato e dell’Archivio Vaticano, che l’ultimo “approdo” certo di Caravaggio è stato a Palo Laziale, nei pressi del Castello Odescalchi, dove venne costretto a scendere dalla nave che da Napoli l’avrebbe dovuto portare fino a Civitavecchia, che allora era il porto di Roma. Il Professor Pacelli sosteneva che si trattava di un vero e proprio caso di “omicidio di stato“ organizzato dai Cavalieri dell’Ordine di Malta, e tacitamente avallato anche dal Papa, e sottolineava come poco credibile la notizia, fino a quel momento ritenuta certa, che la sua morte fosse avvenuta nella località toscana di Porto Ercole. Inoltre, analizzando obiettivamente i fatti, come si può credere che Caravaggio sia riuscito a percorrere la distanza tra Palo Laziale e Porto Ercole in tre giorni e, soprattutto, malato di malaria?

Quali sono, inoltre, le prove concrete della presenza del Caravaggio a Porto Ercole? Nessuna, e la scienza smentisce anche che le ossa rinvenute nella città toscana possano essere attribuite a Caravaggio.

Credo che sia importante far conoscere i fatti, quelli veri suffragati da prove, e in questo il lavoro del compianto Professor Pacelli è un valido supporto. La nostra intenzione è di fare proprio questo: Palo Laziale, e quindi Ladispoli, ė l’ultimo approdo e con molta probabilità il luogo di morte di Michelangelo Merisi detto Caravaggio e faremo tutto il possibile per rivendicarne la paternità”.